LA CUCINA ITALIANA 1935
1 Giugno 1935-XIII LA CUCINA ITALIANA Storia romanzata del cioccolato Non càpita ad ogni passo, pur aggiran- dosi nel più completo vivaio e nell'orto botanico più ricco, d'imbattersi in una pianta sempre verde .un quache centi- naio di lampion ' ti -erde-bottiglia e ros- so-arancio attaccati con una puntina da disegno al fusto e ai rami maestri. Ta- lora in grappoli come a una luminaria veneziana, a la d ecina di inetri dal suolo, tal'altra quasi sci'-olati sul tron- co all'altezza del ginocchio. Verdi le fo- glie ma rosse nella pagina inferiore, si che la pianta sembra cangiante a chi se ne allontani. Kos,i i frutti maturi, che paiono di cuoio pei :lato d'ocra; ma di un verde smalto se acerbi, che li fa somigliare f piccoli cocomeri in mi- niatura. Dentro ognuno una cinquantina di semi biancorosati dalla polpa tutta droga, grasso ed ai- ma. Certo una pianta cosiffatta, che si vor- rebbe dire innaturale se non crescesse al sole più caldo dei tropici, ci lasce- rebbe perples-. ' Ma almeno sappiamo, O g g i , che esiste. Quattro secoli fa gli Spagnoli che per la prima volta sbarca- vano al Messico dovettero crederla di- pinta e acc 'i jdata per qualche strano sortilegio dei Nativi. Ceri di bronzo scanalato, mt ighi t, ccosi e agavi a can- delabro, banchi vergini di argento ; sab- bie d'oro nei fiumi, legni come im levuti d'inchiostro e duri coi - ferro- tutto que- sto era gran cosa, ma quella tricromia vegetale non era da meno. E, intendia- moci, si rito come prima impressione perchè le sorprese dell'arboreo individuo erano ben lungi dall'essere finite. Non solo, ma alla se. >sa seguiva : media- ta la conoscenza, c dalla conoscenza na- sceva l'amore. E come la Grecia vinta, cantata da Orazio, he stellò a su i volta il rude vincitore, anche la nostra pianta « quasi una fantasia », fini per sedurre i suoi padroni. Intanto essa veniva da - sito di de- lizie e di dolcezze, dall'eden di Tuia, dal paradiso terrestre dei primi figli del Sole. Ma questo le rudi soldatesche di Fer- nando Cortez nou potevano subito cono- scere, dato poi che avessero avuto tem- po d'interessarsi a uu mito lontano, con tanto oro attorno da caricare nelle stive. Tuttavia, come racconterà più tardi il fiorentino Francesco Carletti, fortunoso navigatore e riscopritore dei fasti del C cacau » che ; er merito suo avrà citta- dinanza in Italia e poi in tutta l'Europa, qualcos' litro dovè colpire i novelli argo- nauti Il vello d'oro era già pronto nei forzieri del po ero Moutezum? : la sua bevanda preferita era, insieme al succo fermentato mango, come il nettare e l'ambrosia che una natura rigogliosa lar- giva ai Nativi. Vigore certa- te, i febbre incen- diaria perchè il Carletti trascura che le alte doti nutritive, stimolanti e toniche della droga natui-le erano esaltate con sapienti correttivi di... pepe, muschio e cannella. Bevanda " gli dei, filtro, diciamolo pu- re bever di., amore per uomini. Ma non ' asta. Giù nei forzieri di T T o n t e zau m sono stipate 4 .ooo (« cargas » di rosse man- dorle. E ogi.i « carga » si compone di 24.000 mandorle. Le solite: 1 semi, le fa- ve lucenti ed ocrate di quei piccoli co- comeri iréeaurora, la parte più nobile dell esotica rubince , cui per l'origine divina e l'eccellenza del frutto il grande Linneo à la designazione felice di ttheobroma cacao » : eibo, r'imento de. gli dei, na anche r neLa come si di- uva. in particolare un miliardo di gettoni profumati ' quelle casse imperiali; spendibili larghe a perchè p'-nr a li sole a reintegra le a ogni nuovo rac- colto, pagabili a vista e commestibili per giunta. Se portarono a balle iu Euro- pa, e ancóra due secoli dopo il celebre Humboldt trovava che ciascuna si poteva barattare sul posto con un grano di ;r- gento. Una frazione di nostro centesimo d accordo, ma sommando infinitesimi si integrano infiniti. Tuttavia gli Spagnoli conservano gelo- samente il segreto della loro scoperta. I pjiati ignorano che ogni seme è un mi- nuscolo scrigno. Durante la guerra ispa- nc-olandese « sacchi di cacao servono a telare le falle dei navigli e poi finisco- no in mare. Solo i Gesuiti, lungimiranti, oltre a di- ventare 1 r,' onv : ti ed efficaci difen- sori del cioccolato (perchè ogni inven- zione, ogni nuova scoperta, sopr.- tutto quando, ime questa, benefica Ho spiri- to insieme al corpo, è sempre pera in- naturale e -'i Hca), solo questi padri, che m certo modo ne • evan> il mono- polio spagnolo, ' capirono h portata passando alle ai^Iicazio pratici più ingegnose. E » q r : cominci l'avventu- ra... ». C'erano dunque i,. j, volta, net "600 per chi ci tiene, otto g adi c a s s e oriunde dal ii.essico da scaricare Cadice Desti- natario il reverendissimo padre gei erale della Compagnia di Gesù a Madrid. Ma talmente pesa. queste car~e per ;t loro volume, che gli uomini del porto, dopo essersi Rancati a trasportar' - in magaz- zino, vollero almeno sapere di che razza di cioccolato fossero piene Ne schioda- rono una e H trovarono 'le grosse pai- le brune, lutto in regola ritira, ma sop- pesandole mano semb avano fuse nel piombo. Poi, rompendole, si accorsero che sotto la scorza esterna di cioccola- to vera d. loro, dell'oro vergine di fi- lone e di zec ino. E tutte le biglie di ogni cassa " - te -assicc e tutte le cas- se identiche. avvisarono i Gesuiti ma questi, da P' .-ti' : onsumatissimi, si guardarono brae " 1 reclamare u con- trabbando cosi prezioso, - piuttosto che confessare - /erirono ripudiarlo. L'oro imperiale passò nelle casse del cristia- nissimo re di Spagna- il ciocco! ; che placcava r - ro compensò qu<*'1i — preci- sa il duca d-' Saint S i -on nelle sue me- morie - - che avevano scoperta la., ga- lanteria. In cui si ede che può c sere oro an- che quel che non riluce. Ma che spreco- ne quel re, è proprio il caso conclu- dere a moralità di tu ta la sloria. Storia di oro che in fondo non c'in teressa perchè nou riguarda, ma ai padri Gesuiti dobbia essere grati, "e fecero il loro interesse, giovarono anche a noi. Lo si è accennato sopra ma è doveroso precisare, e _ avrebbe mai pen- sato a ina crociata in grande stile nei tempi moderni contro il cioccolato? Ep- pure.. Dapprima la si accusò di provo- care febbri maligne e -nemie pernicio- se. Poi, < u do i medici si misero d'ac- cordo e riconobbero che una sua oncia equivaleva a una 'ìbbra di cara, comin- ciarono gli ecclesiastici accusandolo di empietà perchè nei tempi di penitenze e di digiuni (e allora si facev sul se- no) « i 'ceva il "igiuno ». Lode " iue a padre Pancaccio (an- che per questo diventò cardinale) che non potendo entr e nella mirehia ar- mato di ferro, lanciò nella polemica uu libello, un «diitinguo-f inoppugnabile. « Liquido n spezza digiu » Il cioc- colato in " evanda, n i i 1 endo'solo per accidente», a- è alimento a solo li- quido. E' così < ; fra al e bassi, idolatrie e repulsioni, favori * egali e condanne di P i°- U «i' l a r o s s a P r o - ' jm ata moneta de- gli Atzechi penetra e poi co^ uista il Vecchio Mondo. Cammino aspro, vittoria combattuta ma j-iena come per le altre droghe sue consorelle: il tab cco e il caffè. Ma sono occorsi quattro secoli. sono molti pc- urq sosU. za il cui uso anche smodato non dava nause nè ver- tigini nè capogiri, che in bevanda ' riò tranquillo il Re'li il quale imava il vi- no e preferiva un veleno « a un bicchier che fosse pieno dell'amaro e rio caffè ». Francesco Carletti è un episodio. Di- venta significativo q"a.ido si pensi che come egli fu il primo a-1 insegnare la giusta pre-jarazionc della droga, sono Italiani ad essere chiar <•' nel Seicento alla corte <" Francia, è tra parigino che più tardi viene a perfezionarsi in Italia, è ur , svizzero che al principio "cll'Ot- tocento cala a Torino e -1 ritorno in pa- tria v'impianta l a prima fabbrica elve- tica di cioccolato. Tant'è._ Ed è per noi, Italiani, motivo di compiacimento e diciamo pure di or- goglio la constr' azioni che come " no- stro quadrato biio.i senso latino ci ha sempre reservati la esagerazioni ed ec- cessi, anche in ues'o caso sapemmo mantenere il giusto equilibrio. Un orgo- n i i nt>n E " n t i l n e n t a , e ma costruttivo. Chè se i: :ao è di origine esotica, è nostro il ir .rito : nnieri. Il suo pro- dotto, oggi di consumo universale fatto- re economico e sociale, indice cóme lo zucchero del benessere e della civiltà di ogni Paese, r r < nciato », perfezionato e diffuso, rise, perto e « ricreato » pro- prio da T\ B . SALADINI DI ROVISTINO P ER VOI PER VOI PER VOI che volete fare buona e varia, ma all'economica, la mensa... « S S - a r ^ a non sentire focclslone^f^^gran ^nranzo ^f 1 " 6 a b " i tà c " 0 l n a r l * gli occhi del marito allorchl oCTiV 1u a nto dolci sorridono l T voi, 4 u m 1=1 E X P gno P6r otpurTin^a?e Sa vaIl?a tr ? f " 2 * a I t r a s <> esa ' c h ^e t e l o contro asse- Edlt. L. OLIVINI . v i a i e M o n t e N e r 0 ) 4 S . „
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