LA CUCINA ITALIANA 1934

IS LA CUCINA ITALIANA i Ottobre 1934-XII vocato e magistrato, che da solo ini- ziava la strage. Sal iva e scendeva dal- l 'albero facendo così una ginnastica molto più ef f icace di quella moderna da camera ed ai lche di quella svedese Il sole si era da poco levato all'o- rizzonte quando la figliuola del ma- gistrato cacciatore, lisciva di eaaa per recare al bal lo la colaizone. Era una giovinetta e vestiva di cotonina come una contadinel la. Portava, inf i lato al braccio, un cestino e svelta e leggera s! inerpicava sul colle. Non era lunga !a salita, ma sovente si f ermava la fanciul la per contemplare H paesaggio, paesaggio incantevole di monti e di mare, e per respirare a pieni polmo- ni la fresca brezza mat tut ina impre- gnata dj aromi silvestri; resina, timo, rosmarino, origano, e menta selvatica. Ent rava nel la capanna e con il paoà divideva il contenuto del cestino che consumavano al legramente. Erano lar- ghe fet te di pane casal ingo con so- pra olio, sale e pomidori aperti e privati dei semi Una sorgente di pura acqua montanina li dissetava. E quan- do la giovinetta sè ne tornava a casa con un cestino colmo di uccellini ancora tiepidi, 11 papa diceva: «Mi raccomando, quando torna la Menica, portami subito la -posta ed i giornali ». La Menica, loro contadina, ogni mat- tina scendeva al paese per vendere li latte e ri tornava con le provviste per 1 padroni e per la sua famigl ia. Lassù, su quel monte beato nor» vi erano e non vi sono ancora negozi! e nemme- no strade e vivendo in perfet ta soli- tudine, lontani dal mondo, si poteva dire con il Carducc i: Desiata, verde solitudine Lungi al rumor de gli uomini! Veramente la Monica non apprezza- va troppo questa beatitudine, avrebbe preferito che una. stradina le permet- tesse di andare al paese e r i lare poi Sopra un monte, in un bosco di pi- ni, c'era una volta, e di certo c'è an- cora, un albero di ul ivo; albero bello e rigoglioso che nell 'ottobre era tut to cinguett ìi e gorgheggi. Le gabbie che contenevano, imprigionati, i piccoli ar- tisti piumati orano nascoste t ra i ra- mi e bastoncini coperti di vischio mes- si invece bene in vista: queste erano le trappole. Vicino al l 'albero una ca- panna dove i cacciatori at tendevano, nascosti, le loro vittime- Pr ima del- l 'alba due contadini preparavano lo insidie, poi giungeva il padrone, av- la sal ita fat icosa su di un barroccino e poi-tare cosi più faci lmente 1 pro- dotti della terra invece di doverli ca- ricare su di un muletto od asinelio, e Lei, come gli altri contadini, andare a piedi, con perdi ta di tempo e con- sumo di energie sottratte ai lavoro- Non sapeva leggere nè scrivere, ma aveva buona memoria ed una discreta intel l igenza e perciò teneva in gran conto la posta del padroni meravi- gliandosi delle lettere che ogni giorno doveva impostare e che essi riceveva- no Lei, la Menica, nel la sua vi ta di oltre quaranta anni, una sola lettera aveva ricevuta dal marito, r ichiamato sotto le armi, per un breve periodo di tempo: ed era stata la signora, l a padrona e leggerle quella lettera più volte e poi a rispondere. Ma che fa- tic--; per la Menica pensare a quello che voleva dire, al suo uomo!! Certo più faci le sarebbe stato lavorare una giornata intera nel la campagna! * * « •Quando Tonia, la vecchia domesti- ca. si vedeva presentare il cestino con il bottino di caccia, alzava gli occhi ai cielo e sospirando esclamava: «San- ili Zita, dammi pazienza! ! » e pazien- za ci voleva davvero a s p e nna« tante e tante minuscole bestiole: cardelli- ni. lungherini, verdoni, fringuel l i, peu tirossi, che però la Tonia cucinava poi tanto bene. La giovinetta, che aveva il nome che hanno tutte le fanciul le fino a venti anni. Primavera, provava una gran pena per la strage che si faceva di tanti piccoli esseri inno- centi. Ed una volta, aiutando la vec- chia Tenia, si accostò al viso, come I per ridargli la vita un uccellino Un- to, tanto piccino, con le penne bruae

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