LA CUCINA ITALIANA 1935
4 LA CUCINA ITALIANA 4¥. Pa r t i amo al l ' una di not te per rag- g i unge re p r ima del l ' alba la c ima del Capanne i ncappuc c i a to di neve. L a sol i ta Bet ta, c he v i vrà nel la me- mo r i a degli uomini fin quando, al- meno, si t ramandi il suo nome attra- v e r so quel suo t a c ch i no imbo t t i to di z i b i bbo di cui par l e r emo un g i o rno c o l nos t ro amore, aveva apparecchi a- t o sul la terrazza, davanti al mar e, c o- me nel me se di lugl io, e ci aveva serv i to una c ena da c ommu o v e re i sassi. Sar ebbe stato l og i co andar sene po i a l è t t o; ma d o v emmo invece met- terci m c ammi no, lui in testa, noi die- t ro t rasc inati dal la sua vo l ontà, per- c hè a quel pazzo f ur i o so di Beppe sal tò in c apo di f a re un ' escurs i one in mon t a gna in ab i to da sera. — Tu dunque non v i en i? — Cosa vuoi che ti di ca! L ' i dea : e ba l órda, ma se do bb i amo dare que- sta, pr ova d ' intel l igenza v e r rò anch ' i o. C ' e r avamo dunque incamminati per ragg i ungere, se non pr opr io la vetta, c he non eran c imenti per noi, un pun to qualsiasi del la mon t agna' che si apre . .come un f antas t i co scenar io al le spal le del paes ino teso ad ar co sul mare, quando, dopo una mezz ' ora di c ammi no, hél mome n to in cui la- Nuovi tormenti e nuovi tormentati... s c i ando la v ia maes t ra pene t r avamo nel bo s co per f a re la scorc iato ia, u- d i mm 0 nel la f o r e s ta la v o c e di un u omo c he de c l amava un c an to di Dan t e : Nuovi tormenti e nuovi tormentati Mi veggio intorno, come ch'io mi muova iLi eh io mi volga e come che io guati Io sono al terzo cerchio della piova Eterna, maKdetta, fredda e greve - Regola e qualità mai non l 'è nova. Ci a c c o v a c c i ammo in si lenzio intor- no a un cas tagno. La dec l amaz i one cont inuava, e la v o ce par eva che si avvi c inasse. Grandine grossa, acqua tinta e neve Per 1 aere tenebrosa si riversa Pute la terra che questo riceve. An d ammo verso il dec lamatore. R i t t o sopra una cote, scami c i at o, sen- za cappel lo, il mat to Ame r i go cont i- nuò a dec l amare c ome se non ci a - vesse veduto. Lo c h i ud emmo dando ci la mano c ome ne! g i ro t ondo dei bimbi. Cerbero, fera crudele e diversa... Beppe lo interruppe. Senti, Amer i- g o — gli di sse: — vuoi veni re c on noi sul Capanne? Vo g l i amo vedere di lassù c ome si leva il sole di que- s to p r imo g i o rno del l ' anno. — Io no — rispose. — Veni te me c „ ' BRVrto'Jt voi , eh ' io vi c onduca in mia mag i on qui presso. Ci gua r dammo. — Ma t to è — disse qua l cuno di noi, ma finché declama. .. — Hai sent i to c ome lo sà a memo- r i a? Se non lo f e rmavi in t empo — os servò Ro b e r to c on la sua diver- tente as iner ia — ci rec i tava intero il quar to canto del Purga t o r i o. — Br ava best ia. — Hai rag i one, è il quinto del- l ' Inf erno. — E ' il sesto — ruggì il vate che pareva avesse as co l tato di strat to il nos t ro dial ogo. Ma g ià —- sogg iunse in t ono di di- sprezzo — che puoi saperne tu di Dante se sei un g i nnas i a l e? Ti c om- pat i sco. Robe r t o, per la ver i tà, f ac eva allo- ra il 4. anno di med i c ina, ma il poe- ma non lo r i guardava lo stesso.. Fa ora il med i co in un paese di monta- gna, e t r onca la f ebbre, pare, coi de- cot ti di vino, che gli han c r ea to una f ama. Ame r i go era ma t to ma non dava no i a: era, f orse, più man i a co che mat to. Ol iando ripetè l ' invita .•"><•'— A N G O L I DI P A E S E "frangette,, di Amerigo
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