LA CUCINA ITALIANA 1936
14 LA CUCINA I'JATJA^TA p 1. Aprile 1936-XIV Barese al 100%. — Ho trovato in un vecchio almanacco un capitolo in- tero sull'arte del sedere. E' una cosa a cui nessuno fa attenzione: si vede una seggiola, una poltrona, un diva- no, e ci si mette seduti, il più com- postamente possibile, ma senza pen- sare se la posizione possa essere, dal punto di vista dell'igiene, impropria. Può darsi che quei disturbi dipen- dano dalla sua maniera di star tante ore seduta? Farò un giorno (oggi lo spazio ci manca) un articoletto an- che su questo. Star seduti è un dono che la Provvidenza ha riservato sol- tanto all'uomo (e alla donna). Nes- sun altro essere vivente si siede. Bi- sogna saper fare anche questo, sensa la... disinvoltura degli uomini d'affa- ri americani, che mettono i piedi sul- la scrivania, ma con garbo. Rita (Genova). Veda l'illustra- zione alila pagina precedente. E' la fotografia di una tavola per colazione. Può darsi che la inspiri? Biancaneve (Foligno). — Si può be- nissimo fare un dolce pasquale anche senza ricorrere alla solita focaccia (Che del resto in Umbria sapete fare benissimo). Un dolce di crema, o di cioccolato, con pasta sfoglia, può es- sere ammanito con spesa minima. La decorazione, con confetti, o cioccola- tini sfogliati, sarà alternata con frut- ta candite. Il dolce, deposto per un po' di carta lavorata o su una tova- glietta ricamata, avrà . intorno . delle uova benedette, poste ciascuna su un letto di foglie di rosa, o di violette, candite nello «ucchero. Un po' di fio- ri ,un giocattolo... Non vede quanto è allegra? Provi! Cordialissimi saluti. Ignari — La mano debbono ba- ciarla gli uomini alle signore: non le signore agli uomini, neanche se « compari ». Una donna deve far ec- cezione per un sacerdote venerando: ma mai una signora, o anche una si- gnorina. dovrà baciar la mano ad un uomo, solo perchè la moglie di lui l'ha tenuta a Cresima. Per ciò ohe concer- ne il vino, che avrebbe — secondo Lei — una virtù eccitatrice delle ghiando- le pilifere, bisogna proprio che Le con- fessi che è la prima volta che lo sen- to dire: e che i nostri collegni, medici o igienisti, a cui mi sono rivolta, han- no riso della domanda. Preso interna- mente il vino può eccitare momenta- neamente il sistema nervoso: applica- to esternamente non f a nulla. Nè sui capelli, nè sui peli, nè su qualsiasi al- tra parte del corpo. »Cordiali saluti. Abbonata veneziana. — Se la pel- liccia è un po' sciupata a causa della pioggia, e se ha perduto la sua morbidezza e il suo lucido, segua que- sto consiglio: stenda il suo mantello a- piatto su una tavola, lontano dal fuoco o dal termosifone. Lo ricopra completamente di acido borico, disse- minato con una cert'>. generosità. Ci lasci le pagliuzze dell'acido borico per dieci minuti. Poi spazzoli con una spazzola dolce, sempre nel senso del pelo. Quando la pelliccia è asciutta, la cosparga di talco: poi batta la pellic- cia, la quale, quando avrà restituita tutto il talco, tornerà brillante, soffi- ce, come nuova. Sono sempre a di- sposizione sua e delle altre abbonate: non pensi di seccarmi. I " sono felice di poter fare cosa gradita alle nostre, CEure amiche lontane (ma sempre vi- cine al nostro: cuore). Dina G. K. E. — «E' il secondo anno che sono abbonata al suo gior- nale e ne sono entusiasta. Lo aspetto sempre con impazienza.., ». Grazie mil- le, amica gentile che da Rio nell'Elba ci mandi così cortesi espressioni. Tut- ti i nostri sforzi sono protesi -v«p*<- sto obbiettivo: di far si che le no- stre abbonate «ci aspettino, con im- pazienza ». Ed ora parliamo del suo abito bian- co. Non mi specifica di cosa sono -e macchie. Generalmente la stoffa bian- ca si può pulire con polvere di gesso finissima (scagliola). Si colloca il tes- suto sopra- un tavolo sul quale sia di- stesa una coperta »li lana: si asperga di gesso a più riprese man mano sfre- gando le macchie con una spazzola involta in flanella. Gli si rende poi la freschezza primitiva strofinando con mollica di pane. . Maria P. - Milano. — Le macchie di the su tovaglie colorate spariscono bene col seguente metodo: in un bic- chiere d'acqua si versano una diecina di gocce d'acido solforico, s'imbeve la macchia colla soluzione e quindi si la- va abbondantemente con acqua pura. Ho passato il suo nuovo indirizzo al- l'Ufficio abbonamenti. Nini Re. — Lasci prima di tutto che le invìi molti voti, e sinceri, per le sue nozze imminenti. El la si sposa nell'età più opportuna. La accompa- gna all'altare la simpatia beneaugu- rante della « Cucina Italiana ». Per quel che riguarda le nozze, le dirò. Prima della cerimonia iì tempo è così ristretto che non c'è la possibilità di offrire qualcosa agli invitati. Dopo la cerimonia, of frirà un rinfresco co- stituito da: cioccolata o caffè, tramez- zi (che sarebbero poi quei panini o quelle fettine di pane tra cui si met- te un po' di prosciutto, di lingua, di pollo con maionese, etc. e che i mania- ci dell'esotismo chiamano « sandwi- ches»), vermouth bianco o rosso, mo- scato. pasticceria varia, confetti, etc. I confetti li distribuirà la sposa. Per il resto, il personale di servizio. I confetti possono esser mandati a casa, a quegli invitati che non sono intervenuti, o agli amici Che per qual- che ragione non si son potuti invitare. In tal caso usare bomboniere d'argen- to o di -etro o di legno. Ce ne sono di deliziose. Ai presenti però offrire i confetti con un cucchiaio d'argento. Se lo sposo indossa abito da pas- seggio (in grigio) la camicia potrà essere in seta bianca o colorata chia- rissima con collo floscio attaccato; i guanti di peile di cinghiai«. terarie, mi consenta ricordarle che Lamartine stesso, il quale non ha mai dato, nelle sue opere eterne, l'im- pressione di attribuire importanza qualsiasi alle cose terra-terra, com'è la ghiottoneria, a un certo punto del- le Confidenze, parlando dell'abate Du- mont, suo maestro di latino, écrive : «. . . Il ne dédaignait pas d'aller lui- même surveiller le pain au four, le rôti à la croche, les oeufs ou les lé- gumes sur le feu, et d'assaisonner de sa main les mets que nous mangions ensemble, en nous égayant sur l'art du maître d'hôtel. C'est ainsi que j'appris moi-même à accommoder de mes pro- pres mains ces aliments journaliers du pauvre habitant de la campagne ». Vede che, andando qualche volta In cucina, Lei rischia di trovarci degli immortali...
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