LA CUCINA ITALIANA 1935
1* Lug l io 1935-XHI Conversazioni Donna Carmen mi ha mandato Ur- na cartolina da Viareggio con «mu- chos recuerdos»; donna Marta, che doveva andare in Provenza, fa in- vece le valigie per Castiglioncello dove andrò anch'io a tuffarmi per una quindicina di giorni; Marcella andrà all'Impruneta o si arrenderà alle preghiere del marito al qua,le un medico amico suggerisce la cura del Tettuccio per un'affezione al fe- gato, che se non è già un'affezione di cuore potrebbe manifestarsi da un momento all'altro; la contessina Silenzi viaggia a cavallo di un cam- mello incontro alle Piramidi... Mi ha mandato una cartolina di saluto anche lei, con qualche impertinenza: ma rimane ugualmente la donna ci- dorabile ch'ella è nonostante la sua erudizione schiacciante. Chi si sal- verà quest'inverno? Mi ha scritto fra l'altro, che in Egitto fa meno caldo che a Roma. E' un assurdo, ma ce ne darà la dimostrazione. — Ma perchè — domandavo ieri a Marcella — invece di andare a rinchiuderti aU'Impruneta non vai a Montecatini con tuo marito t Ero a pranzo. E' la sesta volta, in wn mese, che m'invita a pranzo o a cena per parlarmi di 7 con un af- fetto così traboccante di passione, da illudermi che in tutto quell'entusia- smo vi sia come una sbavatura di 1 fiele per me. Quando, un mese fa, dopo quella nostra conversazione in casa della contessina Silenzi, invitandomi a co lazione per l'indomani, alluse al no- stro primo incontro all'Impruneta, ebbi la sensazione che la gelosia del manto fosse stato un pretesto; ma la trovai così sconsolata che mi ca- scaron le braccia. Aveva come un velo di malinconia negli occhi che la faceva più bella, ma non glie lo dissi. Ebbi paura di sentirmi dar del vanesio T Ma non è escluso nem- meno che la sua tristezza mi pares- se sincera. Riccardo arrivò cinque minuti do- po e andammo subito a tavola. Mangiai, dopo un risotto alla cer- tosina, anche lo sformato che Mar- cella mi aveva prò-messo, ma o la ricetta non era quella della nonna o mi tradiva il palato. Mi parlò di suo marito, quella mattina, con un accento di pena. C'era un po' d'enfasi nelle su e pa- role, ma pianse., *Non sapeva nulla- non aveva, sulla infedeltà del mari- to, un indirizzo qualsiasi, ma si sen tica tradita. Ieri sera mi parlò ancora di tur con la stessa passione e la stessa angoscia. E' gelosa Sa morire. Si tortura. — Mio marito, Giorgio, non è più quello di una volta. — Scusa, Marcella, ma si può su- pere da che lo arguisci t — Non lo so — mi risponde — Riccardo è sempre molto carino e M colma di gentilezze, ma ha la EA CUCINA ITALIANA impressione ch'egli non si senta più attratto verso di me, che lo amo •ora, come non lo avevo mai amato. Cerco d'indagare. Se domino il mio sentimento che ha avuto, dopo Più di vent'annl, un pauroso ' risve- glio, sento che rinasce quello della mia amicizia. La interrogo: mi ri- sponde con la stessa fiducia, come •una penitente al suo confessore ma dopo un momento di sollievo è ri- presa da un senso di sgomento che la invecchia. E' strano. Ieri sera, entrando nel SUO salotto, la trovai con al testa reclinata sulla spalliera di una pol- trona in un atteggiamento di lan- guore e mi parve anche allora più bella: poi mi accorsi che due rughe le solcavan le guance. Conversammo lungamente e mi promise che sarebbe andata a Mon- atto anCke segwend0 « ma- Trovai il coraggio, accomiatando- miper ripeterle che quarantanni Sfrecciata ^ ^ * « « Sei un cattivo soggetto — mi rispose - Morrai, fra cent'anni, con cotesti complimenti stereotipati sul- le labbra. 5_ Ma mi stese la mano che baciai. — Buona notte Marcella. — Buona notte Giorgio. - Poi mi chiamò. — Senti — mi dis- se — credi dunque che mio marito mi voglia ancora bene f La guardai. Le rughe erano di nuovo scomparse. Era ridiventata bella. G I ORG IO DI T O R R E B R U NA Errata-corrige Vecchia casa di vecchia gente Non per me, ma per la memoria di onna Eommlda che accarezzò ?miei^ric- cioli biondi (quelli di tant'anni fa) insor- go contro il proto che alla dolce signora 1« i ™ " i a , b 0 1 c a ^pass ibi le e non «uel- l a T impagabile che io le conobbi i lettori devono essersi accorti che nel periodo precedente, laddove si accenna- va a un robbone fuori di moda * £ domenica, fu incastrata t riga che doveva sostituire quella rima- sta a straziare la bocca della dc*na tile e buona, ma importa che queste ri lha cadano sotto gli occhi di chi d o vwl ^ Giacomo Pavoni
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