LA CUCINA ITALIANA 1934
14 LA CUC INA I TAL I ANA 1. Settembre 1934-XII La leggenda delle frittelle Raccontava la mia balia, cosi: C'erano una volta una mamma severa e una figliuola bellissima, la quale à"vevS certe mani che avrebbero incantato un re: bianche, sottili, morbide che pareva- no di seta e di giglio, di carne e di alaba- stro, di piume e di luna. E puoi credere s'ella ci tenesse a conservarle cosi per lo sposò, che prima o poi deve pur venire. Ma la madre la pensava diversamente. — Siamo povere — diceva — lo Sposo non sarà il figlio del re! Bisogna che tu impari a far la massaia. Ma come rovinano certi lavor i! Spe- cialmente la pasta, che la mamma preten- deva dura e ben pramòlata prima di' ri- durla in pane o in maccheroni. E le mani div«®*ano rosse, fanno le bol l eran- no persa«) i calli — Ohi, ohi, mamma senza cuore, fam- mi fare qualunque lavoro, ma risparmia- mi le mani — piagnucolava la fanciulla. — Tutti i lavori si fanno con l e mani. — Farò la ricamatrice... guadagnerò tanto. — Il ricamare indebolisce gli occhi. — Ci Vedo tanto bene! — Una donna che non sa fare il pane difficilmente trova marito. — Sono cosi bella, che... credi, mamma, marito ne troverò. — Credi, figlia, mia, f marito -*>n ba- sta trovarlo; bisogna , .»e trat- tar bene. Era inutile : quella mamma aveva il cuor di macigno. Un giorno dovette assentarsi da casa. — Tieni — disse alla figliuola — pre- para là.pasta. Domani è domenica di car- nevale ;. tornerà . tuo : padre di campagna, e occorre del buon pane fresco. E poi... condurrà un ospite. Là ragazza rimase sola, col mucchio di farina sulla madia, e le mani che non 6i sapevan decidere ad imbrattarsi di lie- vito. D'un tratto si mise a ridere: — Aspet- ta, mamma girellarla, che te la faccio iol — E intrise la farina con acqua tiepida, vi aggiunse il lieyito, e via, innanzi e in- dietro, gramolando senza fatica, ridendo e cantando. — Al babbo piacciono i « moddizzolos » (r) ~ disse tra sè; e aggiunse acqua al- la pasta già molle. — Chissà, all'ospite ? Ma poi, aggiungi e aggiungi, la pasta divenne collosa, appiccicava alla madia ch'era una disperazione. — Le uova rendono la pasta elastica — mormorò; e giù parecchie uova; ma se la pasta diventava elastica, rimaneva e- gualmehte piccicosa; non c'era altro ri- medio, che metterla dentro un recipiente, e dire alla mamma ch'era pronta per i i -moddizolos ». ...Macché... Non distaccava!... E allora? — Il latte impedisce di attaccare. Biso- gna che ne unga la conca. — E preso un bricco di latte, ne versò un pocò dentro la conca, vi si risciacquò le mani, e pro- vò à raccogliervi dentro la pasta. Qliant'efa molle! Ma raccògli e racco- gli, la madia rimase sgombra; soltanto bisognava àncora livellare il mucchio in- furine, dentro la conca che pareva la canzonasse, ridendo dai labbri grossi, co- llie una cristiana. Finalmente vi riuscì; tracciò col taglio dèlia mano una gr;a.n croce t.ulla pasta, vi sparse su uria manata di farina, • poi co- perse tutto perchè lievitasse, e... rasso- — E pronta la pasta? — domandò la madre. La fanciulla arrossi, e rispose che l'a- veva approntata per i « moddizolos ». Ma quando la mapma scoperse la conca!.„* " "./ ' " ,".,. :. ' ' , *.; — Ragazza senza cervello ! — .fu il me- no che la poveretta ebbe a sentire. — Mamma senza; cuore ! — ebbe appe- na la forza di mormorare la fanciulla; e giù lacrime, lacrime, lacrime, còme tante non ne aveva mài' piante in vita sua. — Finirò col morire — singhiozzava — di dolore, di disperazione, s}:.. 1 perchè io non sono nata per i lavori di fatica... e quando non posso non posso, ecco. « liceo ». Parve il pùnto fermò ad ogni obbiezione. Se non che... Se non che arrivò il babbo con l'ospite. E l'ospite era giovine e bello e vestiva come un « ìjrincipale » («). Chissà?... Ma che vergogna noù esserci pane in casa! Allora s'asciugò le lacrime," e pensò che i ra meglio provare. Ma ayeva una bella voglia d'avvoltolarla nella farina asciut- ta, quella pasta non prendeva forma ; scolava tra le dita, e quando* dopo tanto penare, riuscì a metterne una manata nel forno, s'appiatti e vi rimase attaccata, pie tosamete. — Ma pure è un peccato perdere tanta grazia, di Dio — mormorò. — Se provassi a friggerla?. .. Mise sulla fiamma una padella con un bel pezzo di Strutto fresco, e quando lo sfratto liquefatto incominciò a fumare, vi gettò dentro 'una ' cucchiaiata ' d} quella... disperazione. . . .Ah meraviglia! La pastetta rimase unita e gonfiò, e s'indorò come un'aran- cia: e aveva un profumo strano, invi- tante. — Mamma, mamma, guarda se hai mai visto un pane più bello! La mamma accorse... accorsero tutti ad ammirar quell'incanto. — Adesso bisogna gustarlo — disse ga- iamente la ragazza; e lo porse alla mam- ma perchè lo tagliasse. — Adirne! Nella pasta troppo soffice i l coltello non taglia netto ; non cadono come dal pape, le belle briciole dqrat^... non è pane, insomma. Non fa nulla. Sì assaggia. Un boccone per ciascuno, e ben- ché no$ sia pane, il nuovo cibo è deli- zióso. — Ci vorrebbe un po' di companatico) — disse i l babbo. E proyò jl formaggio, provò le salsic- ce, ma non combinavano. Allora pb.be un lampo di genio: trasse da una giara una cucchiaiata di niiele, ne spalmò il pane, e lo fece assaggiare agli altri. • Indovinate ! Quella, brontolona della mamnia lo trovò li dolca più squisito del mondo. — Verissima, se non ci fosse troppa mollica — scalpò detto all'ospite, ch'era uòmo di scarsi complimenti. — Se pro- vassimo una piccola ' correzione ? — Subito — rispose premurosa la fan- ciulla — getto a cucchiaini, cosi vengon piccine e con poca mollica. Ma l'ospite aveva esplorato la cucina: — Ho trovato dj meglio — disse; e pre- se un imbuto cl»e riempi di pasta, e uno spiedo. E dal foro dell'imbuto, il filo di pasta scolando entro lo strutto bol- lente con uno sfrigolio allegro, gonfiava e s'indorava, magnifico. L'uomo lo ri- girava con lo spiedo, poi la trasse su, che parve una spirale d'oro — Assag- giate —. disse, alzandola trionfalmente. La fanciulla fu la prima a staccarne un pezzetto, con quelle sue mani che accanto a l la frittella parevano ancora più bianche; e l'ospite soltanto allora s'av- vide di quella meraviglia viva. — 1 Che mani da regina! — esclamò. Ci ARANCIAT BEL 900 nmzm^jrmoBimBmamam 99 Fuori stagione avrete aranc ie f resche usando 1' ARANCIATA D E L 9 0 0 - Due cucchiaini sciolti in un bicchiere d' acqua danno unà spremuta d' aranc ie zuccherata. Ut i l i ss ima in ogni luogo, specie al le Signore per of f r i re ai loro ami ci e ami che un' ot t ima bibi ta dissetante. SEI L A T T I NE L. 9 .— ( anche in f rancobol l i ). S f usa : pacco da grammi 800 net te L. 3 0 - — (Sconti ai propr ietari bar:; per quant i tat ivi) Dott. LUCIANO DE FRANCO - CATANIA (124) SI PREGA MENZIONARE IL PRESENTE GIORNALE
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