LA CUCINA ITALIANA 1934

mmmm li.3 — 15 Marzo 1934-XII LA CUCINA ITALIANA ? Pfodott! della nostra tetta Il riso ' Ne l le dure giornate della grande guer- ra, dure per i fanti e dure per il popolo tutto, fatte d j rinunzie, di sacrifici e di lotte, l 'ora canonica, il momento cioè del pasto era pur sempre, come è sem- pre stato, la più serena e riposante del la giornata. I soldati al l 'annuncio del rancio di- menticavano le lunghe attese, j pericoli continui, j disagi del la vita dj trincea. Tornavano fanc iul l i: allegri, faceti, pron- ti a get tai frizzi 6Ul rancio, sui cucinieri • sui compagni Più famel ici, l ieti di poter diment icare s d j sentirsi vivi, for- ti s sani. II rancio non era, e non poteva essere in quei momenti, un' saggio di cuochi provetti. Era preparato dg. soldati che tutto avevano fatto nel la loro vita, tran- ne che i l cuoco; ed il fante si vendicava a SUO modo di. questa loro inesperienza culinaria, gratificandoli del titolo d'im- boscati, benché anche essi avessero la loro parte di rischi e pagassero il loro contributo di sangue, a poc» distanza dal le trincee più avanzate. I l rancio era inoltre di un* monoto- nia esasperante: al la mattina b r odo se cara« a lesso «¡4 alla sera riso Qualche rara to l ta ¡a pasta, asciutta,' e nel le grandi ricorrenze, quel le del le .azioni» «'intende, i viveri di confronto: frutta •coca, cioccolata, vino e magari na po' dj cognac. Ma anche se j cibi erano quasi seni- Pi« gU stessi, <; non eem/pre ben con- fezionati e cotti adeguatamente, il fante, lassù, sapeva far onore al rancio e tal- volta, quando la razione g l j pareva scar- sa. protestava e parlava apertamente di «camorra alludendo agli «imboscat i» della « cucina > e della « fureria » La sanità fisica e morale dei nostri saldati, 4 loro magni f ico spirito di adattamento, avevano ragione del le avversi tà e dei di- sagi del momento, e l 'al legria e l 'appeti- to non facevano difetto, al la fronte, in barba al le cannonate ed alle sventagl ia- te di. mitragliatrici degli austriaci. Di schizzinosi e di delicati di stomaco in trincea, ve n'erano ben pochi. Se mai erano più indietro, nel le caserme P nelle retrovie dov e i « figli di papà » gettava- no via la gavetta di riso perchè poteva- no concedersi il lusso di mangiar® in trattoria o dal vivandiere. Ma il popolo in armi nel le trincee, Ba mangiato riso, moltissimo riso ed ha re- sistito, ha combattuto e ha vinto. Quanto riso hanno mangiato i nostri soldati durante la guerra? Quantità ingentissime. Se si calcola che ad ogni soldato sia stata data la razione di r 5 o grammi di riso per 270 giorni in un anno, si arriva ad una me- dia di consumo di oltre 40 Kg . all 'anno. Media iperbolica, almeno fra i popoli europei, inferiore solo a quel la del sol- dato giapponese che consuma in media 180 kg. di riso al l 'anno. Se si considera che la media, del consumo del riso m Italia non raggiungeva i 6 kg! al l 'anno per abitante e che si ripartiva molto ir- regolarmente con massimi 10-15 kg. nel settentrione e ìninimj di a -3 kg. nel mezzogiorno ed isole, bisogna riconosce- re che ¡1 nostro soldato — durante la guerra. __ è stato assoggttato ad una nutrizione intensiva col riso, il ch e non gli^ ha certo impedito di sostenere le fatiche d j una aspra guerra di monta- gna, di compiere gli eroici sforzi che ci han dato la Vittoria. Certo è ch e nel periodo dal 1915 al 1919 non solo venne consumato in Ital ia, quel milione circa di quintali di riso che normalmente veniva esportato, ma si dovette importare ingente quantità di riso dal l 'Asia. Tuttavia, a lungo, andare, quest 'ali- mentazione a base di riso di qualità sca- dente, preparato in modo sommario e non adeguato nella cottura, ha stancato i l soldato che si è disamorato da questo alimento e, tornato a casa, lo ha bandi- to dal la sua mensa ed ha diffuso, un po' ovunque, la triste nomea del riso dj •n'erra^ Tagliando da incollare su cartolina di retta a ENTE NAZ IONALE RISI - Ufficio Pro- paganda - Milano, Piazza del la Rosa r. Dà diritto « ricevere gratuitamente un volumetto illustrato eoa un ricettario per preparare U riso Leggete "11 Giornale della Domenica, c t i r = a , t 0 e reso sempre più aderenti alle ne- cessità pratiche delle diverse categorie di cittadini LE ASSICURAZIONI COLLETTIVE J® ®? n °, ugualmente consigliabili ai «Datori di lavoro» e ai s a b i n i * ° P e r a B - M P r l m i ^ r c h è li sollevano da S r e s p o n - a S S U n t e ^ ^ s t ì t u t o stesso; ai secondi, pertìiè danno ad essi la certezza della tutela dei loro diritti. LE ASSICURAZIONI COLLETTIVE m i T A ^ m ? Pasco l are favore, fra cui- S ? I c o ™ Z I f M ^ T O ° DI DIMISSIONI, l a possibilità 11 c o n t m t ° i n ^ » » f f t ' S H S S i , * 1 IN CASO DI INVALIDITÀ' PERMANENTE T O T A T v .„ Pieno vigore come se 1 premi dovuti ' f L e r o r e g oW e n t a ^ v e Z ti p o i a S ; , ss? *j£ sr coliettive> s ia < ord i nar i e » ^ D 4 a n n n ^ E ^ P A Z I O N E A G U U T I L l » 'ESERCIZIO DELL'AZIEN- DA, nonché di numerose PROVVIDENZE SANITARIE istituite espressamente per gli aderenti all'Istituto Nazionale ¿ i l e a S T Ì r t a r e ^ ° l e P 0 l i z z e e m e s s e dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, oltreché dalle ingenti riserve dell'Ente, sono anche GARANTITE DALLO STATO ^ssstJjsss . - a ? r fiffsàf

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