LA CUCINA ITALIANA 1934

4 LA CUCINA ITALIANA N. 3 — 15 Marzo 1934-X11 l a m a s s a i a m o d e r i l i Del bucato... et sirailia (Continuazione e fine) Oggi, dunque, mi devo intrattenere con. ia massaia che vive in ci ttà. Al la quale sconsiglio subito i l bucato in casa, nemica come sono di tut to quel- lo che porta confusione, complicazio- ne negli appartamenti delle metropoli i cui costruttori non predispongono almeno in generale, nè il lavatoio, nè il terrazzo per asciugare ecc. Certo, dai lato igienico, sarebbe me- glio evi tare che la nostra biancheria venga l avata fuori di casa, in comu- ne con quella di sconosciuti, forse talvol ta proveniente da infermi di ma- lattie infett ive. Per quella padrona di casa che fac- cia prevalere su tut to questa precau- zione igienica, io non posso ohe con- sigliare le lisciavatrici o macchine ste- rilizzatrìci; per le quali ogni fabbri- cante offre la sua lisciva speciale * dà le istruzioni opportune. Occupandomi, invece, di quella pa- drona di casa che si serve del la la- vandaia, fìsso qui alcune norme prin- cipali al riguardo 1. Non si t rat tenga in casa la biancher ia per più di due settimane. Le ragioni sono intui t ive: principale quella che non bisogna f ar assorbire a i tessuti, per troppo tempo, l'umi- dità derivante dal la traspirazione del corpo umano, che corrode le fibre ve- getali e animali e può svi luppare del- le muf fe. Per questo motivo sono preferibili, al le casse, le ceste. A meno che siano casse apposi tamente costruite o con piccoli fori, o con sportellini coperti di reticella metal l ica, come Si usa per qualche armadio di dispensa o per 1 cassetti nei quali si tengono riposte le scarpe. 2. Non aspettare che la bianche- r ia torni lavata per esaminarne le rotture, ma control lare prima se non vi è qualche capo di biancheria deli- cata che possa essere salvato da un rammendo m tempo ecc. In tal caso, si, lavare in tamigl is per poi aggiustare, e per passare, il. un terzo tempo, alla lavandaia. 3. Evi tare 11 sistema di legare 1 colletti a mucchi, passando 11 legac- cio nelle àsole che ne soffrono sem- pre. e sopratutto, se ciò avviene, non si adoperi un reie tagl iente. (Quante Iracondie di mariti, babbi, fratel l i, e relativi dispiaceri della donna di casa, verrebbero risparmiat i !). 4. Al ritorno del bucato, il riscon- tro non avvenga soltanto ner il quan- titativo. ma tier il qualitativo della biancheria, essendo molto faci le la so- stituzione. Ma ciò che vuol sapere da me la massaia che vive in città, non ri- guarda tanto il bucato del la bianche- ria, quanto il modo di lavare in cassr lane e Ilanelle, stoffe di cotone colo- rato, merletti, seta. E se sarà deside- rata qualche a l t ra notizia al riguar- do, le genti li abbonate non hanno che a chiedermela. Riscontrerò nel la «Po- sto di Delia », LANE E FLANELLE f a r sciogliere 30 gr. di carbonato di soda in un secchio d'acqua, di grandezza media, e lasciarvi le cose dodici ore; dopo il qual tempo, riscal- dare quest 'acqua col suo contenuto e poi lavare, senza strof inare mai. Im- mergere, quindi, lane o flanelle, in un altro secchio d : acqua dove si sa- rà sciolto un cucchiaio di far ina di frumento. Lavare nuovamente come sopra e la stof fa resterà, oltre che pul ita, mor- bida e non ristretta o accorciata. Un altro buon sistema è il seguen- t e: Preparare una saponata caldis- sima e agi tarvi lane o flanelle (sem- pre senza strofinarle, nè torcerle) spremerle con le proprie mani e av- volgerle in luna tela che assorbirà l 'acqua di cui siano ancora imbe- vute. Questo per le lane e f lanel le in ge- nere; ma un al tro metodo è d'appli- care per gl ' indumenti di maglia: Si f a sciogliere sapone di Marsi- gl ia in acqua bollente (150 gr. di sa pone per ogni 6 litri d'acqua) ci si aggiungono 15 gr. dì ammoniaca li- quida e uguale quant i tà di essenza di trement ina. Agi tare il tut to e quando la miscela è diventata tiepida Immer- gervi ciò che Si deve lavare, per cin- que minuti. Premere dolcemente f ra le mani e ripetere l ' intera operazione per tre volte; f ar asciugare senza di- stendere, ma avvolgendo in un l ino e abi lmente t irando i bordi le maniche ecc. nè troppo nè poco, in modo da non alterare proporzioni e forme. Per le coperte di lana bianca, si faccia- un decotto di saponaria: non soltanto la radica, ma anche i fiori e le foglie. Le coperte lavate in questo decotto tiepido, oltre a ritornare bianchissi- me. restano assai morbide. MERLETTI Se sono bianchi il metodo e il se- guente: Avvol ti sopra un'assicèlla di legno, si fissano all 'estremità con qualche punto e si coprono con una mussolina leggera. Si lasciano in un'acqua sa- ponosa freddla per qualche ora; poi si passano in acqua tiepida, con un po' di sapone Lux ed un cucchiaio di ammoniaca: si spremono e si passa- no in acqua pura. . 1 Si dà la tinta azzurra immergen- doli, sciolti, nel l 'acqua dove è diluito il turchinetto, il quale va usato entro un pezzo di flanella. La tinta crema si ottiene con l 'ag- giunta di tè o cal ìe. Se invece si t rat ta di merletti ne- ri: lavar li nel la birra e stirarli umi- di dal rovescio. LE SETE Le sete non si lavino mal con ac- qua calda che al ter» le tinte e toghe la lucentezza., Per le sete bianche, dare la prefe- ernza al l 'acqua di pioggia e, per to- gliere l'eccesso di alcali, che nuoccio- no al la seta, si aggiunga qualche goc- cia di acido solforico. V ' ha chi invece usa un cucchiaino d'ammoniaca per ogni litro di acqua saponosa. Risciacquare due volte con acqua fresca senza comprimerle, nè strin- gerle; asciugare al l 'ombra o f ra pan- nolini e stirarle umide dal rovescio. Per le sete nere, vale quanto si è detto per ì merletti neri Se poi si t rat ta di sete colorate — esempio 1 fazzoletti — usare per un litro d'acqua, 50 gr. di alcool o di acquavite e dieci gr. di carbonato di ammoniaca. • • « 61 dovrebbe par lare adesso dello stiro, ma la puntata è già lunghet ta e io detesto le articolesse. (Divisi ap- posta in dlue volte l 'articolo del bu- cato). — Al lora, al prossimo numero? — No, perchè ci sono troppe «Mas- saie moderne» che aspettano da me una fila di consigli pratici d'economia domestica. E, poiché non mi piace t rat ta le vari argomenti disparati sen- za un «piano regolatore» cosi rag- grupperò i vari quesiti a seconda del- la loro speciale natura, contentando in tal modo, spero, tutte le sent i li ab- bonate che con tanta simpat ica fidu- cia si rivolgono a «Delia», De abbonate? Ma perchè parlar sempre al femmi- nile? Oramai molti sono 1 signori uomini ad aver caro questo giornale e intrat- tenermi su questioni domestiche: alta soddisfazione, legittimo orgoglio per > me, — per noi — chè non vi sarebbe ragione di curare il perfezionamento della massaia moderna se esso non venisse dedicato al suo uomo. Del pari: qual'è la donna che si mette a studiare ricette compl icate, o vada ai fornel li a preparare raf f inati manicaret ti per se stessa? Al prossimo numero, dunque, abbonate, e... carissimi abbonati. DELIA

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