LA CUCINA ITALIANA 1935

26 «.LACUCINA ITALIANA 1 genna io 1935-XIII Consigli a Rosetta Ro s e t ta è part i ta. Uno z io di suo mar i t o, un v e c c h io mi sant r opo c he Vive in c ampagna, ha vo l uto c he questi due nipoti andassero a pas- sare c on lui il g i o rno di Capodanno. Ne l l o ro v i agg io di nozze gli sposi non man c a r ono di f a re al lo z io una Visita di c onven i enza: e c e r to la g r a- zia di Ro s e t ta ha r i svegl iato nel cuo- r e del ve c ch io c ampa gnu o lo un ' im- provv i sa nos tal g ia di af fet ti f ami l i a- ri, fino al l ora sconosc iut i. Al t r imen- ti non si saprebbe t r ovare la rag i one di questo invi to da par te di un u omo c he si è mos t ra to s empre ost i le al la sua parentela, e des i deroso di v i vere nel l ' i solamento. Fa t to sta che l ' invi- t o è stato ac c o l to c on gioia. I mi ei vi c ini s ono part i t i, lieti c ome due scolaret ti in va c anz a: ed io ora guar- do, c on un senso di tristezza egoist i- ca, le l oro finestre chiuse. E ' c he o rmai vog l io bene a Rose t ta, a que- sta mia b i ondi ss ima al l ieva che, In f a t to di e c onomia domes t i ca, c omi n- c i a a saper la più l unga di me. Es sa mi rac c ont ava ieri, e c on soddi s faz i o- ne visibi le, che nel mese di de c emb re ha speso mo l to me no che nel mese precedente. E ques to senza pr ivarsi fli nul la: no davvero. Ha impara to ad imp i egare bene i suoi denar i: ec- co . P r ima si f a c e va por tare tut to a c a s a: ora va a f a re la spesa da sè. L a mat t ina, anche se v i ene l ' acqua a catinel le, s ' inf i la un pal tò ben ' o r - n i to di tasche, si me t te un berrett i- n o senza pretese, e, c on una borsa d ' una capac i tà inverosimi le, va al mer cat o. A quanto pare è g ià riusci- t a ad or ientarsi pe r f e t t amente in quei v a e vieni di gente a f f ac cendata, in quel voc i o, in quel t ramest i o, in quel- l ' incroc iarsi di r i chiami e di o f f er te di ogni genere di mercanz ia. Gira, scruta, ficca dapper tut to il capr i cc i o- s o naset to r ivo l to al l ' insù, f a i suoi cal col i, c on f r ont a, cont rat ta c on a- Stuzia, di spre i zando, c ioè, la roba c h e ha una vogl ia mat ta di c omprar e, e tira sul prezzo a più non posso. A veder la, bi onda e f rag i le c om' è e sempre pr onta al r iso ed al lo scher- zo, non si di rebbe davve ro che do- vesse avere att i tudini così posi t ive. In r eg ime f emmini s ta, si pot rebbe f are di lei un ' ecce l l ente ministressa delle finanze. Se il t a c c agno parente c ampagnuo l o c he l ' ospi ta in questo momen t o, f o s se a cogni z i one di tale sua mar- c a ta tendenza al r i sparmio, l ' eredi tà sarebbe g ià ass i curata! Ered i tà pin- gue, mi di cono. At t o rno al la villa, dove abi ta lo z io una c intura di po- deri r i cchi di quel le viti prodigi ose, c he dànno il c l ass i co v i no amb r a to dal p r o f umo di viola mammo l a. E stal le pi ene di bovi e di va c che e le- g i oni di pecore, di polli, e di porci colossali che ar r i vano sezionati o tri- turati, in tutte le dimens i oni e aspet- ti possibi l i, nel la vasta cuc ina, del la quale Ro s e t ta mi h a par lato più di una vo l ta c on un cer to sgoment o. — Se vedesse che cuc i none! Ci si sperde. C'è un c ami no immenso, sor- mont a to da una c appa maestosa, e c on cer ti sportel li f errati c ome le por te d ' una prigione. .. Suo mar i to le ha rac c ont a to che nel l ' autunno, su quel cami no, schidi o- nate e schidi onate d'uccel letti g i rano dinanzi ad una fiamma viva. Ro s e t ta non ha mal v i s to un gi - rarrosto, ed è un po' scet t i ca sul l 'u- tilità di questa pi ccola, ar ca i ca mac- china scampane l lante, che io r i cordo tanto volent ieri. Anche oggi mi r i- v edo bamb ina, a tavo la col babbo e le mie sorel l ine. En t ra in salot to la mamma, tut t ' accaldata, col g r em- biale g i rato at torno al col lo, a guisa di sc iarpa. Vi ene dal la cuc ina, dove I ar ros to g i ra sopra un c ami no gran- de c ome quel lo del lo zio di Rose t ta, e che ha una cappa maes t osa e certi sportel li f - r : a t i c ome le por te di una pr igione. Si ode, la mamma, per man- giare la minestra, che noi tutti ab- b i amo finita. E subi to il g i rar ros to scampane l la. Di l indindin, di l indin- din... E ' scar i co, — Chi va a c a r i c a r l o? — Io. — No, v ado io. E noial tre sorel l ine si c o r re tut- t 'e tre. E quando l ' arrosto fumant e, croc- cante, f rag rante è in tavola, c ome l avorano i nostri dentini aguzzi sul crost ini che sanno di salvia, su gli ossetti, che il f u o co ha resi fragi li c ome il ve t r o! Ma non è so l tanto la poesia d», r i cordi, c ome f o r se suppone quel la bi r i china di Roset ta, che mi fa dir bene del l ' arrosto gi rato. Il mio è un elogio convinto. E i n questi j l t iml tempi più d ' una Voce si è levata a decantare i pregi di questa mani era di cot tura, ora caduta In dlriuso. Ho vo luto che anche Ro s e t ta le ascol- tasse, quel le v o c i : esse, però, non la hanno t roppo persuasa. Su ques to' ar- goment o, or non è mo l to, abb i amo par lato a lungo lei ed io, ed in c on- tradi ttor io. — Mi pare che non met terebbe c onto — di ceva la mia v i c ina — bru- ciarsi il vi so al la fiamma, c ome f a- ceva pr ima lei, ora che abb i amo a disposizione f o rni elettrici e a gas, e quel li non meno prat i ci del le cuc i - ne economi che. Credo c he l 'arrosto, che si f a lì dentro, non abbia nul la da invidiare a quel lo gi rato. Protestai. — Per il rosbi f fe, l 'agnel lo, il maia- le, ed anche il pol lo, il f o r no va be- nissimo. Ma per la c a c c ia pi ccola, non ne par l i amo nemmeno, per ca- rità. La mo r te degli uccel l ini, spec ial- mente di quegli pi ccol i, che sono i migl ior i, è al lo spiede. Non c 'è pie- tanza per quanto sapi entemente ma- nipolata,, c he abbia un sapore spec ia- l e - c ome le pi spole e i pett irossini, gi- rati dinanzi ad un f u o co di l egna: di quei cosett ini che, nel l ' int imi tà -della tavo la fami l iare, si str i tolano sotto il dente, testa e tutto, fino al be c c o, e quasi quasi di spiace di but- tar v ia anche quel lo. E ' stata sempre così radi cata in me la conv inz i one che essi debbano esser cot ti a quel modo, che non mi sono mai lagnata di dover essere tanto spesso di cor- vée. Un anno, si figuri, tra l ' ot tobre e il novembr e, f eci l ' arrosto di ucce l- lini t renta vo l te di segui to. E non le veni vano a no i a? No. .. E poi c ' era tanta gente che ven i va ad aiutarci a mangiar l i. A quei tempi avevo un c ami no ad hoc... Ogg i, c ome f a r e i? La mode rna edilizia non ci consente che camini pi ccol i, in ango l o, c on una mezza cappa ficcata nel muro e la go la per traverso. Ro s e t ta ebbe un sorr i so bi r i chino. — E se avesse un c ami no ad hoc, si sobbar che r ebbe ad un simi le stra- pazzo ? — E c ome! Mi sento abbastanza g i ovane per questo. Le r ipeto ohe, in fat to di uccel l ini, non ho che Un pa- r e r e: o al lo spiede o nulla. A cuo- cerli in un al tro modo, mi parrebbe di sciuparl i. E, quando una massaia, in funz i one di cuoca, ha certi scru- poli, si sobbar ca a qualunque fat i- ca, a qua lunque sacr i f i c io pur di non s compar i re di f r onte a se stessa, La cuc ina, figliuola cara, è per noial tre donne da casa una palestra, dove In nostra att ivi tà deve svolgersi c on Uh entus iasmo mal diminui to dal pen- siero dei pi ccoli rischi nei quali pos- s iamo incor rere: quel lo di sciuparsi le mani, di bruciarsi . .. — Guardi questi segni — -proseguii r imbo c c andomi le man i che del la ve- stagl ia. Sono c i catr i ci di bruc iature,

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