LA CUCINA ITALIANA 1934
IS LA CUCINA I TAL IANA i Ottobre 1934-XII Passa il facchino che bestemmia, domandandosi se « dentro » ci sono tut ti i defunti fami l iar i: e dietro vie- ne la famigl iuola, colla signora che gareggia In «bronza tura» coi pugna- ci ragazzi — mentre solo il padre — che arr ivava sul mare il sabato sera, poveretto, tutto sudato e nervoso, e ripart iva l ' indomani nel pomeriggio, — sembra incipriato, da tanto che è pallido. Nei treni, già si sente quanto la preoccupazione del ritorno, di quello c h e troveremo a casa — (tutto d a ri- fare!, come nel la Presidentessa) — soffochi il r impianto delie giornate di serenità, anche se, allora, i pettego- lezzi del la pensione, i capricci dei fi- gliuoli, le piccole innumeri noie delle stazioni balneari ce le facevan sem- brare poco serene. Chi è il poeta c h e ha scri tto: « il più gran bene è sempre all' altra sponda »? Si stava al mare, e ci si lamentava delle zanzare, delle radio troppo so- nore, dei vicini di camera troppo liti- giosi. dei ragazzi troppo irrequieti, dei prezzi troppo alti, del caldo troppo for te: di tutto. E si pensava: Ah! la casa, la nostra casa così l inda, cosi fresca, così riposante... La nostra cu- cina bianca, dove è così bello sostare, al mattino, e preparar quei Diattini sani, semplici, gustosi, nutrienti, cosi diversi da tutti questi intrugli franco- americani, o di fantasia, a cui ci han- no purtroppo avvezzi i restaurants dj bordo, durante le crociere, e i cuochi degli alberghi, sul mare o in mon- tagna... Ma il treno non si è mosso ancora, e già pensiamo che a casa, oltre alla cucina fresca invi tante suadente soa- ve di int imi tà e di bianchezza, ci sono anche tutte le altre stanze, e i ve- stiti, da pulire; e i tappeti da sciorinare e rimettere a posto; e c'è poi il marito, che in questi tre mesj di trattoria e di ami- ci serotini, ha preso delle allu- res da scapolo, e bisogna ricondurlo con un po' di garbo alle usanze an- t iche; e c'è la scuola, che f ra pochi giorni ci riprenderà i bimbi, i quali non hanno aperto un libro, durante l 'estate — mentre hanno imparato — questo sì! — sette o otto piccole ma- scalzonate novelle, che prima almeno erano loro ignote. E intanto ci insegue, molesto come le zanzare della pensione, il ricordo di Gamba l es ta: di Gambal es ta came- riere premuroso e distratto, che ave- va lasciato il rubinetto del gas acceso, a casa, durante il Gi ro del Mondo in SO giorni, e a cui phi leas F o g j aveva detto f reddamente: — I{ gs?s arde per. conto vostro. Non ci mancherebbe altro che avei lasciato la cucina a gas accesa, per tre mesi! Al lora s> che che lo vedrem- mo diventar più pallido. 11 marito, al- la cressntazione del conto! e se aves- simo lasciato le cannel le del l 'acqua aperte, in cucina — e dovessimo al I l settembre è finito. Sul le spiagge che ogni giorno diventano sempre più deserte, i bagnini contano i soldi del- le ul t ime mance e ripiegano gli om- brelloni scoloriti dal sole che questo anno è stato più implacabi le del so- lito. Passano per l 'aria, coi cirri bianchi delle nuvole autunnal i, brividi di ven- to fresco, e odori di castagne arrosto: i primi presagi del l ' inverno futuro. Al le stazioni, i bagnanti r i tardatari si af f ret tano à spedir i bauli colmi del la roba che ha costituito la gioia delle ragazze o delle signore, e la di- sperazione dei mariti. Addio, pijamas multicolori, e mutandine procaci, e cappel loni pseudo- messicani, e fazzo- letti serici e cuf f ie e toilettes da sera e scarpine da ballo! Accatastati colle racchet te da tennis, e tutto l 'arma- mentar io estivo di una donna moder na, voi recate col profumo salso del mare, e ì granel l ini del la sabbia, una quant i tà di ricordi, di sogni, di spe- ranze, forse di delusioni. Chi sa? Si t oma! ritorno constatare che... i bagni non sono finiti? Mi par di vederla, la cassapanca del l ' ingresso gal leggiare f ra le poltro- ne e il porta-ombrelli, e mio mari to guardarmi, sardonico, col l 'aria di chiedere : — Vogl iamo prendere un cutter, per andare a letto, o basta un sandolino? * * * Ma non preoccupiamoci troppo. Le cannel le del l 'acqua saranno chiuse, certo, e il gas spento. Polvere, sì, ne troveremo, e odor di naf tal ina, e r.t cessità di dar ar ia e luce a ogni c o s a- Ma ci metteremo al lavoro con ani- mo sereno. La lunga parentesi dei bagni e delie villeggiature è termina- ta. Ricomincia la vi ta nostra intima, la dolce preoccupazione del la casa, la gioia — anche — di provvedere «-1 be- nessere dei nostri cari, Abbiamo... gustato, diciamo così, qualche piatto nuovo, complicatissimo, ma che adatteremo, naturalmente, al- le consuetudini nostre, e ai nostri pa- lat i: soprat tut to però abbiamo guada- gnato una convinzione, la sol i ta: cho,
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