LA CUCINA ITALIANA 1935

22 LA CUCINA ITALIANA La 1Ma g g i o 1935- XIII ^ _ ——— — - J.»QV> -aj.XX mia domestica ha vinto la Lotteria di Tripoli i — la f ede le domes t i- » - — Quando Lisa l f e e le o esti ca a tutto servizio, che da tredici anni mandava avanti la mia famigl ia — c omp rò un bigl ietto del la lotte- ria di Tripol i, mi o mar i to Vi t tor io si mi se a cal co lare le probabi l i tà che aveva di vincere e di por tare col suo a l l ontanamento la rov ina del suo sto- ma co e del suo guardar oba. Tre g i orni dopo, aveva f inito il cal- co lo e == rasserenava: « L a possi- bilità, di chi abbia comperato un solo bigl ietto, e mi n ima — mi r ipeteva - - n o v e al l OUwais Meg l i o! Per me, perdere Li sa sareb- ® o m e ac c o r c i are di dieci anni la La notte che aveva segui to l 'estra z i one era alta, quando il campane l lo suono, ud immo aprirsi l 'uscio... poi nulla... poi un gr i do pazzo di gi o ia «1 inf ine v e d emmo appar i re Li sa che brand i va un t e l egramma e gr i dava: — Ho vinto dodi ci mi l ioni alla lotte- ria di Tr ipol i! e, dopo avermi ab- bracc iata, s i met teva conf idenzial- mente p sedere sul letto e gr i dava — Me tà per c i ascuno! — No — r i spondeva Vi ttorio, one- stamente, ma col la mor te nel cuore — il bigl ietto era tuo! — Ma che f arò di tanti mi l i o n i ' Do ve li me t t e r ò? I o sono t r o v a t e l i , non ho che l oro al mondo. .. — E dove tieni i] bi g l i et to? — Nel l ibro da messa. .. ma lo ten- derlo 61 ' c o m m e n d a t o r e ; vado a pren- Vi t tor io i nc omi nc iò a borbo t tare » ad ass i curarmi che sarebbe stato i l. preso da ac idi tà di s t omaco, per- che nessuno . avrebbe saputo dosa- re i condimenti c ome li dosava Li- sa, che non avrebbe potuto mangia- re le costolette di verdura fritte a dovere ecc. ecc. Ma ecco giungerci delle voci: «ecco la milionaria! viva la milionaria!». Eccoci, Vittorio ed io in anticame- ra, in tempo per veder Lisa abbraccia- ta dalla portinaia, presa per le spalle per le braccia, per le mani dai cinque domestici e dall'attendente che dor- mivano nel semi-interrato accanto al portiere, e che n'erano stati risveglia- ti... a suon di milioni... e ciò mentre il telefono chiamava disperatamente ed altre persone — in cui riconobbi i coinquilini - entravano con escla- mazioni di gioia e felicitazioni alla fortunata... ed a noi... — A noi? — ruggì Vittorio, che andava elencando nella mente tutte le pietanzine di cui avrebbe dovuto privarsi... ma che poi dovette rasse- gnarsi e subire gli avvenimenti. Così un momento dopo, Lisa era seduta alla destra del sofà — un po' « a g- giustata » da un'amica cameriera con un mio scialle veneziano buttato sul- le spalle — ma sempre magra come un acciuga e brutta come un acci- dente. Ma può essere brutta una donna che possiede dodici mi l ioni» Il campanello squillò; un attenden- te corse ad aprire. Ec co Bruni, il gio- vane brillante giornalista seguito da altri sei, con tessere, sorriso, macchi- ne fotografiche, operatori col magne- sio... La novella milionaria, noi — ormai supinamente rassegnati — il salotto, tutto fu fotografato. Poi Bruni si rivolgeva a me: — Donna Ida, bisogna « b a gna r e» collo spumante il lieto avvenimento Lisa rispondeva pronta- - - Oh sì! me ne presti qualche bot- tiglia, commendatore, e, senza aspet- tare risposta, sì rivolgeva all'atten- dente e ad un cameriere: — Fede- rico, la chiave della cantina sta die- tro la porta, in guardaroba; Lenzi le coppe sono nella credenza grande in gento p r a n z o ' c o n i vassoi d'ar- Quante bottiglie? — chiese Fe- derico. Dieci, pel momento - rispose la milionaria, con un'« assurance » da gran signora. a Il biondo vino scorreva, i brindisi si susseguivano, il telefono assordava z i 7 L a « r a d i o » diffusa la noti- zia — disse Bruni - Incomincerà una processione qui. " " " cera - Nooooo ! - ruggi Vittorio e, un Po col e buone, un po' colle cattive, fece piazza pulita, chiuse col cate- naccio la porta, telefonò per avere

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