LA CUCINA ITALIANA 1934

LA CUCINA I TAL I ANA 15 Febbrio 1934-XII Ricorreva, l'U dì questo mese, il primo anniversario della morte della marchesa Luciana Atti Maccarani, na- ia Banti, collaboratrice gentile della Cucina Italiana. 1 giornali hanno parlato delle fun- zioni religiosi (rese più solenni per ia presenza di una folla di notabilità, ni dame della migliore aristocrazia, di giornalisti e di persone d'ogni condi- zione) che sono state celebrate in parecchie chiese di Roma, di Firenze, di Pisa e di Livorno, ad iniziativa del padre e del marito, del Giornale d' Ital ia e delle amiche più intime; e del Monumento, inspirata testimo- nianza di pietà e di tenerissimo amo- re, ch'è stato elevato nel Cimitero di Livorno in ricordo della infelice Si- gnora, fulminata da* un destino cru- dele, a 26 anni, nel pieno rigoglio di una giovinezza illuminata dalle più elette virtù di sposa e di madre. A questo periodico, a cui Essa volle dare i primi suoi articoli, signorili e garbati, non rimane ormai che rivol- gere un saluto devoto alla memoria della soave creatura così presto scom- parsa- Sotto uno dei graffiti riprodotti dal Mantegna, la Maternità ed il Dolore, che decorano la cappellina sotto ia quale « Luciana » dorme tra i fiori il suo ultimo sonno, v'è, al Cimitero di Livorno, una lapide che la ricorda < Creatura di sogno materiata di bellezza « di pensosa dolcezza di infinita bontà..- » Così anche noi la ricordiamo e la ricorderanno quanti, conoscendola, ve- ramente avevan l'impressione di avvi- cinarsi ad una creatura d'eccezione, troppo delicata e sensibile per poter vivere, troppo preziosa ed amata per dover, morire. IA CUCAIN ITALAIAN è il giornale delle donne ital iane. Tut to ciò che riguarda l a padrona di casa nel le sue mansioni più delicate e più nobili di madre, di sposa, di massaia vigile e previdente, è oggetto di studio amoroso da parte di questo giornale. L'abbonamento annuo costa soltanto lire 5,30 è cioè al la portata di tut te le possibilità. Dirigere vagl ia alla, Direzione della Cucina I ta l iana - Palazzo fidane» • Roma. Mollili T o r n a vo d a B a r g a dov ' e ro s ta- to a t r o v a re u no di Quei figuri- n a i de l l a l u c c h e s ia c h e s i s ono a r - r i c c h i t i coi g a t t i . C i e r a v amo c ono s c i u ti in Ame r i- ca aualche anno- prima, lui che fa- ceva le figurine di gesso, io che inseguivo le chimere. Era arrivato laggiù, con la mo- glie e quattro figlioli, senza il bec- co d'un quattrino, ma gli bastò che lo aiutassero a vivere nei pri- mi giorni, durante i quali, lavo- rando giorno e notte a far santi, gattini, pecorelle e piccioncini di gesso, ne fece tanti, che i suoi quattro figlioli partirono, dopo una settimana, con la cesta al col- lo verso i quattro punti cardinali, senza sapere dove sarebbero an- dati. Tornavo, dunque, da Barga, e sarei arrivato a Lucca verso le die- ci di sera, se quel cavallino che guidavo non si fosse impuntato co- me un mulo. Scesi dal calessino che non sa", chi me lo avesse affidato, e chiesi ospitalità a una famiglia dì con tadini. Se devo dire la verità, incammi- nandomi come nelle novelle verso la casa colonica nascosta tra gli olivi, sul colle, avevo In mente dì farmi accompagnare a Lucca da qualcuno; ma mi vergognai di con- fessare che il cavallo s'era avve- duto della mia paura, e chiesi se x potevano darmi da cena e un po' di biada per la bestia, che non camminava dalla stanchezza. Mi accolsero con l'aperta corte- sia di tutti i nostri contadini, ma non avrebbero saputo che darmi se non mi fossi contentato di due uova All 'olio, una fetta di prosciut- to, u n po ' di c a c io p e c o r i no o u na z up pa di n i p i t e l la che p o t e va s ca l- d a rmi lo s t oma c o. S a p e vo pr e s s 'a poco cos ' e ra l a ni - p i t e l l a, ma n o n a v e vo un ' i d ea p r e c i sa de l la z u p pa c he mi a v r e b- b e ro amma n n i t e, c a l da e odo r o s a. U n a b i mba del c on t a d i no, b i on- d a c ome u na sp i ga, c a vò d a u n a r- ma d i o l a t o v a g l ia p e r a p p a r e c c h i a- r e e u n p a n t o ndo di g r a no da cu i t a g l iò sub i to a l c u ne f e t t e s o t - t i l i c he por se i n u n p i a t to a l la m a mm a , l a q u a l e d a v a n t i a l c ami - no p r e p a r a va c on t r a l c i l a b r a ce pe r i c r o s t i n i. Qu a n do U p a ne f u abb r us t o l i t o, l a Ma d o n n i na d e l l a S p i ga i ns apo- rò le f e t t e c on uno sp i c ch io d ' ag l io e po c he goc c ie d ' o l io c r udo, nuovo, c he v e n i va d a l f r a n t o i o, e l e mi se In u n va s s o io d i t e r r a. A v e v a no me s so a l f u o co u n a cas- s e ruo l a, a n c h ' e s sa di t e r r a , c on p o - c ' a c qua. p e r g e t t a r vi i ns i eme, a l p r imo bol lore, sale', n i p i t e l l a, u n me z zo p omo d o ro e due uo v a , i n mo do c he l a c h i a r a f a c e s se coro- n a a l t o r lo c ome l ' o r b i ta a l l a p u - p i l l a. e mi s e r v l r on cos ì que l la zup- p a c he n on h i p iù ma n g i a t o. C on u na f o r ma di c a c io pò-, - no, m i p o r t a r o no i n t a v o l a, dopo que l la p i e t a n z a, u n a p e r a inver- nale c he ti si s c i og l i e va in b o c c a; e c on le f r u t t a c he a v e v a no — m a n dor l e, fichi e z i b i bbo — mi s e r v i - r ono un pa io di b i c c h i e ri di v i n s a n t o c he a v e v a l ' e tà d i q u a n do l a b i mba s ' e ra c r e s ima t a. C h i lo d i me n t i ca p i ù? GI ACOMO P A VONI

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