LA CUCINA ITALIANA 1936
-1?.. LA CUCINA ITALIANA 1. Giugno 1936-XIV ohe è intelligente, che imparerà da sè. — Ec co l 'errore! L a scienza del la c a sa non s ' improvvi sa nè s ' impara da sè; quel la P i a se l a c ave rà a sco- pare, a spol vera l e, a passare uno s t racc io umido per terra... ma, per •tutto il resto, si t roverà come un pul- cino nel la stoppa, mia cara! Il la- vare, per esempio, non consiste nel met tere dei panni in una t inozza con del sapone, nel lo strof inarl i, nel ri- sc iacquar l i! Lavar e, s igni f i ca dare il sapone in quel dato modo, torcere i panni in quel dato modo, preparare «1 panno o la varech ina in quel dato modo, r i sciacquar li e tenderli ad a- sc iugare al sole od al l 'ombra, a se- conda che sia roba bi anca o colora- ta, canapa o tessuto più fine!... — E di re che non ci avevo ma l pensato! — Ci penserai adesso! In quanto al lo st i rare, P i a non t roverà difficol- tà, se g ià s t i ra 1 suoi capi di bian- cher ia r i camata, ma è ben diverso st i rare con i l f e r ro elettrico, senza preoccuparsi se quel la s t i ra tura cosi) poco o molto, e st i rare quando poi si debbano pagare le bol lette dell'e- nergia! . .. Ma queste difficoltà sono piccole, paragonate a quel le del la cu- c ina è, f r a tutte, quel la che meno fa- ci lmente s ' imp r owi s a; r i f l et ti un mo- mento ohe, per avere un buon brodo ed un buon lesso, occorre saper do- sare l 'acqua, il sale, g l i odori, saper contenere nel giusto l a bol l i tura, sa- per giudi care lo s tato di cot tura. — Infat t i, è così diffici le t rovare un buon brodo ed un buon bol l ito! — E sai perch'i in tante pl aghe d' Ital ia e del mondo, perdura l a pia- g a del i 'alcool ismo? Per chè le donne — contadine ed operaie — sanno pre- parare solo il bollito ed una sc iapa mines t ra e, per non udi re brontolare i loro mar i t i, abbondano in fischi di vino o in l iquori cat t ivi. Pa re una buona minestra, che deve servi re di base al l 'al imentazione, due vol te al giorno, non è cosa faci le, te lo assi curo, nè cosa che s ' improvvi sa: è co- sa che richiede una cer ta a.bilità, una cer ta pazienza e mol ta p r a t i c a- Ma, a proposi to di minestra, mi vie- ne in mente un piccolo f a t to d'Indo- le morale... — .Raccontamelo, Mat i lde! — L ' anno scorso, quando mamma ed io uscivamo, verso ¡sera, dal no- stro « Fasc io », vedevamo delle ra- gazze uscire da un grande magazzi no ed io avevo notato che una mia piccola protetta, or f ana di padre, a- veva sempre un bel ragazzo, uno sili- dente, che l 'aspet tava. Ebbi paura per lei... la feci veni re con me, ne ebbi le sue confidenze. — E ' vero — mi disse s inceramente — provo ogni sera una terribi le tentazione di non tornare a casa, e di andarmene a ce- na con lui, come egli sempre insiste! Se sapesse, signorina, che senso di repulsione provo entrando in una su- dicia cucina, con le posato ed i piat- t) but tati là su di un tavolo, pensan- do al la cat t i va mines t ra f redda che •osSSKsSsiee .la mia cena... una mine- j •'tra senza sapore, a empre uguale, col riso crudo e col riso s fat to! Che so- gno per me è quello di poter mangia- re qualcosa di caldo e di ben prepa- rato! — E come andò a finire? — chie- se Giuspa, interessandosi, come tut te le ragazze e come tut te le quasi-fl- danzate, ad una storia d'amore. — Es sendo io troppo giovane, pre- gai la mamma di par l are con quello studente e di f arg li vedere a quali gravi responsabi l i tà morali andava incontro! per fortuna, pel f a t to che quei ragazzo aveva buoni principil e specialmente perchè sapeva, che mio padre era questore, egli si con- vinse faci lmente. Adesso quel la brava, figliola si « fidanzata, con un abi le operaio tor- nitore e viene spesso da,ila nostra vecchia cuoca ad imparare a f are bene una minestra. .. quella minestrisi che per poco, non la but tò f r a povere ragazze, che si perdono... — Ne sono ben l ieta! — Mia, chiudiamo la parentesi e se. gui t iamo a par lare di quella Pia Oltre a f are la cucina, l e suore avreb. bero dovuto insegnar le a f are un po' di bilancio. — Oh, Di o! Noa si trat terebbe di | bi lancio con tanto di « d a r e» e di « a v e r e» come potrebbe essere com Pilato da un ragioniere, bensì di a- vere un quaderno con due colonne, una di « entrate » ed una di « usci-, te », e di saper ar r i vare a l la fine dei mese senza che le «u s c i t e» superi- no te «en t r a t e»; si t rat terebbe di f a re un po' di conti — i l 27 del mesa per g l i impi egati ed ogni sabato per gli operai — dividendo quel le dieci- ne o cent ina ia di l ire in diverse vo- ci : aff itto, vitto, gas e luce, vestia- rio, previdenza; e specialmente di f are l 'abi tudine menta le a non fa- re il passo più lungo del la gamba, nè un soldo di debito. — Av e va mi l le ragioni! — Invece una g i ovane sposa che ha sempre t rova to l a tavo la pronta, la luce accesa, la biancher ia lavata, le scarpe accomodate, che non sa neppure quanto costi un chi lo di riso o un chi lo di pane, perde la testa, f a schiocchezze sopra schiocchezze e fi- nisce nei guai e nei debiti. E anco- ra: è mol to augurabi le e mol to pro- babile che quel la bel la figliola robu- sta abbia presto un bambino. Essen- do v i ssuta in un orfanotrof io, man- ca pure di Quella prat ioacc ia che hanno tut te le bimbe, nel le cui case nascono e crescono dei fratel l ini . .. — Ma P i a guadagne rà lavorando! .. — Questo guadagno pot rà essere e non essere, ment re ogni giorno bi- sognerà pure avere la casa in ordi- ne, il pranzo pronto, il bimbo presen- tabile... questo guadagno andrà rapi- damente s fumato, causa la. sua ine- sperienza... senza contare che è fa- ci le di samorare un mar i to quando questi t rova la s tanza mal spazzata, i mobi li con due di ta di polvere, la minest ra ca t t i va e pronta, al le quat- tordici anzitohè a mazzogiorno, i bimbi non lavat i, i vest i ti che si tra- sc inano sulle sedie. — Hai ragione! E un' al tra cosa dovresti fare, Mat i lde. Re ca r ti dal presidente del l 'orfanotrof io e ripeter- gli la nos t ra conversazione. —- Lo farò, perchè sento ohe è mio dovere, ed anche pubbl icherò questo nostro dialogo. Po t rà serv i re non sol- tanto nell'a.mbiente modesto, ma an- che — f a t te le debite proporzioni — nel l 'ambiente più elevato. Tut te le ragazze abi tuate a passare la gior- nata f ra iil parrucchiere, la. mao ' cure, •et 'fi.JGo eflap oooiS jt pa sruua; n s a r t i e il dolce f a r niente, hanno da- vanti a sè l 'avvenire. .. domest ico di quel la povera Pia... ma adesso dob- biamo prendere l 'autobus! — No; andremo a piedi — dice una tranqui l la voce ma,sellile alle sue spalle. E ' iil mar i to di Mat i lde, col quasi- fidanzato di Giuspa... e, siccome tutti hanno grandi cose da dirsi, così si prendono a braccio e proseguono nel- 1 ombra violetta e coral lo di una bel- la sera romana... E L E NA MOMOmO. B E L L A BOC CA
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