LA CUCINA ITALIANA 1936
10 L A C U C I NA I T A L I A NA 1 * Genna io 1 9 3 6 - X TV Il problema delle domestiche (In tempo di pace ed in tempo di guerra) Ho ricevuto, negli ultimi mesi, una trentina di lettere in cui le abbonate mi pregavano di trattare l'argomento « domestiche », come se da queste co- lónne e dalla mia pratica prosa potes- se venire il « tocca e sana » ad una situazione veramente... difficile. Ecco- mi ; vi avverto, però, che esporrò qui molte verità non sempre gradite alle padrone- l i problema delle domestiche — che quasi non esisteva una cinquantina di anni fa — si è reso difficilissimo nel dopo guerra per la vita che le ragazze abbienti di oggi conducono, e per la loro ignoranza in materia di pulizia, di cucina, d'ordine, eoo. quando prendo- no marito. L'educazione, prima della guerra, e- xa, per le ragazze dell'aristocrazia co- inè dell'ottima borghesia ed anche del- la modesta borghesia, casalinga; face- vano eccezione le famiglie della ricca e allora fannullona grand© aristocra- zia, le cui « damigelle » vivevano di « cappuccini », quando non potevano avere più una cuoca, ma che non de- gnavano di scendere nelle grandi cu- cine. Tutte le ragazze, anche quando avevano una buona dote, lavoravano in casa; le mamme pretendevano che le figliole sapessero eseguir© tutte le faccende domestiche (escluso lavare e lavare i piatti, naturalmente!) nno a eh© non ne fossero « rese padrone », destinavano un compito diverso alle loro varie figliole, in modo che, men- tre la prima passava una settimana in cucina, imparando dalla cuoca, la seconda « rispondeva » dell'ordine del- la casa, dalla cantina al solaio, la ter- za si occupava della contabilità do- mestica, e seguiva la cameriera in guardaroba, dove stirava, inamidava, accomodava il bucato. Così le ragazze, quando sposavano ed avevano una piccola casa, trovavano il loro compi- to molto più facile che nella casa pa- terna... Non erano certo perfette, ma in grado di valutare il lavoro della domestica o delle domestiche o dei do- mestici, d'imporsi a loro, di non pre- tendere l'impossibile, ma quanto essi potevano e dovevano dare. Adesso le madri hanno una colpevo- le debolezza. Quando le figliole ac- campano come loro diritto il poltrire fino alle dieci, il passare la mattinata dal parrucchiere e dalla manicure, il pomeriggio in giochi, in visite, al ci- nematografo, quando pretendono di trovare un'abbondante colazione, un elegante tè, un lauto succulento pran- zo, la casa in ordine, senza avervi minimamente contribuito... le mamme tacciono e pensano: — Le ragazze d'oggi sono intelligenti! Impareranno da se quando avranno marito! Non è vero! Il saper mandare avan- ti una famiglia è scienza difficile fatta d'intelligente previdenza, d'amor© al- l'ordine, di organizzazione e di pratica. Una donna che ne sia completamen- te digiuna, incomincierà ad impara- re quando, un paio d'anni dopo le' nozze, avrà dato fondo al suo costo- so corredo, avrà compromesso il bi- lancio, avrà i mobili ed il vasellame ridotto in cattivo stato, avrà rovi- nato lo stomaco, l'umore e la salute del marito, ed avrà — forse — an- che compromesso per sempre la sua domestica felicità. Ed oggi, purtrop- po, non soltanto certe madri sono colpevoli! è l'andazzo generale, sono anche certi articoli sballatissimi, di vario genere, che aiutano le ragaz- ze a farsi una sballata mentalità ed a prepararsi quella che sarà la loro rovina. Non ho letto recentemente che i mobili debbono essere 900, per- chè le signore debbono vivere dì sport e di svaghi fuori casa e non debbono perdere tempo a spolverarli ed a curare la loro casa??! Partendo da queste dolorose con- I malanni è maglio preve- nirti che combatterli e pai* p r e v e n i r l i occorre f o r t i f i c a r e il coppo. Un sicuro (¡medio è il composto di giicerofoslati e nucleinati di calcio e iodio, che accresce il «¡gole •limola 1«. funzioni dell'organismo, lo fortifica tendendolo coti agguerrii» contro le insidie del male. Cura completa: 6 flaconi medi da L. 14,45 0 3 grandi do L. 27.10. In vendita nelle buone farmacie e presso la Farmacia GABBIANI Ma Parim i M, Gabfoiaiii Vìa Poma 61 Milano statazioni « premesse, ne viene di conseguenza che, una sposa, tornan- do dal viaggio di nozze, affiderà la sua casa e l'andamento generale ad una domestica,... « ricomincierà la vita come sopra, senza dirsi che il marito ha sempre trovato — in casa sua od in una pensione — le stanze in ordine, i pasti pronti ed accurati e che aveva l'illusione di cambiare in meglio... • • • E le domestiche? Anche esse han- no avuto la loro evoluzione. Una volta andavano a servizio bambine e volentieri, perchè assue- fatte a quella idea, perchè trovavano un pane ed un tetto sicuro, una pa- drona tranquilla e casalinga che le trattava bene, perchè avevano, du- rante la settimana, la prospettiva della Messa e dei Vesperi domeni- cali. Adesso sono avide di libertà e di godimento, di awenturelle e di cinema; trovano ohe il servire è un peso ed un'ingiustizia della sorte (óo- me se anche noi padrone, e come se tutti al mondo non servissimo!), fan- no, quindi, il meno che possono ed il più presto che possono e, rimaste a casa senza controllo, s'incipriano colla cipria della padrona, telefona- no alle colleghe, leggono romanzi, civettano coll'attendente, col came- riere, coll'autista, col garzone del fornaio, conoscono le artiste cinema- tografiche, sognano — non un bravo operaio, — ma un signore con l'au- tomobile (da trarsi dall'auto-rimessa a sanzioni finite!!!). In loro il sen- timento che — conveniamone, è uma- no — d'invidiuzza, si trasforma spes- so in gelosia, in rancore, in Invidia per i bei vestiti, per la bella bianche- ria che maneggiano, per la vita ele- gante che vedono fare... ed esplode in rispostacce, in insolenze, quando non in vera cattiveria, calunnia, ri- catto... Le tentazioni della vanità si accumulano, il cinema insegna molte cose... che sarebbe stato meglio igno- rare... ed ecco Che la domestica gua- dagna illecitamente sulla spesa e dà appuntamenti ben poco innocenti al primo venuto- Questa è l'odierna situazione, fatte le debite eccezioni sia nel campo del- le padrone che in quello delle dome- steihe. Ho, però, la convinzione che se, anche oggi, le ragazze trovasse- ro, al loro primo servizio, bontà, pa- zienza, comprensione, buona manie- ra, buon insegnamento, non riusci- rebbero sudicione, disordinate, arruf- fone, disamorate della casa e del lavoro... Ho avuto, per parecchi anni, un piccolo ufficio benefico di colloca- mento, allo scopo di trovare servizio
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