LA CUCINA ITALIANA 1935
^ - • • — T ' A Í ™ A N A 5 f e b b r a i 0 1935_XIÏÏ — Ecco una buona idea « senori- t-x». Torrebruna, il quale lia caval- cato ~nIle nostri pianure ed è sceso nei possi della nostra miniera po- trà parlarle di ruei paesi meglio di me, che in realtà li conosco meno. — Sapete, Giorgio, che il fatto è d o l o s o ? XI. — No, «senora». «Los conquista- dores » poterono invadere molti paesi del Sud America e dell'America me- ridionale, ma non penetrarono mai nell'Araucania. Era un popolo guer- riero, il nostro, con una sua organiz- zazione militare perfetta e un cuore indomabile. — Ella è quindi un prodotto ge- nuino della sua terra di belle donne. — «Gradai:»: lei, «contesita» Si- lenzi è sempre molto amabile. Le di- rò: si, la mia famiglia è originaria dell'Araucania, ma mia madre « se casò » con un diplomatico madrileno che aveva conosciuto a Santiago del Cile, dove mi « abuelo » — mio non- no voglio dire — rappresentava an- cli'egli come diplomatico il proprio Paese, lo sono dunque «incrociata». E' il martedì di Donna Carmeb da Aranjuez, la creola dal carnato Caldo olivigno, i grandi occhi neri che ab- bagliano e la voce d'oro, che ti ram- menta i lunghi anni d'esilio... Munola non «portava», come lei, il trionfo della sua bellezza; ma gli occhi, la voce, i modi, e la stessa grazia con cui ti veniva incontro sul- la porta di casa di cui apriva c bat- tenti come se ti spalancasse le brac- cia, ti riconducono in quel suo lon- tano paese chiuso a tutte le influen- ze per difendere la sua vita barbari- ca e cavalleresca. La contessina Silenzi, che dell'a- mericana non ammira soltanto l'ar- moniosa bellezza, trova che la signo- rilità di donna Carmen, la quale in- dossava ieri un r.bito di velluto tur- chino che si apriva a campana dai fianchi, senza un adorno e senza una gemma, contrasta col suo modo d'ap- parecchiare la mensa che colma di ogni abbondanza. — Perchè, signora, non ci parla del suo paese? — Avremo tempo « contesita ». Io spero ch'ella verrà spesso a trovarmi. Mi « permite » ? Guardi • questo è dol-, ce di « batatas » che ho fatto io. — Patate? — No: «batatas»: sono una cosa diversa. «Le dirò»: volendo si pos- sono mangiare come « se comen » le altre, ma uéste sono dolc . Si prepa- rano così, nel miele. Ci siamo seduti a tavola in quella immensa sala da pranzo dove non , c'è che un enorme credenza trecen- tesca che occupa un'intera parte, un tavolino anch'esso dell'epoca, e due nature mo r t e che non sai a chi at- tribuirle, più vicine a noi di almeno tre secoli, ma che non turbano l'ar- monia dello << stanzone fratesco » co- me ella lo chiama Donna Carmen aveva sostituito ie- ri la delicata tovaglia di pizzo con una gioiosa tovaglia di tela grezza a quadretti bianchi e turchini con cui s'intonavano le stoviglie, dai piatti alle tazze ai « boccolari » faen- tini decorati col caratteristico «oc- chio » delle penne del pavone caro a Galeotto Manfredi ma la tavola — già — sarebbe stata sempre trop- po ricca. — Io mi sarei limitata a quei pic- coli rombi di caviale che sono un poema, a quella torta di fragole fuor di stagione, e avrei lasciato, tutt'al più, i « marron »... — De i qu a l i s i e te ghiotta. Ma non dimenticate, Matilde, che l'abbon- danza della tavola qui non contra- sta con quella linea, di signorilità alla quale alludevate prima. E' un modo di far gli onori di ca- sa con molta larghezza. — A proposito Giorgio, voi che siete stato in quei paesi tanti anni perchè non ci paride voi dell'Aran- cania ? — Sentiamo. — E' inverosimile, dico, che non mi sia venuto in mente di doman- darvelo prima. Scappate, a vent'an- nt, alta vigilia di un fidanzamento per andare in America o in capo al mondo, non perchè nessuno ha mai potuto saperlo; tornate, dopo dieci anni, carico ai gloria, perchè si dice, fra l'altro, che abbiate sco- perto non sò che miniera di bril- lanti, e mi dimentico di farmi Rac- contare le vostre avventure. — Non ne vale la pena... — Sentite, Giorgio: posso rinun- ciare alle vostre avventure galanti: quelle on mi interessano: ma la scoperta dì una miniera di brillanti no, amico mio: questo interessa il mondo, la scienza, le persone colte. — Ma i brillanti, Matilde, scusate, dove sono '! — Non m'interessano nemmeno quelli: è il racconto avventuroso della scoperta che vorrei sentire. —• Uscirà in questi giorni un mio libro, Matilde, tranquillizzatevi. — Che le dicevo « señorita » ? Ma lei conte, non ha fatto onore al mio « dulce de batatas ». Vuole che « Yo te sirva » ? t ì IOKGIO DI TORREBR I JNA ARAENC DI CALABRI fsosttfa v e nd i ta d i f e t ta a m e z z o del paGeo - ag rumi Tipo A Tipo B Tipo C Cassetta da kg. 10 L. I O 1 -5r » » 20 » 1 8 MANDAR I NI - Cas s e t ta t ipo norma le da kg. 10 L. l i s i » » » ex t ra da kg. 10 L. J 8 Per ROMA bas ta te l efonare. P a g ame n to a l la c on s e gna Per ogni al tra local i tà inviare vagl ia aumen t ando i prezzi suddet ti di L. 3 per ogni cas s e t ta da Kg. 10 e L. 4 per quel le da Kg. 20 Soc. An. Cooperat iva Agrumi cul tori di Re g g io Calabria ROMA - Via Pi e t ro Caval l ini n. 22 - Tel. 33920 Consegna f ranco domicilio entro 60 ore dalla raccolta ESSENZA NATURALE DI AGRUMI li'ranca domicilio ovunque a mezzo posta. Ist ruzioni per l'uso allegate. 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