LA CUCINA ITALIANA 1935
li I /A CUCINA ITALIANA 1 gennaio 1S85-XHI PICCOLA POSTA PEPPINA S. (Milano). — Ella ha scritto alla signora Delia Notari ed io leggo adesso la sua con quell'emozione che sempre prende, quando si toccano le cose appartenenti o indirizzate a quel- li che ci precedono nella LUCE... emo zion« tanto più grande, quando si trat- ta d'una persona di cuore, d'ingegno, di operosità come la compianta Signora. La sua lettera mi ha fatto pena: vorrei l'in- dirizzo della sua piccola malata per scri- verle direttamente e per venire a veder- la, se capito a Milano. Ma ella non si perda di coraggio. Ho conosciuto un uo- mo politico che raccontava d'essere stato, a 20 anni, spacciato dai medici. Egli andò a vivere nei boschi d'alta monta gna, conducendo un'esistenza molto pri- mitiva e mori ad ottanta anni, dopo es- sere stato forte, vegeto e lavoratore in- defesso. Ella ha poi mille ragioni (anche se le duole il cuore) di portare sempre con sè, in una bustina di « collephane », una tazza ed un cucchiaino, e di chiedere alle sue amiche di versarvi il tè od il caffè-latte destinato alla sua bambina. Nei grandi sanatorii italiani ed esteri si educa il malato — Ano alla sua comple- ta guarigione — ad avere quelle sempli- ci e doverose precauzioni, che permettono di vivere fra la gente e di acquistarpa la simpatia. Molte buone cose e un bacio alla sua cara. FIOR DI NEVE. — Cara, come ben di- ce, per rispondere a tutte le sue domande necessiterebbe un volume, ed il volume mio c'è ed a pochissime lire, come potrà rilevare leggendo altre mie « piccole po- ste ». La questione del « lei » e del « voi » sarà da me trattata nel numero di marzo, dato che in quello di febbraio parlerò di battesimi, prendendo lo spunto da quello augusto del 22 dicembre a Napoli: dove sono intervenuta io pure. I confetti non si distribuiscono ad Un tè di fidanzamen- to. Quando si offre il tè, sì fa scivolare il tovagliolino sotto alla tazza che si porge. La biancheria si conserva tenendola non stirata, esponendola spesso al sole e fa- cendola lavare in acqua limpida almeno una volta all'anno. E' sempre cosa buona, da persone fini ed ordinate, avere ogni c&esetto della casa foderato con carta di Varese e con della tela in fondo. Invece della tela si può lavorare coli'uncinetto, con grosso cotone greggio, una lista dell'esatta misura di ogni cassetto. Non posso darle consigli sull'arredare la sua sala, perchè non so con esattezza la sua condizione finanzia- ria c sociale, l'arredamento delle altre stanze, l'uso a cui destina ia nuova sala, ecc. Per conto mio, le confesso che trovo simpaticissimo e signorilissimo lo stile Impero, ma con mobili autentici e quan- do tutta la casa sia improntata a signori- lità. Quali quadri? Pochi, ma buoni. I ritratti dei nostri cari vanno tenuti o nella nostra camera o nel salottino dove noi signore passiamo la giornata. Altri ritratti — quelli di autentiche persona- lità, di personaggi della Reale Famiglia, possono essere appesi alle pareti o po- sati su di una mensola, bene incorniciati, nel salotto. Pel suo vestito le consiglio il turchino, colore simpaticissimo e di- stinto. Tutti gli accessori debbono essere intonati; si portano molto scarpe, guanti e borse turchine ed anche le volpi ed altri peli, rasati o no, sono tinti in tur- chino. La sposa dia la bomboniera di sua mano agli intervenuti alle nozze; la man- di agli altri. Per lavori di biancheria a punto antico, credo sia bene rivolgersi a Firenze, dove lavorano bene ed a prezzi convenientissimi. E' soddisfatta? MARTE, — Cara signora, sono, anche 10 moglie di un ufficiale e mamma di un ufficiale, quindi ho una certa competen- za in materia e posso dirle che gli uffi- ciali debbono farsi poca roba borghese, ma moltissimo ben tagliata, di taglio classico e: non capriccioso, che possa du- rare abbastanza a lungo di moda, e sem- pre scura; grigio scuro e turchino scu- ro. Lascino lo « fantasie » ai borghesi dalla ben fornita guardaroba. Adesso an- che la moda maschile è intonata a tutto un colore; per questa stagione, io trove- rei elegante un vestito di vera lana di colore misto grigio e nero; cappotto gri- gio scuro, cappello e guanti grigio scuro; la cravatta sia di fantasia, molto fine, di « fondo » grigio, « operata » in colore più vivo. Tratterò presto l'argomento dell'intesta- zione delle lettere. Penso che sulla busta ci vada soltanto « signora tale » o « con- tessa tale », senza aggettivi, come « gen- t i l e» o «dist inta». Le persone che non sono nobili e che si offendono perchè ella omette « N. H. » o « N. D. », sono talmente poco., simpatiche, che la loro amicizia può essere lasciata perdere senza rimpianto. Tante cordialità. GINA R. (Sicilia). — Le tazze di por- cellana, ecc., s'incollano colla resina in- diana o colla seccotina; se ella è costret- ta a lunga immobilità, metta la sua pol- trona a sdraio (immagino che quello che chiama « sdraia », sia la poltrona a sdraio, ma l'avverto che non è parola italiana), nel salottino dove riceve le amiche e pas- sa la giornata. Se per « sdr a i a» intende un sofà tipo quelli Impero, esso può sta- re tanto in camera quanto in salotto. So- no lieta di farle dono dell'agenda «Un anno della mia vita » e gliela faccio mandare. Per quelle sementi si rivolga a qualche orto botanico, di cui leggerà la reclame sui giornali. Molti buoni au- gurii. VITTORIA SUSANNA (Ciro - Catanza- ro), _ Come vede, metto qui il suo indi- rizzo perchè le abbonate sappiano a chi rivolgersi per avere dei tessuti e dei la- vori calabresi, che conosco ed apprezzo. C'era a Roma quel negozio «Fiamma del Sud » che attirava tutte le simpatie di noi signore; sono lieta di sapere che dAn- nunzio abbia addobbato con tessuti cala- bresi un salone del Vittoriale. La nostra arte paesana è sempre squisita; squisi- tissima è la loro. Auguri. ALBULA. — Cara, quando la sposa ha 11 vestito bianco ed il velo, lo sposo veste il «tight», con cravatta a «plastron» scura, guanti grigio-chiaro, scarpe lucide nere. Lo «smoking» si adopera solo di sera; il frac non va più per matrimonio, neppure se c'è per testimonio un principe di Casa reale. Se la sposa ha un elegante vestito da pomeriggio, va ancora il « t i gh t », se ella è vestita da viaggio, lo sposo abbia un bel vestito grigio scuro con tutti gli accessorii eleganti. Naturalmente bisogna, poi, vedere quale posizione abbiano gli sposi, quale, relazioni, quali invitati ed in- tonare tutto. ' ,, . UN'ABBONATA (Roma). — Volentieri cercherò d'esserle utile, ma mi è indispen- sabile avere il suo indirizzo. ABBONATA 657. — Ella mi chiede-co ritengo signorile vestirsi di rosso. La sua domanda è troppo generica e le gradazio- ni di rosso sono troppe numerose., e poi, a vent'anni una toletta rossa-fuoco può es sere elegante, mentre è ridicola a sessan- ta. Quest'anno è di moda il rosso-corallo, ma, per regola generale, una signora di- stinta è quella che noli si fa distinguere nè per fogge, nè per colori, nè per mo- delli stravaganti. FRATELLO DI ABBONATA. — In un grande ricevimento le quattro o cinque bottiglie di liquori vanno messe su di un vassoio o raggruppate nel centro od in un angolo della tavola: oppure i liquori, i vini italiani, i cokteil. la limonata, ecc., vanno su di uno spéciale tavolino. In un comu- ne ricevimento, in cui il rinfresco è ser- vito in stanza da pranzo, ì liquori pos- sono stare sulla credenza, oppure in que- gli armadietti che i francesi chiamano «cantine di l iquore» (cave il Iiqueurs), capaci di due o quattro bottiglie, con ì relativi bicchierini Consiglio a sua sorel- la di fare in casa 11 « V o v » o il «No c i- no » o il punch di caffè (di cui o qui o in «s ignor i l i tà» ho dato le autentiche ricet- te) a preferenza di altri liquori preparati con estratti. ETTORE D„ S. — Le dosi del tè sono: tre cucchiaini per cinque persone. Per averlo perfetto, adoperi una teiera di coccio e di porcellana. Ne spiegai il per- chè nel numero di dicembre. NONNA — Non occorre che le abbo- nate strappino un pezzo della «Cuc ina», rovinando un numero, per chiedere una risposta: basta la fascietta e basta la loro parola. D'altronde noi abbiamo, qui, il modo di vedere subito se una persona è veramente abbonata o no. Io ho scrit- to soltanto in italiano, ma, per i nipo- tini che le sono ritornati poliglotti, con- siglio un delizioso nuovo volume della signora Margherita Brown — una distin- tissima signora inglese che è da trenta- cinque anni in Italia, che ha pubblicato adesso in quattro lingue « la storia d ' Savietto e di Grullino» con illustrazioni del principe Romani, parente della no- stra Sovrana. FIORDILIGI. — Io trovo più pratico e signorile" — sulle tavole di famiglie modeste e dabbene — la tovaglia di filo bianco a tutti i pas i ; quella colorata va per la colazione di mezzogiorno; il gial- lo, l'arancione, ed 11 verde sono da pre- ferirsi all'azzurro ed al rosa. L'azzurro ed il rosa hanno un po' l'aria di «por te- enfant ». Le pare ? Vuol sapere « se un signore si presenti solo ad una signora, come deve rispondere la signora? Cosi: « I o sono la signora tri le dei tali e sono lieta di conoscerlo». Vuol sapere « s e è poco educata la persona chc sbuccia, pur con garbo e mang'a le arnneie. colle ma- ni ». Io trovo che le arancie rovinano e sporcano mani ed unghie, se trattati colle mani; è molto semplice tagliare la buccia con coltellino e dividere gli spic- chi colle mani.. L'indirizzo ad una signo- ra nobile può farsi in due modi : o « N. IX Teresa X » oppure: «al la signora Tere- sa No'o. X ». Ad una titolata scriva « Con- tessa X », come dico in altra parte del- la Piccola Posta Grazio degli auguri che ricambio cordialmente. SIRENETTA. — Io succedo alla nota indimenticabile signora Notari in quel- la parte della piccola posta che non ri- chiede speciali cognizioni di cucina. Non me ne intendo di massaggi di bellezza: per le mani ricordo la vecchia ricetta della mia nonna, che consigliava uii'un- zione di glicerina, la sera prima di cori- carsi. Il mattino dopo, tolti i guanti bianchi di filo, le mani apparivano mor- bidissime. MARIA S„ Roma. — Ella vorrebbe sa- pere se l'acqua si prepara già versata nel bicchiere grande, ad una colazione elegante. In estate assolutamente no; nel- le altre stagioni... distinguo, a seconda dell'abilità della cameriera e del nume- ro degli invitati, che essa deve servire. Se è svelta, può benissimo, dopo aver presentato ad ogni commensale la mine- stra, versare l'acqua e poi il vino ; se non è svelta uè pratica, allora la padrona di casa metta sulla tavola anche le po- sate del dolce e delle frutta, faccia em- pire i bicchieri — un istante prima d'an- dare a tavola — semplifichi tutto. Non è poi punto disdicevole, in una colazione anche elegante, eh» gli invitati servavo il vino e l'acqua alle loro vicine; in tal caso è bene mettere una bottiglia di vino ed una. caraffa d'acqua ogni due persone. Auguro serene il 1935 a lei ed a tutte le nostre care abbonate. ELENA MOROZZO DELLA BOCCA
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