LA CUCINA ITALIANA 1935
La " Capponaia n V H.<y- — D'accordo. Vuol dire allora che una volta tritata la cipolla vi si ag- giungono pomodoro sedano e melan- zane fritte. — Ron ho detto esattamente così- Le volevo invece spiegare che la Capponata dei siciliani non ha nulla di comune con le altre di cui mi parlava dianzi. Non mi diceva anche lei, del resto, di non avere mai mar- ginato un contorno altrettanto gu- stoso« A meno che non abbia vo- luto fare uno dei suoi complimenti alla padrona di casa. Ecco: mi congratulavo con lei, evidentemente, per la sua «cappo- nata » che in un primo momento ave- va disilluso i miei occhi... ...ma è piena di colore. Si: la sìuì capponata, signora, t infatti una pietanza gioiosa. Se- nonchè là disillusione degli occhi era forse scesa al palato. Non mi Vare di averle detto una scortesia: non era, in ogni modo, nelle mie inten• «ioni. Rammentavo, vede, una cap ponata che avevo mangiato molti an- ni fa in casa di un mio amico geno- vese di là dall'Oceano, a Buenos Aires, in una grossa bogata di Bue- nos Aires per esser preciso, la «Ba- ca», dove si aveva un po' l'illusione allora, d'essere a Genova, e avevo fatto gli occhi e il palato a tanta varietà di pesci... — Ma lei confonde la capponata con la zuppa di pesce, il «brodetto * marchigiano o il suo cac c iuc co livor- nese, viareggino, isolano. Vada per quello alla livornese: comunque, la capponata che mi ave- va allora empito gli occhi e il pa- lato di fragranza, non ha nulla di comune con la zuPpa di pesce• Si potrebbe, tutt'al più, parlare di un cac c i uc co freddo. Era anche quello, <n realtà, un miscuglio di pesci in Conserva o in solamoia, poiché si pesci in dVForsea,moc6 shre shrdd andava dai gamberi all'aragosta, dal tonno agli sgombri dal caviale alle olive ai capperi, ai cetrioli... — ...che non son fauna marina amico mio. — Appunto questo dicevo, supe- rando, se crede, i cetrioli: che il sa- pore della fauna marina si fondeva con quello che c'è in terra di più piccante o di più ardente, peperoni compresi. — S'era dimenticato dei cetrioli, delle olive, dei peperoni. E' vero. Ma siamo in un altro campo. Mentre la sua capponata è fatta per così dire di cose ferratole, quella del mio amico genovese fon- de mare e terra: è... terracqueo. O'è in tutto ciò un po' di esagerazione, ma ho voluto render l'idea- — ...per concludere eh: la mia c ap ponata non l'è piaciuta. — Questo no. Sarebbe, tra l'altro, poco cortese. L'ho trovata invece ec- cellente, ma mi premeva di giustifi- care la: disillusione che può averla ferita. La parola non era esatta: la verità è che mi ero meravigliato dì una capponata che non aveva la fi- sonomía dell'altra. Ma era così squi- sita che vorrei sapere come M pre- pa—ra. La nostra capponata siciliana — mi risponde la Vaia ospite che non sa pi cosa farmi e mi sorprende tutt'i giorni con una pietanza nuova ch'ella trova, mi dice con sottile ironia, tra le pergamene di famiglia, quando non le inventi da sè con quella fervida immaginazione che ha — è dunque composta di cipolle, pomodori, seda- no, olive, melanzane, capperi e dì pe- peroni dolci — veì-di, rossi, gialli — per altrettante pennellate di colore. Si affettano tre o quattro cipolle che si fanno rosolire nell'olio, in una casseruola capace, possibilmente di terra cotta, aggiungendovi un pizzico di sale, pepe e spezie. Le spezie a me danno piuttosto noia: ma non disdicono. Quando la cipolla (badi dì tagliarla a fette sottili) ha preso U colore dell'oro — oro vecchio — s'il- lumina di pomodoro come in un'au- rora, avendo cura di tagliarlo a pes- ai sbucciandolo prima « togliendovi i semi. Si a m i « così ai sedano (la par i» tenera, quella che io chiamerei l'ani- ma che nel sedano è bianca) che do- vrà essere tagliato a pezzi anche quello facendo poi cuocere il tutto prima di aggiungervi le melanzane e i peperoni per le pennellate di cui abbiamo parlato, che saranno stati tagliati a rombi o a quadratini e frit- ti a sè. 8'intende che tutta questa verdura dovrà amalgamarsi, per cui sarà ne- cessario farla cuooere ancora un po- co, mescolandovi insieme olive bian- che senza nocciolo, qualche cappero ardente, un poco di aceto e un cuc- chiaino di zucchero per l'agro dolce. — ...dopo di che, immagino, si ser- virà in tavola. — Ha dimenticato d'averla mangia- ta fredda. E' vero: vuol dire che prima di servirla la faremo raffreddare. aipi K PILLOLE,5.FD5CR4 ^ QdEL p i a v ano r ¿jÉf « 20 UM SOH0 LI PURSU1TE tOUPCMUM J I I antemorroioau toniche ocestive S i i u " asìuccino di 6 piSole L.O.SO S S Rlch»d«rlo die Farmacie locali ^ S Uno jcatolo di 5 0 pillola L.S.1S . oresso ogni importan!» Farmacìa • cwicnei® «glia di t . 4 aiio » ™ fSRMüíift PONQ VENEZIA i f D K » ~ Leggete LA V OEC D ' I T AAL I Il più moderno e più vivace dei gior- nali di grande Informazione. SI pub- blica la domenica mattina, con le no- tizie degli avvenimenti svoltisi, in Bo- ma e nel mondo intero, durante la notte del sabato. Corrispondenti e fo- tografi ovunque. Collaboratori scelti fra i più insigni scrittori e pittori Un numero cent. 20
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