LA CUCINA ITALIANA 1934

1 Dicembre 1934-XIII LA CUCINA ITALIANA 1 8 IL PRIMO RISTORANTE Secondo Brillat Savarie — al quale non si potrebbe rifiutare una compe- tenza in queste materie — il primo ristorante sarebbe stato aperto in Francia verso il 1770. Esistevano prima alberghi con ta- vola in comune « table d'óte », ma il meglio che potesse fare un buon- gustaio era di evitarli. Quanto ai trattori, non preparavano che pasti preordinati e completi. Nè forse fu molto dissimile il co- stume nel nostro Paese, benché sap- piamo che, per esempio, a Roma, fin dal Medio Evo esistevano osterie o trattorie, specialmente per forestieri, e parecchie ne fiorivano nei borghi, tenutte per lo più da stranieri, in particolare da svizzeri e tedeschi, per i loro connazionali che venivano continuamente in pellegrinaggio a San Pietro. Allo stesso modo, qualche secolo più tardi, vi furono trattorie di qual- che fama in piazza Campo di Fiori e dintorni, che venivano frequentate da forestieri e da mercanti provin- ciali qui di fermata soltanto per breve tempo. Alcune dì quelle trat- tori? ebbero una vita lunghissima, si trasformarono lentamente, forse si spostarono da una casa all'altra, da un angolo all'altro della piazza o della strada e finirono, molto più tardi, pe rfar pensioni a studenti e piccoli impiegati scapoli della Curia. D'altronde le osterie, fornite an- che di cibarie, risalgono alla storia di Roma antica .Alle osterie (can- ponoe) della Roma imperiale era non raramente annesso l'esercizio di una rosticceria. Vi furono poi anche le osterie di lusso — qualche cosa come i caffè e i bars d'oggi — dove gli aristocratici si recavano a bere ed a giuocare. Intorno al 1500 si beveva, man- giava e ballava nelle osterie roma- ne, come risulta da atti del tempo. E varie volte, per una ragione o per l'altra — specie in due o tre casi di peste — papi e governatori tentarono di far diminuire il nume- ro delle osterie. Nelle quali, o alme- no in alcune, si doveva mangiare abbastanza bene, se un bando del prefetto dell'Annona, Bartolomeo Be- nevento, prescrisse che gli osti non potessero più comperare merli e tor- di, cibi « riservati a cardinali e pre- lati ». Fu dunque verso il 1770, secondo Brillat Savarin, che venne appunto ad un rosticcere l'idea di aprire un «ristorante» ,dove i viaggiatori aves- sero potuto trovare in qualunque ora del giorno di che soddisfare il loro appetito. La bottega ebbe fortuna e ben presto i ristoranti si moltiplica- rono in Francia e fuori. Il servizio era alla carta: e se- condo Brillat Savarin, con una spesa da 15 a 20 franchi in un ristorante di prima classe si era meglio trat- tati che alla tavola di un principe. Verso il 1860 nelle più reputate trattorie di Roma si poteva avere una eccellente pensione con pochi « papetti » al mese. Che tempi di cuccagna! C E S A R E A L D A N I PROCURATECI ALTRE ABBONATE! Abbiamo iniziato da due mesi la pubblicazione dei nomi delle amiche gentili le quali ci hanno pro- curato nuovi abbonamenti, e che abbiamo perciò in- scritto nell'albo delle nostre benemerite. Continue- remo la pubblicazione nei prossimi numeri. L'abbonamento annuo costa soltanto L. 5.30; meno di una scatola di sigarette, di un paio di guanti, di una scatola di cipria, di un qualunque ninnolo su- perfluo. Con un prezzo così irrisorio avrete un Gior- nale prezioso, per un intero anno! ha perfezionato tecnicamente e reso sempre più aderenti alle ne- cessità pratiche delle diverse categorie di cittadini LE ASSICURAZIONI COLLETTIVE le quali sono ugualmente consigliabili ai «Datori di lavoro» e si «Prestatori d'opera». 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