LA CUCINA ITALIANA 1934
18 LA CUCINA ITALIANA N. 3 — 15 Marzo 1934-XII_ Il P r a n zo di P a s q ua dei vegetariani integrali C'è stato chiesto: ma la Pasqua co me è celebrata alia mensa dei Padri Minimi ; vegetariani integrali? Se per a l to ordini religiosi di stretta re- gola in certe solennità dell 'anno si concede un al lentamento all 'abituale regime, almeno per quel che riguarda l 'uso delle uova, dei grassi e dei latti- cini per i Padri di S. Francesco di Paola niente dì tutto questo. Siamo stati fortunati di accaparrarci la lista per il pranzo pasquale in un loro con vento. La diamo senz'altro osservando che le dosi sono state ridotte per sei per sone. Antipasto Ripieno d. ravioli agli spinaci Ombr ina a lesso Luccio ir. umido Merluzzo arrosto Lat te di mandorle ^ Anisetta. Pr ima perù di fornire la ricetta, vo gl ìamo soddisfare la promessa espres sa nel numero precedente a piopo sito del magro come metodo di ali mentazione abituale, al l ' infuori natu ralmente del le, regole monast iche Qùel signore della l ingua i tal iana det sec XVI I I, che avevamo chiamato in causa, è Giuseppe Barett i, maestro del la buona lingua, nonché frustatore senza misericordia di quanti ebbe \ trovare discordi dal suo pensiero: oe fece un'ecatombe t ra quelli at taccati a torto o a ragione. La sua prosa vi- va scintillante, pronta ci è tornata al la mente, visto e considerato che da taluni si ragiona oggi come due ' più secoli fa. Quindi le argomentazioni del giorna- l ista che ne- ebbe peli sulla l ingua t oma bens a proposito nella discussio- ne. Di magro o dì grasso? Il dott. Antonio Cocchi, « medico ed antiquario cesareo» aveva insento in un suo volume edito nel 1762 un «Di- scorso del vi t to pitagorico per uso della medicina ». Quale argomento per il Barat ti migliore di questo da lan ciarlo al l 'attacco? « io se che mi faccio moltissima beffe egli dice, di quella prosopopea con cui il Cocchi insiste in questo suo discorso sui nostro assoluto bisogno di astenerci moltissimo dal vitto anima- le ,e d'empierci la pancia d'erbamì e di latte. E la ragione che mi fa ere dere il nostro comune modo di cibare.* non meno salubre del modo pitagorico ¡(quando l 'uomo si pasca per vivere e non viva per pascarsi) f che io i o veduti molti popoli sull'Indo e sul Gange astenersi per religione dal man giare carni e pesci e non essere tut- tavia in generale né più d: noi san., né più lungamente vivere di noi che carne e pesce mangiamo tuttodì. E così pure ho visto in molte partì delie Alpi postre, » del l 'Appennino qua e là pei molt l i t r i monti d'Euro- pa ed Asia molte nazioni nutrirsi prin- cipalmente latte e d'erbe tutto quanto l'anno, e pel contrario tutto il contadiname della Curlanclia, di Da- nimarca, d'Ungheria, d' Inghi lterra e d'altri paesi, mangiare assai carne di •»CPU"'?';?.!®. ...... - . . cittadino Bertoldo, io traggo QUest" conseguenza, qhe bisogna l'uomo si nun tra discretamente, come fu avvezzo da piccolo. ... Concedo però che all 'uomo af f l i t to da qualche malatt ia può essere gio- vevolissimo un certo modo di cibarsi, più che non in al tro modo: e che l'a- stenersi per qualche tempo dalle car- ni e dal vino e l 'appigliarsi agli er- bami, al latte e al l 'acqua fresca, pos sono in certi casi ri tardare il cat- tivo effetto di una malat t ia, af fatto ri- muoverla, egualmente che la Senna, n rabarbaro e tant 'altri medicament i, purché si conceda anche a me, che le carni e il brodo e il vino ed al tre cose antipitagoriche sono in molti ca- si valevoli a risanare molti mali, e soprattutto che non Sono punto no- cive al l 'uomo sano quando ne facc ia uso moderato. . .Ed adoperiamo il nostro medico per sapere di quei che seno malati di fat to e non predichiamo altro agli uomini san 1 che la temperanza e il modesto use de' lor soliti cibi, senza far loro tanta paura del cervel lata di Milano, della mortadel la di Bologna, delle bondiole di Parma, e degli stessi granelli e fegatel li fiorentini; né pre- tendiamo presuntuosamente di sbar- bar a forza inveterati ed universali modi di cibarsi, per sostituire in vece i modi tratti dal la nostra o dalle al- trui limbiccatissime opinioni». proprio così si dovrà rispondere al petulanti predicatori secolari odierni del vegetarianismo a tut ta oltranza. La via mediana è stata sempre la pra sicura . gx-lo manzo, e d'oca, e di pollo; e grandis Simo numero degli abitanti del più rimoto Settentrione, e specialmente di alcune settentrionali isole, non pascer- si quasi d'altro che d'uccelli selvatichi o freschi o salati, e di fresco, o secco o salato pesce, e i selvaggi Eschimau- si intomo alle Baie d'Hudson e et Baff ino. e sulle vastissime uerre del Labrador, divorare le crude carni, e ' pesci crudi... e tutti quanti passarse la ugualmente, sìà riguardo alla salute che al la longevità Che più? Il con tadino Bertoldo., avvezzo a nutrirsi di fagiuoli e di rape, passato dal la cam- pagna alla città, anzi pure al la corte e costretto a cibarsi cortigianamente « Morì con gravi duoli, Per non voler mangiar rave e la giuoli » Ora da tutte queste osservazioni, corredate dall 'esempio del nostro con- ANTIPASTO Giardinetto di olive, carciofi sott'olio, sardine dadi di tonno in conserva. RIPIENO DI RAVIOLI AGLI SPINACI Lessati gli spinaci con acqua sa " si mettono a sgocciolare, tolti su dalla pentola con il mestolo bucherellato, t i state dei pignoli e, stemperati in un tjo» di acqua fresca, uniteli agli spinaci che aviete tritato. Fate sciogliere delle ac ciughe salate in casseruola ad olio caldo, e unitele agli spinaci. Dopo cinque o sei minuti pestate della polpa di pesce in un mortaio: unite il tutto e, dopo averlo ridotto a finissima pasta, v e ne servirete per riempire i ravioli compo. Kti di foo gr. di farina stemperata in acqua tiepida con l'aggiunta di un taU' tino di olio e sale. Spinaci Pignoli Acciughe salate Polpa di pesce Olio Farina Sale q. b. mazzi 4 gr. 6o n, 2 gr. 400 cucchiai 6 gr, fiog
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