LA CUCINA ITALIANA 1934

14 LA CUCINA ITALIANA 1. Settembre 1934-XII DI flf RAG. G. O. (Trento) — Avete ben verificato il recipiente, nel quale fu cot- ta quella tal marmellata di fragole, «che lascia al palato un amaro cosi forte, da non poterla assolutamente mangiare » ? A buon conto io non mi sento d'inter- pretare a distanza perchè una marmel- lata fatta con tutte le dovute regole, co- me ella afferma, abbia poi un cosi gra- ve inconveniente. Credo più semplice il chiedere se la marmellata in discorso fu preparata su ricetta del nostro giornale o su altra. Grazie della fiducia. Ricambio gli osse- qui a lei e alla gentile sua signora. N. F. (Verona) — Ecco una ricet- ta per la «Macedonia di Frutta«: Ingredienti; mele dure, aranci, fragole, banane, zucchero. Dosi per tr e persone; una mela taglia- ta a fette, tre aranci pure a fette, tre etti di fragole, due banane e mezzo, no- ve cucchiaini di zucchero. Mettere jn fusione in ghiacciaia per qualche ora. Al momento di servire, unire un bicchierino di vino vecchio dol- ce (Passito), diluito jn quattro bicchieri- ni e mezzo d'acqua. Questa ricetta mi fu favorita dal mio medico, che è anche un raffinato buon- gustaio". Oltre ad essere buona è sana, rappresenta un ottimo ricostituente in casi di convalescenza. Sui libri di cucina e nej ricettari di dolci molte altre analoghe ne potresti trovare. Ma ti consiglio intanto, questa. Se non ti piacerà, dimmelo liberamente che non me ne avrò a male, e te ne fornirò delle altre. L. C. P. (Genova) — Ti farà piacere che io riproduca integrale la risposta a te dedicata dal cav. uff. Amedeo Fettinj sul rum e sul liquore di banane: Gentilissima signora Delia Notari, Vil- Jasanta- La signora Luigia Castagnasso Podestà di Genova, sj tiene, come molte signo. re, poco al corrente di quanto si fa in torno a loro. Vi sono ditte in tutte le città d'Ialia che offrono preparati sinte- tici per Ja preparazione d'ogni sorta di liquori, naturalmente con l'appendice d; un breve § sufficiente ricettario per il completamento dei liquori in questione. Sono dei piccoli bocoettini o ifiaconsi che, integrati con un dato quantitativo di scirqppo « di spirito, permettono di fare, con un minimo di disturbo e di spesa, quanto occorre pei avere ogni sorta di liquore casalingo. Certamente il risultato è sempre superiore a quello che una buona massaia può ottenere se. guendo delle indicazioni antiquate - di- speciosissime. Questo sia detto per il buon rum naturalmente artificiale come lo definisce la signora Castagnasso, co- me per il liqore di banana. In quanto allo sciroppo non vi è che da ridurre in fettine sottilissime le ba- nane (procurarsi dj quelle di ottima qualità, perchè non danno tutte il me desimo risultato), metterle in catinella con una buccia di limone e d'arancia nonché stecca di vaniglia. Versarci sonra uno sciroppo denso e coprire con carti oleata, tenere in luogo fresco ed il gior- no dopo passarlo al colino. Proporzioni: Quattro banane a giusta maturazione; quarto di scorza sottilissi- ma (epidermide) di limone e d'arancia freschissima; 400 grammi di zucchero sciolto a freddo in mezzo litro d'acqui. Col ricavato polposo delle banane ed un pezzettino di burro fresco si può ot- tenere una poltiglia, che addensata sul fuoco, costitisce un eccellente composto da stendersi sul pane per bambini. Ha effetti lievemente purgativi. Tanto lo sciroppo quanto la composta si conservino jn luogo fresco'. Lo sci roppo all'atto della consumazione si al- lunga a piacere con acqua fresca e pez- zetti di ghiaccio». E. Z. (Capri) — Non mi pervenne mai, prima della tua del 6 agosto, la richiesta della ricetta desiderata, ma anche se fosse pervenuta, avrei ri- sposto come oggi: che noi non possiamo dare ricette di quanto forma specialità di alcune ditte. Analogamente ho dovu- to già rispondere ad abbonate, che ri- chiedevano ricette di liquori fabbricati da ditte specializzate. Domanda il suo parere al riguardo a qualche uomo tuo parente od amico, e vedrai che, se a te donna è permesso ignorar« certe regole commerciali, ver- rà trovata giusta la mia risposti eh*, spero, non ti abbia a dispiacere. Mi auguro esserti utile in altra occa- sione. CAV. G. L. (Oupramarittima — La bi- bita di more? Ecco subito: per un chilo di more si prende un chilo di zucchero. Le more devono essere molto mature e ben pu- lite. Sj cuoce dapprima lo zucchero in po- ca acqua al primo grado, c si versa poi sulle more contenute in un vaso di ter- racotta o porcellana. Si mescola un po' e si scuote qual- che volta, lasciandolo fino al giorno se- guente. Dopo s; fa passare su setaccio; il succo si rimette al fuoco e si aggiun- ge ancora mezzo chilo dj zucchero per ogni chilo dj more; sempre mescolando si lascia cuocere, si schiuma e finalmen- te si mette in bottiglie. V. P. (Parenzo d'Istria) — XJ miglior modo per dimostrar simpatia al giorna- le e a me, è quello da te seguito: pro- curare abbonamenti. Ho trasmesso subito a Roma , nuovi tre indirizzi delle abbonate, dovute in Trieste alla tua simpatica propaganda. A. M. (Acquafredda dj Lucania) — Per Ja tua domanda relativa all'annun- zio del r. agosto: «Signorine desiderose guadagnare ecc.», non essendo cosa ch e riguarda me, ma l'Amministrazione del « Giornale d'Italia», da questa riceverai diretto riscontro. VIOLETT (Savelli di Catanzaro) — Il tuo reclamo si è incrociato con la no- stra risposta. Del resto in molti numeri il nostro giornale sj è già occupato del Fior di latte e d e l l a Panna montata,. e non possiamo, per gli glj abbonati ciei- l'ultima ora o per i distratti, annoiale i vecchi, ripetendo sempre le stesse co,se. Quanto all'altra tua domanda: «I.ista di un pranzo in occasione delle noz,ze di una distinta signorina», sarò zuccona, ma non capisco bene se è il pranzo di nozze ch e deve offrire la famiglia del- la sposa o un pranzo che tu, amica del- la signorina, vuoi offrirle. Nella secon- da jpotesi, qualunque pranzo, diremo cosi, di cerimonia, va bene. Nel primo caso, tutto è relativo, a se- conda della condizione sociale dej mez- zi finanziari... in lingua povera dei quattrini che si vogliono o si possono spendere. Adesso S; semplifica molto con l'uso di convitare in qualche grande albergo. Cosi viene risolto pure il problema de- gli ambienti, de; servizi, del personale e, sopratutto non si toglie tempo per le cure del pranzo di nozze e tutte le altre che il «fausto evento» richiede, impone; dalla antipatica usanza della esposizione del corredo e dei doni, a quella delle bomboniere, ecc. ecc. C. M. S. (Sabioneta) Non devi scusarti di trattarmi con tutta confid-ru za. La stima e l'affetto, di cui mi ono- rano le mi e * intime amiche sconosciu- te» mi danno tanta soddisfazione, e mi fanno trovare poetico l'occuparmi, an- ziché di filosofia o letteratura, di tor- nelli e di economia domestica. Con sentimento d'amica ci l'orgo, dunque, le mie più sentite conlogiianze E rimandiamo il discorso dei pomido- ro al prossimo numero. Parlarne adesso, sarebbe una stonatura, quasi UD0 profa- nazione. R. P. (Milano) — Questo giornale usci nel 1929, ma in formato di grande quoti- diano politico. La trasformazione in Si- vista, data soltanto dal r. gennaio di quest'anno. GIGLIO (Messina) — Mentre ti con- fermo il mio indirizzo personale (che va bene anche quando mi trovo a Milano: Villasanta di Monza) e mentre ti ringra- zio della simpatia che mi dimostri, e della promessa che « mai non smetterai l'abbonamento », rispondo alla tua pro- posta : « offrire nel giornale alcun e liste di pranzetti familiari di mezza gala, nei quali si possa far figura, anche senza essere esperta cuoca, quale qualche ono- mastico, una sposina a cui far festa, ecc.». Volli apposta che il giornale avesse le sue rubriche ben divise: minestre, carni, verdure ecc., affinchè più facile fosse lo stralcio da ognuna di esse dei relativi piatti, con i quali formare una lista. Ora, quando si sappia che un buon pranzetto é sempre costituito da una minestra, u na prima portata ( p r e f e r i b i l- mente di pesce — e qui, secondo l'e- sperienza personale, si va da un pesce lesso a una aragosta), da un piatto di mezzo (prefeiibilmente un passato di ver- dure o un soffiato di formaggio, ovvero, secondo la stagione: funghi, pomidoro ripieni, zucchine imbottite), e da un arrosto finale ( che v a d a l c a s a l i n go po l - lo, al fagiano farcito di tartufi), il pran- zetto di mezza gala è subito allestito. Le insalatine verdi non guastano,, e qualche patatina al forno, per contor- no all'arrosto. Aggiungere una norma che non a tutti 6 nota: Per i pranzi non si diano anti- pasti, che sono permessi, consigliati

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