LA CUCINA ITALIANA 1934
LA CUCINA ITALIANA 15 Febbraio 1934-XII GUIDA PER LA GIOVANE SPOSA t ava di eccezioni; e, per i gusti stessi, (non date mai due vol te i l medesimo che in f a t to di gastronomia si aveva piatto nel la giornata, ai vostri maxi» al lora, i cibi ohe si potevan comprare t i : vi racconteranno subito la storia già cotti, erano preparati corani vopu- di quell 'arcivescovo che disse: sempre lo, ed eran sempl ici e sani. « Le uova, gallina, Maestà? a quel celebre e trop- \ diceva quel cartel lo del la proprietaria Po avventuroso Re, U quale gli rispo- d'una lat ter ia celebre Per le col&zio- se: — E perchè io, allora, sempre Re- ni mat tut ine che ammani i iva, si sbat- gina? — ciò che non è f ra le narra- t o l o in faccia agli avventori », Ed era zioni più indicate per conservare la una. bel la garanz ia o una bel la mi- pace in famigl ia!) possono essere ca- naccia, a scel ta! muf f ati con pochissima spesa. Nei nu- o r a l ' igiene ha dimostrato 1 perlco. meri prossimi ci addentreremo ancor 11 di certi cibi preparati senza cura, di più nei misteri di queste utilizza« o già corrotti per iniziata putrefazio- zioni dei cibi casal inghi, da presen- ne. E d'al tronde le Magone non usan tarsi sotto ment i te spoglie, più. I negozi si sono specializzati. Il Un proverbio f rancese diceva che venditore d'uccelli (senza allusione al- per fare un buon civet di lepre, bi- li», nota operetta) non tol lererebbe l a sogna intanto aver l a lepre. Non è presenza di legumi e d'erbaggi, nel la proprio necessario. E, senza che io ab- sua bottega. bia nessuna intenzione di consigl irvi Le rosticcerìe ignorano, i l pesce. RI- di mettere in cazzeritela il gat to do- mangono i preparatori di- special ità in mestico, spero di potervi dimostrare Dicevo nel numero scorso <& pro- posito:" bisogna che r ingrazi quelle lettrici genti li che hanno creduto di dover mandarmi cortesi gradi t issime espressioni di incoraggiamento) che le signore americane, "cadute in miseria, sono costrette a rivolgersi ai grandi emporii al imentari e ai restaurante per comprare cibi già cotti e prepa- rat i in scatole o a baglio e peso, i- gnare come sopo delle Più elementa- ri regole del la cucina. E dicevo che la donna i tal iana, ric- ca o povera che sia, h a invece l a re- l igione del le cùre casal inghe, delle u- mi li e sacre funzioni domestiche. Que- sto non vuoi dire che, di tanto in tan- to, non ci si' imbat ta in qualche si- gnora che per risparmiarsi i a fat i ca di cucinare, o quel la (quanto più gra- ve!) di... stabilire che cosa cucinare, f inisca per decidersi al l 'ultimo mo- mento a mandar la donna di servizio giù dai salumiere elegante o a l l ' im- pano c/astronomica, più vicino, a comprare qualche i e t ta di quelle mi- steriose vivande, rivestite di maioné- se, che cosparse di capperetti, di pez- zetti di acciuga risecchi ta all'aria,) o di fogl ioi lne d'argento, f anno bel la mostra di sè, in certe vetrine. Io non vorrei at t i rarmi l 'odio della benemeri ta categoria del manipolato- ri di past icci: ma io i l salumiere lo amo (diciamo cosi!) sol tanto nel le sue originarle e modeste funzioni di al let tatore di prosciutto. Non assagge- rei un mi l l igrammo di quelle misture, d'ordine composito, si tratti di pa- st icci dii pesce o di foie gras già pre- parato con gelat ina eoe. o di « pollo r ipieno», per tut to l 'oro dei mondo. Anche ant i camente — se dobbiamo credere a certe incisioni bellissime, come quella che vi mostra l ' interno di una Éagona, del cinquecento,, coi va- ri ! commestibili esposti in bell'Ordine — qua il pesce, là la cacciagione, sul fuoco il calderone che bolle — anche ant i camente quest'Usanza, di bot tesh? pronte a forni re cib< cotti e prepara- l i , doveva esser prat icata. Ma si trat-
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