LA CUCINA ITALIANA 1934
li. 3 — 15 Marzo 1934-XII LA CUCINA ITALIANA ? Era bel la come una levata di sole, gioiosa come un canto. Si chiamava Maria, ma gli amici che frequenta- van la casa le avevano dato un al tro nome — Alba — per la luce dei suoi chiari occhi turchini, la massa d'oro dei suoi capel l i, un fresco sorriso che coglievi soltanto da quella bocca. Aveva sedici a n n i — Ma non è una donna — mi di- ceva un'amica. — Non è una donna e non lo sarà mal . E' una creatura l O V E L L A di lusso: bella, intel l igente, buona, ma bambola ingioiel lata. Al ba aveva suonato quella sera, con un suo stile, la nona sinfonia di Beethoven e l 'Anna Verazzi ebbe il torto di mettersi al piano dopo di lei alle prese con Mozart. L' applaudimmo con calore, ma do- vette accorgersi che i nostri applausi la deridtevano. S i vendicò. Mi credeva invaghi to di quell 'amore di bimba? Non sò. Sò invece che andai lontano e che la bambola d'allora, quand' io la rividi, dopo più dì vent' anni, era mamma di quattro figlioli. Av e va sposato Valeri, un amico, — Aldo Valeri — ricco, colto, signo- re, squisitamente inf ingardo, che do- po essersi mangi ato la sua fortuna, aveva di lapidato 11 patr imonio della moglie con una scuderia di caval li da corsa. — Poveri tutt 'e due, senza un soldo — 1 ci pensate? Vendemmo anche 1 moboli di casa. Aldo trovò un impie- guccio che gli ha poi permesso di far- si s t rada: io andavo di casa in casa a dar lezioni di piano. St rappavamo cosi la vita, a bocconi... Ma la Veraz- zi mi mandò un giorno una signora inglese, .molto s t ravagante e molto ricca, al la quale devo la f ama che mi sono ormai conquistata nel mio mondo di una volta. Diventai cuoca cosi, di punto In bianco, come per ispirazione divina. Ridete? Ecco, non facevo mater ialmente la cuoca, ma davo consigl i: ero diventata una e- sperta, Insomma, nel l 'arte di prepa- rare sopratut to certe vivande nostre, ital iane, più vicine al gusto del vol- go, ch' erano entrate nel l 'uso del la gente raf f inata, La signora inglese, dunque, voleva Imparare a cuocere in mol t 'acqua i vermicel li al la napoletana di cui 11 cuoco gli faceva pastet ta; «intende- r e» la grazia del basilico nel la con- serva di pomodoro; «vede r e» come si ot teneva una certa minestrina de- l icat issima che aveva mangi ato una volta, non sò più in che isola del Tirreno, f a t ta con le teste del la fra- gagl ia, come questa che mangiate. .. E sorride con quel suo sorriso che annunz iava 11 matt ino, giovane anco- ra che non le dai trent 'anni, fel ice nel la sua piccola casa che si è rico- strui ta da sè, col suo sacrificio, orgo- gliosa del suol figli che adora. — Scherzavo — mi dice dopo un momento: la minestra che mangia- te, questa vol ta almeno, non è di f ragagl ia, ma di dentice, che vi ser- virò freddo, con una salsa di acciu- ghe e di capperi da palato che saDo- risce. L a guardo, preso da un senso di am- CRONOMETRI, CRONOGRAF I, OROLOGI CLAS S I CI E MODER- NI DELLA R INOMATA CASA E B E R H A R D & C o . OROLOGI REGOLATORI :: DA APPARTAMENTO : : Catalogo contro L. 1 in francobolli GRATIS alle abbonate di « Cucina Italiana » SOC. A MATTEI & C MI LANO - Via Cappuccio N. 16 mirazione per la donna ch'era sem- brata anche a me, forse, una fragi le creatura che si sarebbe schiantata al primo dolore — Avete aguzzato l ' ingegno — le dico. — No. La f ama di esperta è venu- ta dopo, ma qualcosa sapevo fare an- che prima. La bambola che giocava al tennis, suonava il piano, frequen- t ava i bal li e 1 teatri — soggiunge — anche nel la sua casa paterna anda- va tutte le mat t ine in cucina ad alu- tare la cuoca — Mar i anna — la vec- chia Mar i anna di cui mio padre pre- di legeva il ripieno della gal l ina, mor- bido, bianco, del quale ero diventata anch' io molto ghiotta. I l ripieno che si fa generalmente è un pastone sodo di carne tri tata, ma la nostra vecchia cuoca faceva una cosa più gentile. Montava quattro uova, vi grat tava un po' di pan biscotto, ma poco, una «spo l vera t a» e un po' di formaggio, vi aggiungeva sale, pepe, spezie, l'o- dor del tartufo, del l 'agl io e del prez- zemolo che si fondono mirabi lmente, un mezzo bicchiere di latte, e con quel l ' impasto liquido otteneva un ri- pieno bianco, bucherel lato, appena compatto, che del iziava il palato. — La Verazzl, naturalmente, cono- sceva queste vostre qual i tà di mas- saia;- — Non credo: da quel la sera di Mozart non ci siamo più viste. GI ACOMO PAVONI BÀMBOLA E DONNA
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