LA CUCINA ITALIANA 1936

8 Ii A CUCINA ITALIANA 1° Maggio 1936-XIV Consigli a Rosetta DAIGL SPINACI.. . AL 2 0 0 Ho col to or o ra nel mio ort icel lo g l i ul t imi spinaci de l la s tag ione e li f a c c io vede re a Ro s e t ta con un cer to compi ac imento. — Ma gua rdi che spanacini! Si di- rebbero di pr ima col ta. Pe c c a to che s i ano f i n i t i! Ques t ' ot tobre b i sognerà f a r ne seminare di più. Ro s e t ta non è di ques ta opinione. L e hanno det to che gl i spinaci produ- cono l ' ac ido ur i co e creide che sarebbe bene non f a r ne seminare a f f a t t o. Ma non può f a r e a meno di r i conoscere che in cuc i na gl i spinaci sono mo l to uti l i. Si cuoc iono in t ant i modi! — E in tut ti i modi sono buoni — d i co — lessi come contorno, gra t ina t i, a l parmi g i ano, a l lat te, a l la romana, a l la p i emon t e s e- Ro s e t ta sorr ide. r— E po i? — E poi... Spinaci nei rav ioli e ne- gl i agno l ot t i; e f r i t t a t e, polpette, cre- ma e budino di spinac i! C'è un a l t ro erbagg io che si prest i, come questo, a t ante sempl ici, ma gus tose manipo- l az i oni? L a mi a v i c i na sì s t r inge nel le spal le. — Gustoso, ne convengo, ma dal momen to che r e c ano danno a l la sa- lute, è meg l io r inunz i arv i! Re t t i f i co: — Gli spinaci non r ecano danno al- l a salute, in genere, ma sono s o l t an- t o cont roindi cati per cer ti s t a ti pa- tologi c i. — C i oè? — Nuoc c i ono ag l i epat ici, ag l i urice- mi c i , ag l i ar t r i t i c i, ag l i a l buminur i c i: a chi è a f f e t to da got ta, arter iosc le- rosi, e c z ema ed ossalurla. .. Ro s e t ta a l za le mani al cielo in a t to di comi co spavento. — E le par poco? Mi ser i cordia, che l i t ania di ma l i! — Ma in compenso — proseguo — sono indi cat i ss imi per g l i anemi c i, 1 c lorot i ci e per tut ti coloro che, aven- do subi to perdi te di minera li — fo- s f o f er ro, magnes i o, cal c io ecc., han- no b i sogno di a l imenti minera l i zza- tori. Ora se c'è un a l imento minera- l i zzatore per eccel lenza, è propr io ques ta spec ie di e rbaggi che lei ha inesso in s t a to d'accusa. .. — P e r p a u ra del l ' ac ido ur i co. Gua r do la bel la biondina. Ros ea, i r e s ca, gras socc i a, con lo sgua rdo vi- vace, s embra il r i t r a t to del la salute. L e domando: — Ha avuto - ai sintomi di urice- mia? Protesta? — No davvero!' E suo marito? <— Nemmeno lui. «ss E allora mangiate di tutto, bene- det ti f igl iuol i! Modera t ament e, si ca- pisce, e a l t e rnando g l i a l imenti in mo- do che nessuno di essi abb ia sugli al t ri una i l logi ca e dannosa prepon- deranza. Al le esc lus ioni ci pensere te quando ve le cons i g l i erà il dottore, e sper i amo che ciò a v v e n ga a l più tardi possibi le! L ' uomo norma l e, pur guar- dandosi da l l ' inger i re c ibi perpara ti in cont ras to al le norme del l ' igiene (e ce ne sono cer ti che talvolta, eserci- t ano anche un' az ione v ene f i c a !) si può concedere la soddi s f az i one di mang i a- re, senza mai perdere jl senso del la mi sura, i c ibi cihe p iù g l i piacc iano, pur ché il suo s t omaco li tol leri. Le i di rà che ques ta è dot t r ina em- pirica. .. Ma l ' esper i enza che uno ha di sè stesso, g i ova pure a qual cosa, anche nel dietet ico! In casa, mia, ve- de, si è f a t to s empre uso di spinac i: e, fino ad ora, non abb i amo a vu to rag i one di pent i rcene. E ciò s igni f i ca — sempre g i ud i cando con cr i t eri sempl i c i sti — che, se il r i cambio ma- ter i a le è buono, i pochi mi l l i gr ammi di ossa l ati o di ac i do ur i co inger i ti con una f r i t t a ta di spinaci, non ser- vono a ral lentar lo. E c co perchè io non mi per i to a mang i a r e, quando mi f a comodo, un budino di spinaci od un ma z zo di asparag i. Ro s e t ta s g r ana g l i occhi per la sorpresa. — Gl i a s pa r a g i? Ho sempre sen- t i to di re che f anno bene perchè sono diuret i c i! — L a t e r apeu t i ca mode rna non ha per essi t roppa tenerezza. L i a c cu sa di procur a re l ' acido ur i co e di r i tar- darne l ' e l iminaz ione: d ' i rr i tare i reni e di congest ionar l i. D' a l t ra par te r i conosce che sono r i cchi di pur ine e di f e r ro e che co- st i tui scono un cibo l eggero ed appe- t i toso. E di tut ti gl i al iment i, vege t a li o no, è la s tessa cosa; indi cati per uno s tato morbosa, cont roindi cati per un al tro. Ciò che g i ova a l sedentar io nuoce al l 'obeso; ciò che ha propr ie- t à t erapeut i che per il ne f r i t i co è ve- leno per il diabet ico. E così di se- gui to. Ma, graz ie al cielo f r a t ante cause d' indicazioni e di controindica- zioni c'è una zona neut ra, non trop- po amp i a, in ver i tà, dove le persone sane possono nut r i rsi a modo loro, ev i tando t anto gli eccessi quanto le inut i li e, t a l vo l ta dannose, esclusioni, mai t r asg r edendo a quel la rego la di t empe r anza che è l 'unico mez zo di d i f e sa pr event i va cont ro le ma l a t t ie del r i camb io e vigi landosi sempre, per esser pronti a r i conoscere in qua l che ma l essere ins i stente il sinto- mo di uno dei t anti ma l anni dai quali è a f f l i t ta l 'umani tà. E , quando si è sent i to quel cam- panel lo d' al larme, non res ta che pren- dere il cor agg io a due mani e curar si con tut ti i possibi li me»»' igienici e medi camentos i, senza inut i li e demo- ra l i zzanti nostalgie, dei c ibi che il medi co ci ha vietat i. I n questi casi, se la persona sof fe- rente è un uomo, è dovere de l la-don- na che gl i s ta v i c ina, qua lunque s ia il g r ado di parent e la dal qua le gl i è uni ta, renderg li meno a spra la . rinun- zia, s ia a l l ont anando dalla.' .mensa g l i a l imenti incr iminat i, sia" dedi candosi con raddoppi ato f e r v o re a cuc i na re quel li a l l ' amma l a to permessi per ren- dergl ieli più accet t i. Gl i uomini, per il sol ito, non dànno pr ova di sover- chio ada t t amen t o! Le donne spesso sono eroiche. Conosco una b r ava ma- dre di f ami g l ia che, pur essendo af- f e t ta da diabete e da ar ter iosc loros l, segu i ta impe r t e r r i ta ad ammann i re ai suoi figliuoli pas t asc i ut te e r isot ti succulent i, mines t re di f ag i uo li e ca- s t agnac ci portentos i, senza mai doler- si di non poterli nemmeno a s s agg i a- re. E a tavol a, ment re i suoi « ragaz- zi » di vorano quel la buona roba, lei mang i a, con vol to sorr idente, la sua sc i a l ba mi nes t r i na di pas ta g l ut ina t a, e quei pochi a l imenti che cost i tui sco- no la sua raz ione quot idi ana l imi- t a t a dal le necess i tà dietet i che di quei due ma l i cont rar i. Ro s e t ta d i ch i ara che t an ta soppor- taz ione è ammi revo l e. Le i , ecco, non res i s terebbe a l la tentaz ione di man- g i are via, v i a qua l che bocconc ino di contrabbando! . .. Poi , con inespr imibi le accento d' in- v i d ia e di rammar i co, di ce: — Come sa r anno fe l i ci le massai e, nel duemi- la, quando non us e rà più f a r da cu- c ina e pade l le e grat e l le sa r anno og- ge t t i da museo! L a spesa, al lora, si f a r à nei gab ine t ti di ch imi ca, dove si pr epa r e rà il nut r imento s intet i co! — Gi à! Si di ce che in quel l ' epoca por t ent osa si des inerà con uh concen- t ra to di carbonio e d' oss igeno e si cene rà con una pi l lola a base d'azo- to. Io, però, sono abba s t anza sce t t i ca a ques to proposi to. A meno che il corpo umano non subisca, col tempo, e sempre a mezzo de l la scienza, qual- che modi f i caz ione essenziale, il pala- to, anche nel duemi la, segu i t erà a re- c l ama re i suoi di r i t t i: e la gente con- s e r ve rà l ' abi tudine di mang i are, ma- ga r i ogni tanto, a scopo volut tuar io. Una cosa è ce r t a: che la cuc ina, a f o r za d' invenzioni, sa rà in mi sura f ant as t i ca, sempl i c i zzata. I gal let t i, messi v i vi in uno speciale ordigno, ne usc i ranno bel l 'e arrost i t i. Intanto, ment re la sc i enza prepara, Dio sa qual i mi racoli per le mas sa ie del due- mi la. .. (Vi sa r anno ancora, l e mas- saie, nel duemi la ?) nodaltre donne da casa di questo d inami co novecento che su tut to f a r i f l e t t e re il suo spi- r i to d' innovaz ione, segui t i amo ad ar- rost i rceli da noi, i gal let t i, ed a f a re sof f r i t ti e polpet te coi s i stemi usati dal le nos t re più remote antenate. E le mac ch i ne por tentose di cui possia- mo di sporre si l imi tano al trita-tutto. .. — O al colino a manovella! FRIDA

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