LA CUCINA ITALIANA 1934

8 • LA CUCINA ITALIANA 1 Novembre 1934-XIII vani si t r a t t ano col « t u » , que l le an- eiane col « voi ». Ne l l ' a l ta I t a l ia si usa pure il « l e i » con came r i e re fini e con le cuoche, ed esse c i t engono mol to, pe r chè questo « lei » le f a mag- g i ormente r i spe t t are da l l ' a l t ra ser- vitù. I f acch ini, g l i operai dirò così « bas- si », vanno sempre t ra t t a ti col « voi », ment re ag l i a l t ri v a dato del « l e i ». E ' mo l to s impa t i co — quando una s i gnora ha da to del « tu » a bamb i ne ed a maschi e t t i, segui t ar lo per t u t ta l a v i ta ed è poco car ino, da pa r te di uomini a r r i va ti ad una c e r ta posizio- ne, pretendere, in cer to qual modo, una cons ideraz i one ed un t i tolo da vecch ie buone ami che di casa. .. men- t re ques to d i venta na tur a le quando chi lo da va è in posizione d i ve r sa e dipendente. Un s ignore, ami co di casa, ces- si di dare del « tu » ad una bamb i na quando d i venta g i ovane t t a, ma può segu i t are a ch i ama r la per nome fino a quando pr ende rà mar i to. Una vol ta, anche f r a ami ci d ' infan- zia, ci si dava, g iunti a l la giovinez- za, del « l e i »; adesso, nel g r an mon- do, tut ti si dànno del « tu » e mo l ti non pas sano mai al « lei »... neppure quando uno o l ' a l t ra muta. .. s t a to ci- vi le. Come si presentano le g i ovane t te od i g i ovane t t i? Con nome e cogno- me : «e c co Ma r ia B i anch i », — «a- desso ti f ac c io conoscere Pepp i no F e r r a r i », oppure, quando s i ano fi- gl ioli di personal i tà, « ecco la b imba del maes t ro X » . Se i present anti han- no un t i tolo nobi l iare, si può dire « ecco il figliuolo e la figliuola del duca Y », ma mai « i duchini Y ». Oggi una r aga z za nobi le si ch i ama sempre e sol tanto « s i gno r i n a »; un g i ovane t to nobi le si pr e s enta come « figlio del conte W » fino a che s a rà sul la vent ina, poi come « conte W ». Tr a t t andosi di un uf f iciale o mag i- strato, il protocol lo insegna che va pr ima il g r ado e poi il titolo, per e- sempio: « i l gene ra le conte San Mar- zano » o « il cons igl i ere di Cassaz i one ba rone X » . Quando uno è sempl ice- mente « nobi le », non va presentato come nobi le; se si t r a t ta di una si- gno ra nobi le, a l lora si -usa (non per diri t to, ma per consue tudine) di re: «donna», ma, verament e, il t i tolo dì « d o n n a» spe t ta in de t ermina ti casi e per de t ermina ti s t a tuti nobi l iar i. In- ve ce è l eg i t t imamente « donna » la consor te di chi appar t i ene al le pr ime due ca t egor i e, secondo i l protocol- lo di Corte, ed ecce l l enza la mogl ie dei Co l l ari de l la SS. Annunz i a t a. Re s t ando ne l l ' argomento, v i sono mo l te b r a ve pe r sone — di sesso ma- schi le — che, pur tenendo a l la pro- p r i a an t i ca f ami g l i a, des iderano e pr e f e r i s cono essere ch i ama ti e pre- sent a ti col loro g r ado e t i tolo pro- f es s i ona le e vanno. .. accont entat i. Il f a r s i ch i ama re « s i g no r i no» dai do- mes t i c i, anz i ché f a r s i c h i ama re «si- gnor conte » denota in un ragazzo una s impa t i ca mental i tà . .. men t re tan- t i « cont essamenti » (è vocabo lo di Foga z z a r o) s anno spesso di gente ri- sa l i ta o di nobi l tà f r e s ca f r e s ca, nel- lo s t es so modo che il pa r l a re sempre del la propr ia s t anza da bagno sa di troppo. .. recent emente pul i t i, di quel- li che i f r anc e si . ch i amavano spiri to- sament e, nel dopo-guerra, i nouveaux propres. Inve ce le s ignore, il cui ma r i to ha un t i tolo nobi l iare, si ch i ame r anno s empre « c o n t e s s a» o «ma r c h e s a ». Pe rò, in ques to campo, v i è un' inf i- ni tà di abusi, di t i toli improvv i sat i, inventat i, t i rati propr io per i capel- li, i l legi t t imi. C'è l ' abi tudine di chi a- ma r e « c o n t e» o «du c h e s s a» quel- li che, secondo l ' ordinamento ara l- di co si dovrebbe ch i ama re «nobi le dei conti » o « nobi le dei duchi » giac- ché sol tanto a l pr imogeni to dèl ia lo- r o f ami g l ia spe t ta il t i tolo uf f iciale di conte o di duca. Le donne nobi li sposate ad un bor- ghe se pot ranno ch i amar si — come f u det to — « donna », ma dovrebbe- ro essere, per l egge, sol tanto «s i gno- re ». V i c e v e r sa ce n'è un es igui ss imo nume ro che vi acconsenta, come vi è un es igui ss imo nume ro di mar i ti che lasci pas sare sot to si lenzio il fat- to d ' aver sposato una nobile... men- t re il ma r i to dovrebbe t rovar si in im- baraz zo quando f os se ch i ama to con- te o ma r che se da chi non è al corren- te del le cose e quando dovesse rettifi- ca re le cose stesse, per non cade re nel ridicolo. V i sono del le f ami g l ie i PRESENTIAZION B t ì r i *TejÉjg| MmKi g g W ß f f l W H L l L i 8 i l j w » l p l f k l M * ' • - Ha una c e r ta impor tanza, nel la v i ta sociale, il modo con cui ci si presen- ta, si presenta una per sona ed il vo- c a t i vo con cui ci si r i vo l ge ad una persona. Incomi nc i amo in f ami g l i a. Di re « l a mi a s i gnora » è un breve t to di « ca fo- ne r i a», ment re sovrani e pr inc ipi scr i vono e di cono «m i a mog l i e». I figlioli ed i parenti vanno present a ti me t t endo per pr imo il g r ado di pa- rentela. P e r esempio: «mi o figlio dot- tor Gus t avo » e « mi a cug i na, baro- nessa B i anchi ». Una s i gnora di ce sempre « mio ma r i to » e ma i « il dot- tore o il c a v a l i e r e» e present a: «mio mar i to, gene ra le ne l l ' aviaz ione », di- ch i arando cioè, il t i tolo che egli si è acqui stato. Mai di rà: «m i o mar i to, ma r che se B i anchi ». Invece, par l an- done ai domes t i ci od ai dipendent i, di rà: « i l s i gnor mar chese, il s i gnor commendatore, il s i gnor i ngegne r e», cioè la s tessa f o rmu la che domes t i ci e dipendenti debbono U3are. Una g i ov ine t ta od un r agaz zo di buona f ami g l i a, sa l ut ando g l i ami ci di c a sa d i ranno: «buong i orno, con- t essa - buona sera, ammi r ag l i o», la- sc i ando il « s i gnor ammi rag l io » o la « s i gnora cont essa » ai ragaz zi di f a- mi g l ia più modes ta, dato che il chia- ma r e una persona ome t t endo il « si- g n o r e» s igni f i ca un ' uguag l i anza, o quasi, di f ami g l ia e di pos i z ione so- ciale. Una s i gnora presenta un uomo col suo t i tolo prof ess i ona le o nobi l iare; mancando quest i, pr e s enta « il si- gnor A » e lo ch i ama per cognome. .. a meno che il s i gnore s ia mol to più vecch io di lei ed in pos i z ione mol to al ta, nel qua le ca so g l i da rà sempre del l' « ecce l l enza » o del « pro f es sore » o del « s i gnore »... ma qui e dapper- tutto è ques t ione di s f uma t u r e; per esempio, una s i gnora c h i ama « Ro s s i » un ami co di casa, ma c h i ama « s i gnor Rossi » l ' accorda tore del suo piano- for te od il suo agente, g i acche, in ques to caso, il ch i ama re per cogno- me s i gni f i ca dare una c on f i d e n z a- che non va data. I domest i ci e simi li si t r a t t ano coi «v o i », a meno che non s i ano venuti in c a sa ragaz ze t t i; le domes t i che gio-

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