LA CUCINA ITALIANA 1935

9 EA CUCINA ITALIANA 1. Ottobre 1935-XIÏ1 Chi ha Ietto 0 "Quo vadis,, ricorda eh» la bellissime Poppea di ritorno dall'Accidia era seguita net suo imponente corteo da duecento animali eh» fornivano il latte per il suo bagno quotidiano. Il latte ha contribuito in tutte le età e mantenere fresco e bello il viso e il corpo. Un sapone prepe» roto al vero latte di ^ ^ ¡ m i H I » " L ^ r r ^/ mucca è il firn S A L OI N AL LATTE pre sentita clamare la Valsoldama. Ma non è difficile, badi, che in casa il nome le derivi da una nostra donna della Valsolda che la faceva da incan- tare. — Ma ieri sera era deliziosa. La Valsoldese, naturalmente, non c'è più. — Povera Pina, è morta ch'ero bim- ba io. — E non potrebbe ora, visto che la fa così bene, intitolarla alla Ritat — Sono contenta che le sia piaciu- ta: domani sera — soggiunge la mia ospite con molto garbo — penseremo i ribattezzarla. PAVONI Leggete LA VOCE D' ITALIA barda che m'inizia ai segreti della cu- cina di questo suo lago incantevole, dove ella vive quattro o cinque mesi dell'anno in una sua villa meraviglio- sa con un nugoló di nepoti, di cui » più piccoli, non sò perchè, si danno il turno coi merli del giardino. E' un fischiettio che ti assorda. — Lei non si persuade, lo vedo. Vogliamo prendere un dizionario? — No, la prego, mi risparmi l'umi- liazione. Ma possiamo trovare una via d'accomodamento : il migliaccio è quel- lo che dice lei -<- d'accordo — ma vi son paesi della Toscana dove il mi- gliaccio è parente strettissimo del suo paradel. Con «questo divario»: che mentre la sua cuoca ci serve un mi- gliaccio grande come la padella, noi coliamo a cucchiaiate giteZZ'intridume nella padella colma d'olio quando non facciamo la stessa cosa. C'è modo d'accomodarsi ? La signora sorride. Per noi lombar- di — mi dice dopo un momento — la po' più faticosa... Si frullano quattro torli d'uovo e 125 grammi di burro ma da farli montare: poi, quando burro e uova son montati a dovere, vi si ag- giungono 125 grammi di farina, 250 grammi di zucchero e 125 grammi di cioccolato stemperandolo prima e unendo al tutto le chiare che saran- no state frullate a sè. — Poi giù in padella. •— Un momento, non abbia fretta. Tutta quella grazia di Dio va poi « lavorata ». — E in che modo 7 — Continuando a « sbattere » per una buona mezz'ora perchè gonfi: quindi si cola in una teglia unta di burro e si fa cuocere al forme pe>- un'ora e mezzo. — Era soffi.ee e delicata. E si chia- ma anch'essa con un nome comasco t — No: c'è chi la battezza torta di Zurigo: io é da che la mangio^ l'ho sem- Dal "paradel,, alla torta della V a l s oat e l II più moderno e più vivace dei gior- nali di grande informazione. Si pub- blica la domenica mattina, con le no- tizie degli avvenimenti svoltisi, in Bo - ma e nel mondo intero, durante la notte del sabato. Corrispondenti e f o- tografi ovunque. Collaboratori scelti f ra i più insigni scrittori e pittori Un numero cent. 20 — Le dirò: quella che comaschi chiaman la cot i sa non è che il para- dei di tutti i lariani, ch'ella ha vo- luto a colazione. — ...un migliaccio. — Non mi pare. Il migliaccio si fa col sangue di porco, mentre il nostro paradel, sommamente economico e spicciativo, si ottiene intridendo un po' di farina nell'acqua con un torlo d'uo- vo e un pizzico di sale. La padella de- ve essere unta appena con olio o con un po' di burro. Va cotto in fretta e deve essere sot- tile. Quando è ancora caldo, si spol- vera di zucchero e si serve in tavola... — Come un migliaccio più grande. Discuto con la mia osvite: unn. lnm- miascia è... diversa, quando non sia il caso di dire ch'è un paradel no- bilitato da qualche torlo d'uovo di più, da qualche chicco d'uva, secca e da un po' di frutta — mele o pere — che si tagliano a fette facendo, come direbbe 'ei, tutto un intrugl io con la, farina, che invece di essere sciolta nell'acqua s'intride nel latte. Si può, volendo, fa- re col pane, che va messo in bagno un giorno prima, mentre non bisogna di- menticare, in un modo o nell'altro, il senso del limone di cui io faccio grat- tare la buccia. — E quella delicatissima torta che ci servirono a pranzo ieri sera — don- na Clelia — come si fa f m Ti!* fiBAVt min/VAit/tllM yvrt»«77rt «un "*

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