LA CUCINA ITALIANA 1936
1* Gennaio 1936-XIV L A CUCINA I T A L I ANA SI e lavoro a- ragazze ed a ragazzi friu- lani, di cui conoscevo i nonni ed i genitori, che rivedevo nei miei brevi soggiorni lassù, di cui potevo garan- tire l'onestà di mano e di costumi, e per cifi cercavo, con sincero interes- se, delle famiglie ammodo. Ho, quin- di, una vera esperienza... e debbo di- re che ho trovato ben poca signo- rilità e comprensione verso le dome- stiche anche in cosidette «buone fa- miglie! ». Ho poi saputo che esiste- vano, nella modesta borghesia, delle padrone di pessimo gusto che, a die- ci minuti di distanza, abbracciavano la loro domestica e poi la trattava- no come un cane... che nulla inse- gnavano bene e che tutto pretende- vano, che non le lasciavano il tempo necessario a fare un lavoro e conti- nuamente lo interrompevano, che mandavano non una, ma cinque o sei volte a fare le provviste, causa la loro imprevidenza! che erano di- sordinate, infingarde, pretensiose, a- vare, che usavano un linguaggio e L a caccia può riversare sui mercati un tonnellaggio di carni di selvaggina da ridurre sensibil- mente il fabbisogno di carne bo- vina. Oltre alla selvaggina stan- ca le si miri anche alla cattura «ella selvaggina di passo. modi volgari, che davano pessimo esempio e che mancavano completa- mente di quanto è assolutamente ne- cessario in una famiglia: organizza- zione ed ordine. Ordine magari me- ticoloso, magari a base di tabelle scritte ed attaccate al muro della cucina (tabelle, che, fra parentesi, tutti dovremmo adottare e far ri- spettare). Per amor del vero, debbo dire dì aver incontrato anche delle signore ben nate e distinte, di' retto sentire, che provavano per una ragazza dab- bene, al suo primo servizio, un sen- timento di responsabilità, le insegna- vano una cosa sola al giorno con calma e cori pazienza, erano con lei affabili senza l'ombra di famigliari- tà, la calcolavano subito collabora- trice (e non serva e non nemica!) e l'avvertivano subito che mai avreb- bero sopportato una disobbedienza, una mancanza di rispetto, una ri- spostacela. Se la ragazza era nor- male, se aveva buona volontà d'im- parare, sentiva la superiorità e la bontà della, padrona, rispondeva con garbo e cercava di accontentarla. Come sappiamo noi signore che ci occupiamo d'istituzione, benefiche, vi è una piccola percentuale di uomini e donne, di ragazzi e di ragazze, se- gnati da un marchio doloroso, da cui nulla si può pretendere e che si deve lasciar andare alla deriva... co- sì vi sono delle domestiche sfacciate, ladre, bugiarde, disamorate, viziose, che si debbono senz'altro rimandare, senza che restino un giorno ad insu- diciare materialmente e moralmente una casa... Penso che noi padrone, poi, per la nostra dignità, non dob- biamo in nessun caso sopportare le spallate, le villanie, le rispostacele di domestiche mal nate e male educa te; per carità cristiana, rimandia- mole ai genitori o affidiamole alla « protezione della giovane » (benefi- ca società che ha dappertutto dira- mazioni) e ricominciamo con un'al- tra ragazza che ci venga raccoman- data da persone oneste... fino a che troviamo quel tipo normale, dabbe- ne, di buona volontà che ancora esi- ste. Ma, se noi non sappiamo o non vogliamo insegnare e sorvegliare, al- lora siamo almeno tanto oneste di dare la colpa a noi stesse, e non alia servitù! Altra cosa su bui non riflettiamo è questa: non è possibile pretendere nelle domestiche l'intelligenza prati- ca, duttile, lungimirante nostra, la previdenza, la decisione, il desiderio sincero di economizzare, di far ren- dere tutto. Spesso noi stesse man- chiamo di queste qualità!... e, quando le abbiamo, esse sono frutto del no- stro provenire da famiglie intelligen- ti, da brave padrone-massaie, da un ceppo abituato a comandare, a vede- re le cose, del bisogno di seguitare a vivere nell'ambiente in cui siamo nate e cresciute, ambiente pulito, or dinato, signorile. Quindi, non faccia mòci delle illusioni che Betta o Mad- dalena facciano tutto bene senza che noi ce ne immischiamo!... ricordia- moci di sorvegliare sempre, tutto, fc PILLOLE^ F05£«3 ^ nr ì i -M n m v D M n r i OdELpiDVBND M 2 00 »Hill SODO IL PUWUUS (NSUPEtUSILC antiemorroidali toniche oigestive Un asTucdno dì 6 pillole L.0.60 Richtedarlo ali* Formati» locali > Uno scatola di 5 0 pillole L.5.15 | ^ presso ogni «mporiarde Farmacia ^ <wB a «wtondo vaglio (SL.4 aSo W FARMACAI POMO VFHF7IA1»«A™ • base di gl icerofosfatì e oucleinati dì calcio • •odio, è il migliore ricotti- turrite pei combatter« la debolezza generale. Il dimagrimento, il nervosi- amo, l ' anemia, il linfatismo e ¡'esauri- mento organi co. Sì prende prima o subito dopo il patto « o c u c c h i a i o gli adu l ti | m e z z o c u c c h i a i o i f anc i u l l i. Curo compieta : 6 flaconi medi da L. 14,45 oppure In vendita nelle buone farmacie e presso la Farmacia GABBIANI Via forini, i A. GABBIANI . Via Carlo Poma, 61 - MILANO tutto, tutto! ma senza darci l'aria di farlo, senza borbottare da mattina a sera. Quando le nostre domestiche sapranno che non un pezzo di sapo- ne sprecato, non uno strofinaccio di cucina stracciato, non una tazza rot- ta sfugge alla nostra sorveglianza, staranno molto più attente... a ci sti- meranno di più... Adesso, in tempo di guerra e di sanzioni, se non vogliamo mancare ad un nostro stretto e preciso dove- re, anteponiamo la casa e l'economia domestica a tutti i doveri mondani, giochi nei salotti, alle gite invernali. E specialmente abbiamo una conti- nua sorvegliahza in cucina, perchè non ci sia spreco di qualsiasi combu- stibile, cioè di gas (che viene tratto dal carbone fossile), di legna (che può sostituire il carbone, di carbone dolce (prezioso per gli automezzi «, gassogeno). Ricordiamo che il mare è fatto di goccie, che il consumo del gas è fatto di atomi, che il carbone serve ai treni, alle navi, alla resisten- za più che qualsiasi altra materia prima... che una 1 pentola bolle con tutta la fiamma del gas come con me- tà fiamma, che le domestiche sono sempre le giurate nemiche dell'econo- mia fatta per conto dei loro padroni, e fatta per conto dei loro padroni, a andiamo in cucina, e sorvegliamo, sorvegliamo, sorvegliamo! Ma l'argomento è ancora lungo • va rimandato al prossime numero. Adesso voglio insegnare, a quelle di voi che Si scaldano col termosifone, un modo di risparmiare la metà del carbone: accesa come sempre la cal- daia e fatta giungere rapidamente a 60-65 gradi di calore, bisogna met- tere uno strato dì carbone secco, uno strato (alto il doppio) di coke ba- gnato, una manciata di polvere di carbone asciutta, ed infine una mi- scela di polvere di carbone e di ce- nere, bagnata coll'acqua e molto umi- da, senza essere grondante. Questa miscela deve ricoprire tutto il car- bone. Una mezz'ora dopo, quando il tutto è bene acceso, si può ridurre il tiraggio a metà. Una carica ben fatta dura circa dieci ore e mantiene il termometro su 70. Per amor di patria, vi prego di diffondere quest® pratico sistema (più lungo a spiegarsi che a mettere in pratica) e di sorve- gliare voi stesse. E L E N A MOROZZO D E L LA ROCCA
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