LA CUCINA ITALIANA 1935

EA CUCINA ITALIANA i Aprile 1335 * S i n acclamo rnrf™. VlSSimo P robema è posto all'ordine del giorno delle lettrici della t U O N A I T A L I A N A : data la presenza di un tacchino, fra gli abitatori della nostra casetta, possiamo mangiarcelo con tranquilla coscienza o dobbiamo la- sciarlo morire di onorata vecchiezza La discussione è aperta. Si trat ta di questo: nel l 'ultimo nu- mero della Cucina Italiana, col nome di Mar ia Teresa di Sortenna (pseu- dinimo sotto cui si nasconde la mo- dest ia di una gent i ldonna del la più pura ar istocrazia ital iana, ot t ima ma- dre, al t issimo esempio di v i r tù fa- mi l iari e civiche) si pubbl icava una novel la, piacevole nel la forma, inno- cua nel la sostanza, e che conteneva, f r a gli altri personaggi, anche un di- screto tacchino, appet i toso anzichenò: il quale tacchino, com'è ormai sorte Inevitabile di tutte le bestie di quella categor ia, f iniva per esser mangiato. Fi n i va per essere mang i a to per ope- r a di un aut i s ta il quale, non potendo t i rarg li il collo, perchè se no lo avreb- bero scoperto, lo ammazzava. in al t ro modo: ma in sostanza finiva per esser ucci so e mangiato. Non credevamo di aver f a t to nul la di straordinario, nè in bene nè in ma- le: credevamo soltanto di aver ag- giunto un po' di di letto a queste pa- gine, che non sono di fredda- specula- zione editoriale, ma si inspirano al desiderio di rendere più piacevole e più fac i le ili compi to del la donna qua- le l a intendono gli ital iani nuovi: non f r i vo la e vana, ma operosa, e intelli- gente, e gaia, e serena, nel la sua santa missione di sposa, di madre, di massaia. Ma pare che, senza avvedercene, dobbiamo aver f a t to qualche cosa di terribi lmente sovvert i tore e di bla- s f emo: quel l ' innocenti tacchino, in- consapevole... caval lo di Tro j a, reca- va nel suo vent re oscuri perverti- menti, e gravi ss imi peccata Ce lo annunzia, almeno, in una f orma che non lascia adito a dubbi, una lettera che abbiamo ricevuto, onusta di tim- bri, bolli, ed altri ammennicoli docu- mentari, nientedimeno che dal Si- gnor prof. arch. Luigi "Bel lotti, Di- ret tore Generale del l 'Opera «Domus Nos t ra ». Di ce l a Iet terai Venezia, 8-III-1935-XIII On. Di rezione di La Cucina Italiana Roma Ti racconto: « Un tacchino di tre- dici chili » di Maria Teresa di Sorten- na apparso nel n. 3 del 1. marzo del c. anno, ha prodotto anche in noi di- sgusto e indignazione. Dico anche in noi perchè abbiamo appreso da tutti coloro che l'hanno letto, che cono- sciamo, espressioni di sentimenti si- mili ai nostri. Ci meravigliamo che cotesta Dire- zione abbia consentito di pubblicare Un simile obbrobrio, Tale racconto contiene ¡ 'apologia di un reato, contemplata dal Codice Pe- nale e pure va contro le leggi per la protezione degli animal i. Se l'autrice è un essere materiali- sta, senza cuore, senza nobili senti- menti come lo documenta il di lei scritto, cotesta Direzione di un gior- nale che si pubblica in una Nazione evoluta e civile nella quale nacque San Francesco, che insegnò ad ama- re tutti gli esseri creati da Dio, se- condo le norme civili avrebbe dovuto e dovrebbe rifiutarsi di pubblicare si- mili scritti che vanno contro le leggi degli uomini e del Padre Nostro e ciò anche se l'autrice si crede supe- riore a Leonardo da Vinci ed a Giu- seppe Garibaldi, al grande artista scienziato che era vegetariano asso- luto e protettore di tutti gli esseri inferiori; all'eroico condottiero cht> fu il fondatore della Zoofila di To- rino. Distinti saluti Pro f . arch. Lu i gi Bel lot ti * * * L ì per 11, veramente, avevamo cre- duto che qualche mat tacchione aves- se voluto f ar ci uno scherzo. Ma ci siamo informate, e pare purtroppo (purtroppo, non per noi) che autore di questa fiera mi ss iva sia proprio il signor prof. arch. Lui gi Bel lott i, Di ret tore Generale del l 'Opera « Do- mus Nos t ra». Ci troviamo, pertanto, dinnanzi a questo problema, che vorremmo risol- vere in buona compagnia: Da to che la Divina Provv idenza ha creato i tacchini, e i polli, e i piccioni, e i co- nigli, e 1 vitel l ini di latte, e i maial i, e i tordi, e i pesci, e tanti altri ani- mali, vertebrat i, invertebrat i, ovipari, vivipari, eto, etc., di cui la funzione storica, da che mondo è mondo, è sempre stata quel la d ' es se r 'mang i a ti dagli uomini: che cosa dobbiamo fa- re, d'ora innanzi, di tut ta questa gra- zia di Di o? Lasc i ar la in pace, la- sciarla crescere e moltipl lcare, così che un giorno la t er ra non sia più che un gigantesco pol laio e una im- mensa stal la, e i polli e i buoi, non trovando più granturco e fieno per la loro f ame, si decidano a vedere se la carne umana non fosse per avven- tura commest ibi le anche per loro: o dobbiamo segui tare a f ar quello che è sempre stato fat to, vale a dire mang i ar — quando occorre — polli e tacchini, pesci e prosciutti, convinte di non f ar nulla di male, nul la di Irreligioso e di immorale? E' , in sostanza, l 'ant ica of f ens i va del vegetar iani ad ol tranza contro i fautori della al imentazione mista, che si r innuova: non più armata del- le teorie e della terminologia scien- tifiche, ma c i rconfusa di non sappia- mo qual ve lame filosofico-religioso, in contrasto, del resto, con gli stessi det- tami della rel igione cattol ica, cRe vie- ta l'uso delle- carni soltanto in deter- minate circostanze, ed a determinate persone. Non vorremmo apr ir la via a pole- miche oziose — che lasciano, di so- lito, il tempo che trovano. Ma l 'ar- gomento è troppo importante, e d'al- tronde l 'occasione è troppo bella, per- chè non dobbiamo invi tare le nostre lettrici ad un referendum. Ponendo dunque la domanda che forma il titolo di questa polemichet- ta: <c Data la presenza di un tacchino dobbiamo mcmgiarcelo in santa pace o l 0 lasciamo morire di onorata vec- chiezza t » noi vogl iamo pregare le nostre lettrici di rispondere a que- sti interrogat ivi: — Siete faut r i ci del l 'al imentazione mista, o di quel la esclusivamente ve- ge tar i ana? — E se siete vegetar iane, lo siete per ragioni esclusivamente igieniche, o perchè pensate davvero che man- giare un po' di pollo, o di tacchino — vuoi a lesso, vuoi arrosto, con con- torno di patat ine ben arrosol ite e croccanti — sia commet tere un pec- cato? Noi pens iamo veramente che 11 peccato lo commet tano quelle mas- saie, le quali, avendo il pollo, o il tacchino, Io cucinino male: ma que- sta è un'opinione nostra, e noi desi- deriamo conoscere quel la delle nostre amiche lettrici. Natura lmente pensiamo anche che gli animali di cui ci serviamo a scopo al imentare debbono essere uccisi col minimo possibile di sofferenze, e col mass imo possibile di umani tà. E su questo tut ti — e in pr imi ss ima li- nea Mar ia Teresa di Sortenna — sia- mo d'accordo. Ma l ' interessante è di sapere se dobbiamo mangiarcel i, questi anima- li, o dobbiamo met terci tutti al regi- me del la lat tuga. Siamo sicuri che le risposte ci per- verranno numerose, e apr i ranno inte- ressanti spiragli sul la psicologia, sui gusti e sul le opinioni delle fedel issi- me della Cucina Italiana. Pubbl i cheremo le risposte più no- tevol i: e daremo anche (s e ci perver- ranno), le fotograf ie delle autr ici di esse, LA DIREZIONE

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