LA CUCINA ITALIANA 1934
IS LA CUCINA I TAL IANA i Ottobre 1934-XII TKCKIC JB F>AANTASI A COME DA UN SEME NASCE UNA MANDORLA NUZIALE Ce ne sono tante all'ingiro che sembra di essere in un mercato di mandorle. Co- sì eguali grosse e compatte che sembra- no fatte in serie. Hanno subito or ora una altra cernita di controllo: si accingono a diventare lucenti confetti da sposa. Il perchè di tante cure è semplice. Già la destinazione finale richiede tutto l'im- pegno. Poi si tratta di ricevere un'irre- prensibile veste di.., smalto che, verissi- mo, non farà per merito altrui la più piccola grinza, ma per saperla portare, perchè davvero « cada bene », i plrimo e necessario coefficente è la perfezione del corpo. Senza dire che per una donna come per una mandorla, malgrado costei venga dritta dritta dalla campagna e ab- bia ancora tutto i prlofumo agreste e nessun fumo cittadino, ha da esserci una certa proprietà a nche nella sottoveste. Ma è meglio passar subito nel conti- guo « Istituto di bellezza», a cogliervi, se è possibile, qualche piccolo intimo segreto * * » Ambiente tutt'altro che tradizionale. Non camerini angusti, nascosti a sguar- di profani da tendaggi e drappeggi, ma un'ampia sala tutta cemento, ceramica, vetro (cioè soffitto pavimento pareti), con nessuna donna in vista, pochi uomini in- tenti, molti congegni ignoti. Questi congegni, numerosi isolati ordi- nati su file e colonne, sarebbero poi cer- te mezze palle di rame reclinate sopra un grosso peduncolo. Si può pensare a tante giare panciute che abbiano perso l'equilibrio, con un po' di fantasia a ri- flettori parabolici, pronti a incendiarsi per lanciare fasci di luce verso l'alto. Alcune girano attorno all'asse inclina- to, altre riposano, tutte ostentano la gran bocca spalancata. Dentro sono liscie, fuo- ri c'è un groviglio di tubi a serpentina per l'aria fredda e i valpore. Frigidario e termosifone a domicilio. Bassine maccaniche che sostituiscono i recipienti svasati dall'ottocento appesi con due catene al soffitto, con sotto un braciere a carbone di legna, mossi a ma- no dall'operaio che gli imprimeva i di- versi movimenti di oscillazione e rota- zione. E' in esse che avviene l a metamorfosi delle brune clienti. Inumidite con una soluzione protettiva di gomma, comincia- no ad asciugarsi nella calotta ben calda e ventilata. Trascinate dal movimento, si arrampicano sulla parete come su una pista di curva, a un certo punto il peso le vince, franano in basso mentre altre compagne montano senza tregua per ri- scivolare nel gruppo. Fatica più greve di quella di Sisifo per- chè non toccano mai la cima, hanno più caldo che in una bolgia, non traspirano per via di quella combinazione gommata. Ma è una vera fortuna, se no sudereb- bero olio con conseguenze facili a im- maginare sul delicato involucro che le at- tende Carnagione grassa, quella delle man- dorle. Crema secca astringente anche per ¡oro. WS» Ora che sono asciutte, entra in scena il protagonista: uno sciroppo di zucche- ro denso denso, uscito appena dal fuo- co, che s'infiltra tra le pazienti, le cir- cuisce, invischia l paelle, abbronzata. Prima'trasparente, poi, evaporando acqua sempre più opaco e biancastro. Ei ba- gni si susseguono, finché a fo.rza di stra- terelli ogni mandorla arriva a dimensio- ni giganti. Ma Ola ch'è cresciuta, i sulo aspetto lascia jiolto a desiderare: insieme gesso- so, bianchezza livida, carnagione ruvida. Ed ecco che una cipria impalpabile le chiude i pori durante la cosmesi d'im- biancamento nella bassina che s rafi- fredda. Da ultimo una rotazione più veloce, un acciotolìo secco che brillanta da solo tutti i gusci frananti alla rinfusa. Tanto costa la bellezza anche a una mandorla che era nata senza difetti. Ma è certo che. abituata a un mallo amaro e a una scorza legnosa, le deve sembra- re adesso, in un amabile smalto di por- cellana, di cominciare una nova dolcis- sima vita. Per le nocciole identica cura, come simile nel principio la lavorazione d i tutti i confetti di questo mondo. La solita anima che s niutre di sci- roppo. Che dentro vi sia un seme, una capsu- la di rosolio, una goccia rappresa di cioc- colato, un chicco di cacao odi caffè o di riso, una sferetta gelatinosa di essen- ze e di succhi di frutta: sarà sempre di quella mezza sfera senza pace la funzio- ne essenziale ai fini di un velluto delica- to, di una pelle morbida, di un colorito sano. ir - E allora dov'è i selgreto ? Ma ce ne sono tanti... Quell'anima, questo sciroppo Si avvertono le abbonate che i nuovi abbonamenti alla CUCINA decorrono dal 1. gennaio o dal 1. luglio e sono validi rispettiva- mente fino al 31 dicembre ofino al 30 giugno di ogni anno. Non si accet tano abbonamenti semestrali. Fe rmi restando i lìmiti della de- correnza dell'abbonamento: 1. Gen- naio, e 1. Luglio, si possono richie- dere gli ar ret rati della CUCINA I- TALIANA da qualsiasi numero. P e r le variazioni di indirizzo mandare la fascet ta con la quale viene spedito il giornale e una l ira in francobolli. dalla concentrazione e dal calore asse- gnati, certi artifici che sfuggono al pro- fano, l'occhio la perizia in senso estetico del confettiere. Pietra di paragone, le mandorle nuzia- li. Così cardile, quasi azzurrine nei ri- flessi, che ogni scalfittura vi risalta come una ruga, ogni ombra come una lividu- ra. M a abilità senza confronti è dargli una guaina preziosa, una veste di lusso di argento fino e di oro vecchio. La giara di rame allora non basta piti. Si ricorre a piccole sfere di cristallo che starebbero bene in un salotto, piene di pesci rossi. Edopo la manteca a una sfoglia sottilissima venuta dal battitoio, che a poco a poco spolvera i suoi trucioli sulla bianca epidermide delle pazienti. Un velo così uniforme e lucente che più placcate e uscite appena d a un bagno, le credi massicce, lucidate a specchio con pelle di camoscio. Se non te tradis- se il peso, anche in mano sembrerebbero d'oro. Gli altri confetti argentati sono palli- ne da cuscinetti a sfere e goccioline di mercurio. Tutto merito d,i un mordente tenacissi- mo, di un encausto indispensabile senza il quale la nobile patina se ne andrebbe come cipria. Questo è i lsegreto più segreto. Che non ci dicono e non sapremo mai. Poco importa del resto: creature di ec- cezione, conservino pure il loro segreto. Ma è un a beila evoluzione dai corian- doli di gesso che verso i Clinquecento apparvero la prima volta nei Carnevali romani. Li chiamavano « confettacci » per. distinguerli dai « confetti da signore », i quali erano... frutti canditi e a poco a poco si trasformarono nei tipi attuali, che si offrivano nelle solennità. Del resto il termine « confetto », a do- cumentazione dell'origine italiana del prodotto, lo si ritrova inalterato in qual- che lingua: anche se, come in Inghilter- ra, chiamino « confetti » i nostri corian- doli di carta colorata. Ma i pliù bello è che noi li tiriamo aCarnevale; lassù dove i Clarnevale no,n esiste, negli spo- salizi. E certo per economia, perchè una volta sul corteo nuziale s laniciava i l riso. Le nostre mandorle nuziali le conosco- no e anche le adottano. Ma le chiama- no... coriandoli. Come si vede, è tutta questione d'inten- dersi. Ma ciò che non ha impedito di var- care la Manica e gli oceani; dovunque, do- nate dalla sposa, di essere lieto simbolo di letizia e di fortuna. Una fortuna ben meritata anche per esse: perchè se un dolce smalto le ab- bellisce, vi dà motivo, glie ne accresce il inerito uno schietto seme mediterraneo. ANADIL
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