LA CUCINA ITALIANA 1935

1 Maggio 1935-X Ì II LA CUCINA ITALIANA 31 . C O W A Z I O Donna Marta ha dato giovedì del- la settimana passata il suo ultimo ri- cevimento. Parte. Non ha ancora pre- so una decisione, ma mi diceva ieri, al the dell'Araucana, dove ella mi trascina con la sua volontà ostinata, che vorrebbe andare in Provenza. A meno che non venga in mente al ma- rito di rinchiudersi come l'anno pas- sato in quella sua Casina del Roveto a sentir le cicale. — Ti direi di accompagnarmi, Gior- gio. se non avessi paura di strapparti a qualcuno. — Voi vi divertite a tormentarmi, Marta! — Verrestit — Se verrei! Amica impagabile. Avrebbe forse il diritto di odiarmi: mi vuol bene, invece, come se fossi una cosa sua. Può, l'amore di una donna, trasfor- marsi in amicizia ? Dicono di no, ma è il coro degl'im- becilli. In quell'ultimo ricevimento di don- na Marta ho conosciuto una signora inglese che ha la vivacità di una me- ridionale. E' piccola che l'oro dei suoi capelli non t'arriva alle spalle, con due occhioni da bambola che inna- morano. Occhi celesti. Canta. Ha un filo di voce, ma la modula con tanta dolcezza, che l'ascolti mpito. Canta le canzonette napoletane. Come faccia non sai, perchè non conosce il dialetto e balbetta appena nel nostro idioma iella dice con ec- cessiva modestia che il suo « è un parlare di abbaiamento); quello che è certo è che delle canzonette che canta ti dà il sapore. Il fatto non è molto comune, ma ri- cordo di aver conosciuto, molti anni fa, un'artista spagnuola che conosce- va della nostra lingua la parte di Mimi di cui era stata, magnifica in- terprete. Quando un amico, che fa- ceva allora l« hidalgo » e le faceva da interprete, mi raccontò il fatto, lo ( PILL0LEdiiF05fJ g i • d E L p i Q V B H O £ oa 20 «uni sono i l pubshhte insuperabile ANTIEMORROtDALI TONICHE OICESTIVE Un asine clno di S pillole I . .O.0O Richiederlo alle farmaci«' locali Uno scatola di 5 O pillola L . 3 . 15 c r o s t o ogni Importanfo Farmaci» o inviando « g l i a dì l M allo FARMAACI P0N(l VENEZIA S.FQ5(A trattai da buffone, ma dovetti ricre- dermi. Toccato nel vivo, egli mi di- mostrò infatti una volta tanto, spe- rando di riabilitarsi per sempre, che la . gentile cantante madrileña non sa- peva boccata d'italiano, tanto che me le offersi come maestro di scuola di prima inferiore visto che bisognava cominciare dalle vocali. Imparò poi da sè, perchè dopo un paio di mesi da Torino, dove l'avevo conosciuta, capitò a Sassari dov'ero capitato an- ch'io e m'accorsi ch'era ormai in gra- do di esprimersi coi propri mezzi. Era una Mimi deliziosa. Si chiama- va Carmen anche lei, ma era sopra- tutto una incomparabile Mimi ch'ef- fondeva nel canto tutta la passione della creatura pucciniana. Che sarà stato di lei? Era una donnina piena di giudizio: piccola, come l'inglesina che canta con tanta «ingenua malizia» in un dialetto che non è suo, ma con due occhi d'anda- lusa che divoravano. La sorella inve- ce era bruna e somigliava più al bab- bo, un bell'uomo sbarbato con le ba- sette che viveva per quella sua fi- gliuola dall'ugola d'oro. Perchè viag- giava tutta la famiglia. Il padre, Don Jaime, era un impiegato superiore di non sò che Dicastero, il quale aveva chiesto sei mesi di aspettativa per seguire « la hija » attraverso i palco- scenici d'Italia Non diceva una pa- rola d'italiano nemmeno lui, carne nor, ne sapeva la moglie, alta, piutto- sto massiccia, molto signora, ma con un'allegria, una vivacità,, una ruzza nonostante i suoi quarant'anni che splendevano — questo sì — da, farti perdere il capo. Ti disorientava. Ma. dove eravamo rimasti? Già, parlavamo del ricevimento rt. Donna Marta al quale mancava l'al- tro giorno la. contessimi Silenzi Ma, non era malata. Seppi infatti la sera prima in casa dei Paini che dovendo intraprendere anch'essa un viaggio di piacere e di studio passa le settimane in casa nel silo studiolo tra cataste di libri. Me ne parlava donna Marcella. — Sono stata a trovare la sua ne- mica — mi disse — ma sono uscita che mi girava il capo come una trot- tola. Parte anche lei: va in Egitto. E poiché non sarebbe possibile in- traprendere un viaggio simile, senza farsi prima una cultura, dirò così, faraonica, l'ho trovata accesa in vi- so con le mani chiuse nelle tempie che divorava una vita di Semiramide... C'era, invece, l'araucana, che an- drà al mare per una cura primave- rile. t f Z LA CUACIN IDEAL PER LA SIGANOR MODAERN * Completamento smaltata Tre fuochi - Forno : : ; . Scaldapiatti aperto : : * 1M VEND I TA OVUNQUE Domanda te opusco li illustrativi , al la: SOCIE' TÀ TRIXPLE ITALAIAN MILAON - Vai G. Rosa, le? I .— A Viareggio? — domando. — No. Andrò piuttosto in una spiàggia al riparo degli scogli. Un me- dico amico mi ha '« dicho » che dalla spuma del, mare-. — E' naia Venere, dona Carmen... — Non faccia il galante Sembra, secondo la sua opinione che il mare franto negli scogli, din un prodotto più puro di iodio . — Certo ; dicono anche che lo e- mulsioni... U i O K ' - I O D I T U K K K B B U NA (presso VOGHERA» M A G G I O - O T T O B R E CUER S A L MO DEI C H ( Ba g ni - F a n g h i - I na l a z i on i) COME SOLFOEROS Consulenti: Pro f . Clivio, Fro i . Cala- micia e Pr o! Mantegazza - Direttore Sanitario Dottor Comm. 1!. Divianl.

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