LA CUCINA ITALIANA 1935

LA CUCINA I T A L I ANA 1 Gr ana io 1935 - X in 8UOHO A tavola. Ah s ignore, se sapesse! . .. Oggi è una g i ornata f e l i ce per noi. — Ne g o do assai. Che c o sa è av- venuto ? — Mia f igl ia maggiore. .. sa: la dot- toressa in medicina. .. ha t rovato fi- nalmente. .. — ... ma r i t o? — Ma no... Un nuovo baci l lo. — cameriere, no trovato cinque ca- pelli nell'insalata. — Ma è insalata ricciuta, signore! Dedè, c ome tutti i ragazzi del la sua età, è mo l to cur i oso. Un g i orno, s c o r gendo sua madre che s c r i veva s opra una bus ta un in- di r izzo s imi le: « S i g n o ra X , vedova. . .», chiese t ranqui l l ament e: — Pe r c hè dunque, mamma, scr ivi vedova ? — Ma... pe r chè è l ' uso! — E al l ora pe r chè si di ce sempre la Signora, vedova X, e non si dice mai il Signore, vedovo X t — Gi ovano t t o, r ipor tate questo pe- sce al vo s t ro pad r one: non è f r e s c o! — Non è f r e s c o? Vi ass i curo che, da un mese che sono in servizio, l 'ho visto ogni g i o rno in ghiacc iala. — Mio povero amico, mi fa veramente pena ritrovarti qui, cameriere di un ri- storante! — Oh, ma noii mangio mica' qui! La s i gnora sta { gua r dando le prov- viste- f at te dal la cuoca, e, dopo aver aper to l ' invol to del la carne, esc lama, indi gnata: — Ma Gi ovanna! Ti sei f at ta dare un pezzet t ino di polpa. .. il resto, tutte ossa! Dovevi ri f iutarla questa roba. Sc omme t to che non hai neppure pro- testato. E la cuoca. — Al t ro che, s i gnora! Ho per f ino det to al mace l l a i o: Se f o s se per me, questa roba non la prenderei certo! . .. — Ebbene, lo so io. E ' per chè le s i gnore des i derano f ar sapere che vo - g l i ono r imar i tars i; ment re gli uomini non ci t engono af fat to. — Ma l educ a t o! Do ve hai impara to queste c o s e? — Da nessuno, mamma. E' papà che me le ha dette. Fu un cane a sa l varmi; al tr imenti sarei mo r to di f ame, d i c eva un pi t- tore, al caf f è, ad un g ruppo di ami c i. — S i ! ? e c ome f e c e ? — Lui non f e ce nul la; f ui io a ven- der lo per 10 l ire e... finalmente r iu- sc i i a mang i a re dopo tre gi orni di di g iunò. — Dunque tu credi che la Befana verràf —- Certo. Metterò un po' di succherò davanti al caminetto. Colmi. — Qual 'è il c o lmo per un carab i- n i e r e? Ar res tare la caduta dei capel l i. — Qual 'è il c o lmo per un sal t im- b a n c o? Conos c e re l 'arte... cul inaria. — Qual 'è il co l jno per una s i gno r a? Non essere abbona ta alla « Cuc ina Italiana ». Una c opp ia di sposi passegg i ava t ranqui l l amente lungo il mare, quan- do il mar i to improvv i sament e, a cau- sa di un mo v imen to fal so, perdet te l ' equi l ibr io e cadde ne l l ' acqua in un punto abbas t anza p r o f ondo. La passegg i ata era deserta. Nes suna speranza di aiuto si o f f rì dinanzi al lo spavento del la g i ovane sposa, tranne, p o co distante, un pa- c i f i co pescat ore a canna che se ne stava t ranqui l l amente f umando, se- duto sulla spal letta del mo l o. — Pres t o, vi prego, — gr i dò la don- na c o r i vndo ve r so di lui — r ipescate subi to mio mar i t o! — Vo l ent i er i, s i gno ra; ma... di temi: per l ' amo pre f er i s ce il f o rma g g io o la c a r n e? PANNI DINI Direttrice e gerente responsabi le StaommeiLto Tip. del « Giornale O'italia » ROMA • Corso Umberto, Palazzo Sciare» — inaiamo, caro: metti le tue scarpet- te nel camino. — Sai.» Vorrei metterci gli stivali da caccia ài papà: sonò più grandi!

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