LA CUCINA ITALIANA 1936

m C t r C l ì iA I T A L I A NA • • I 'ili V.tügUo ignori lità ' " ; ss^wm mJTiisi!» ..'»urxrz&F?' Fidanzamento E ' il g i orno del fidanzamento uf-fl- c iale dì Giuspa,, ohe v i ene f e s t e gg i a, to in casa di suo f ra t e l lo Maso e di Mat i lde, la s ua prez iosa cogna t a. E ' s t a ta Mat i lde che ha deci so e ohe ha pres ieduto a tut ti i preparat i v i, per- chè i geni tori de l la fidanzata, ormai anziani, si sono r i t i rati ne l la loro l ontana campagna, ment re tiutti gli al t ri abi t ano a Roma. T r e g iorni pr ima, e r ano »tate man- date le par tec ipaz ioni del l ieto av- venimento l i t ogra f a te (e non s t ampa te) su di un e l egante „cartoncino bianco. Ed erano cos i: «Il genera le di divisione don Ot t av io Ot t avi e don- na Fe l i c i ta Ot tav i, na ta Bi anchi. l ' Ammi rag l io Fi l i ppo Ros si e la s ignora Ant on i e t ta Ros si dei mar- chesi Fe r r a ri par t ec ipano il fidanzamento dei loro figlioli ingegnere Gino e Giu- seppina». Segu i vano gli indirizzi e ' la data. Ognuno dei due g i ovani hanno pre- para to una l ista delle loro cono, scenze ed hanno t rova to più simpa- t ico f are (anz i ché a mac ch i na) di loro mano gli indirizzi, dopo aver par t ec ipato la not izia per t e l egram- ma ai parenti strat i; lontani e per te l efono agli ami ci di Roma. / questi ul t imi, nel la s tessa bus ta dell« par tec ipaz ione, hanno messo u n i c a r ta di v i s i ta di Mat i lde, dove Mat i lde ha scr i t to di suo pugno, sot- to al suo nome «sarà in casa gio- vedì 23 apri le dal le ore 17 al le ven- ti, in occas ione del fidanzamento di ava cogna ta Giuseppina». Ne! redigere la par tec ipaz ione, Ma- t i lde ha ben s tudiato le formul e, ha abol iti i titoli cava l l ereschi che i due padri possedevano, g i acché ent rambi hanno il buon gus to di non tenervi, e di venir ch i ama ti sempl i- cemente col g r ado ohe hanno con- segui to servendo il Re e la Pa t r i a. H i messo il titolo di . «don» e di «donna-ì ai geni tori d'i Gino, dato eh« essi appar t engono a l la vecch ia nobi l tà sarda, che li a diri tto anche al la corona nobi l iare. Al lo dodici e mezzo ha avuto luo- „ 0 5p r „ , ; n Mat i lde, la colazione i r t ims di fldanzamenio. Dodici per- sene: i due fel icissimi, 1 quat t ro ge- nitori. i due nadroni di casa, e due vecchi provati ami c i, che si sono o f f er ti di f are da test imoni .alle noz- - . . 1 tq"^ rj>711 OrC*. Mat i lde, per f e t ta organi zzat r i ce, ha f a t to là cose in tempo e f a t to in mo- do di non avere saniti! estranea. in c a s a; ha la s ua b r a va domes t i ca ed ha chiesto, per r inforzo, quel la di sua madre. L a s t ag i one è t a le da perme t t ere ;-«U piat to for t e» f reddo, cos. che »ampl i f ica l a pr eparaz i one e 11 servizio. L a t avo la è s t a ta prepa- ra la dal le due g i ovani donne con quanto di meg l io c ' era m c a sa di ar- gent er ia e di vase l l ame, e t u t ta in bianco. Mat i lde poss iede e adopera del le bel le tovag l ie colorate per cola- zione, ma oggi ha sce l to una di ca- napa r i c ama ta a punto medi oeva l e; ne! mezzo, in una coppa d ' argento posta sul sol ito specchio, ga l l egg i a- no a l cune cardenie. L?. d i s t i nta è sempl i ce e fine; pa* ¡ st iccio di mac che roni con una taz- ! di brodo -— aspa r agi (Bono anc o ra i l ina pr imi z ia) coti sa l sa olandese ' — | r o s b i f fs e v i te l lo f r eddo con ge lat i- na, f ungh i, carciofi sott 'ol io e con una f r e s ca l at tughe l l a, se rv i ta sui piat ti di ve t ro a mezza l una; 11 dol- ce è un Sant 'Onor a to con panna bi anca in mezzo; ci sa r anno poi aranc ie e banane ed una macedon ia a! ma r a s ch i no di Za r a. E ' una di s t inta che ha l a qua l i tà di poter essere pr epara ta con c a lma (Infat ti solo gli a s p a r a g i . vanno cot- ti a l l ' ul t imo momento) — cosa del- la ma s s ima impor t anza quando una f ami g l ia ha una sola domes t i ca e la padrona non vuo le a r r i va re s t an- chi ss ima a tavola. Il brodo, ben sg r as sa to con mo l ta a gg i un ta di er- bagg i , il vi tel lo arrosto, tut ti i con- torni erano s tati prepara ti il gior- no ant ecedent e; il dolce era s tato ordinato dal migl ior pa s t i c c e r i, 1 vini (Bi anco secco, Chi anti e Spu- mante i tal iano) e rano s tati tolti dal- ia can t i na; il Chi anti sarebbe ri- mamto t a le e quale, ment re i due vini b i anchi s-arebbero s t a ti messi In ghiaccio. Quindi tut to era s t a to f a t to con c a lma e sereni tà. In cuc ina, di buon mat t ino, era- o s tati cotti i piccioni per il pa- st iccio, pr epa r a ta la pas ta f ro l la e la c r ema pas t i ccerà da agg i unge re al mac che ron i; il pas t i cc io era sta- to bene dorato es t ernamente e mes- so in f orno per un' ora. L a macedo- ni,!. era. s t a ta f a t ta con pazienza, ta- gl iando in minut i ss imo f e t te le ci- l iegie f resche, a iutandosi con f r u t ta in igeatola e met tendoci anche 'e pr ime f r ago le di bosco; gli a r anci e le banane erano state díanoste con garbo nel le art i st iche f rut t i ere. Il salot to era. di ventato tut to un pr o f umo; nel l ' angolet tó solito 'li Giuspa c ' era il bel mazzo di mu- ghe t ti — dono di Gino — più in là i f iori bi anchi táahditi dai suo- ceri e dai tes t imoni i; uno di «sai, ans i , a l l ' uso piemontese, a v e va ».8» da to add i r i t t ura il suo dono q.f nosize e la f i danz a ta a v e va g ià 9' per to c inque o sei vol te l 'ajstuccjo contenente la be l la spi l la t ipo an- t ico di d i amanti e di perle Al le dodici e t r en ta tut ti si mi- sero a tavo la ; il gene r a le e l 'am- mi r ag l io ve s t i vano l a g i aco» nera ed 1 pant a l oni a r ighe, ada t t i al ia loro non più g i ovane età, ment re i tes t imoni a v e v ano un vest i to gri- gio elegante, ed i due g i ovani - li f i danz a to e f r a t e l lo — a v e v ano un comp l e to tur chino piut tosto chiaro, il colore di moda nel la pri- ma v e ra 1936. Gi uspa aveiva un sem- pl i c i ss imo ves t i to color avor io, se- mi na to a mazzol lni di rose pal l idis- s ime e por t ava al col lo il piccolo f i lo di perle a vu te in eredi tà dallo, nonna; Mat i lde era mo l to c a r i na con un ves t i to a f iori di tut te le tinte, su f ondo t ur ch i no; le due mamme ve s t i vano sobr i amente di scuro, con qua l che s impa t i co gio- iel lo poco vi stoso. A l l o spuman te un tes t imonio brin- dò con pochi ss ime appropr i ate pa- role ai due g i ovani: la mamma eli Gino andò ac can to ai suoi f igl io- li e consegnò al f idanza to, togl ien- doselo dal di to, un l ungo anel lo, sul l 'oni ce del quale del minuscoli bri l lantimi f o rma v a no la corona e 10 s t emma del la f amì g l i a. Gino lo mi se al di to de l la f idanza t a, men- t re l a s i gnora r i co rdava commos- sa d ' aver lo avuto, nel la s tessa cir- cos tanza, dal la sua f u t u ra suocera, e di cendo a Gi uspa che el la avreb- be dovuto f a re a l t ret tanto, quando 11 suo pr imogeni to si f os se f idan- zato, secondo la s impa t i ca usa.nza. che du r a va g ià da t re secoli nel la loro f ami g l i a. Gino agg i unse 11 suo dono; un bracc i a le d'oro bi anco con turche- si, che la f anc i u l la gradi mol to e rleamibiò con un ar t i s t i co por ta si- gar e t t e; dopo le f r u t ta tut ti passa- rono nel salot to e, quando Giuspa ebbe serv i to 11 c a f f è (guardandosi cont inuamente il bei b r a c c i a l e; po- tè f i na lmente andare con Gino a fa- re due passi sul la t er razza f i or i ta di rose Dopo le diciasset te incominc iaro- no ad a r r i va re gli ami ci e l ' appar ta- mento si empì di f i or i; sul l 'uscio del salot to s t ava Mat i lde, padrona di casa. I f i danza ti le s t a v ano. vi- cino e il mar i to, i geni tori, i suo- ceri e rano nel l 'al tro salotto. V'era- no anche parecchi coi leghi di uf- f i c io dei ftttuno sposo, che %aesti s i

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