LA CUCINA ITALIANA 1936
2 LA C U C I NA ITALIANA 1° Se t t embre 1936-XIV U n a c u c i na del R i n a s c i me n to f a r i n a , le spez ie i t a l i ane, né le sa l se ae l i c a t e, nè ì v i ni b i anchi deJi 'Euro- p a oc c i den t a l e. La. be l la • E l e na , a p a r te qua l che z u c c h e r i no or i ent a l e, non s i c i bò che di g r a s so a r r o s to di mon t one. I Ro- ma n i c onobbe ro a l ungo l a r ude f ru- g a l i t à de l l ' agr i co l t or e, ma qu ando si mi s e ro a t a v o l a vo l l e ro u n a c u c i na f a s t o s a. F c e ro v en i re da i l oro domi- n i d ' A f r i c a, di Sp a gna, di Gr e c i a, del- l e Ga l l i e, d ' A rme n i a, di P e r s i a ecc ., 1 mi g l i o ri prodot t i. Ma , p r e s so di lo- ro, il l us so s o r p a s s a va o gni f ine ga- s t r onomi co. N e i l oro f e s t i ni de s c r i t t i ci da Pe- t roni o, da que l lo di T r ima n c i o ne a que l l i di Lueu l l o, i pe s ci e g l i ucce l li s i s e r v i v a no a mi g l i a i a, in p i a t t i che a v e v a no i l so lo me r i to di e s s e re co- s t a t i car i , c ome ad e s emp io un piat- t o c ompo s to dei c e r v e l l i di c i nquecen- t o s t ruz zi oppu re de l le l i ngue di cin- que c en to ucce l l i. L a g l o r ia ga s t rono- m i c a dei R oma n i non f u ma i ol tre- pa s s a t a. E s s a fiori p a r t i c o l a rme n te a R o ma ed a F i r enz e. I banc he t ti o f f e r ti dai P a p i , da i Se- na t o r i di R oma , dal b an c h i e re Ag o- s t i no Ch i gi a l la F a r n e s i na f u r o no dei p i ù sontuos i. Ce l e b re è r ima s to un b a n c h e t to o f f e r to da l Comune di Ro- m a a i ni poti di p a pa L e o ne X in oc- c a s i one del c on f e r ime n to de l la c i t t a- d i n a n za r oma na l o ro d e c r e t a t a. A l t r i b a n c h e t t i a bb ond a n ti di c i ba r le e s fo l- g o r a n t i p er il f a s t o v e nn e ro da t i in ono re del d u ca d ' An g lò a L i l la nel 1455, e nel 1453, in ono re di F i l i ppo i l buono, d u ca di B o r g o g n a. P e r se- col i , t u t t a v i a, non a v v e n n e ro g r andi mu t ame n t i ne i b an c h e t ti u f f i c i a l i e r ega l i . I ! « No u v e au c ou s i n l er r o y a l » del 1714, d e c r e ta c h e un p r a n zo r i spe t t a- b i l e de ve es sere c ompo s to di qu a t t ro serv i z i , per t r e n ta conv i t a t i, b a s t a c he c i a s cuno di essi c ompo r ti qua r an t a- qua t t ro p i a t t i , s e n za p a r l a re deg l i an- t i pas t i e de l le f r u t t a . L a de s c r i z i one dei p r anzi c on s uma- t i a l l a c o r te di Ve r sa i l l e s, s e condo il r a c c on to l a s c i a t oci d a l Fé l i b i en, cor- r i sponde c e r t ame n te a l l a s udde t ta pr es c r i z i one. Ep p u re L u i g i X I V , del qua le è no to l ' appe t i to pan t a g r ue l i c o, d i c e va g i à , c ome s i d i ce o g g i : «No i non s a pp i amo p i ù ma n g i a re c ome ì nos t r i ant enat i . .. ». Du r a n t e i s e co l i X V H I e X I X l 'a- mo r e p e r l a t a v o l a bène imb and i ta si a tutte Amiche gentili, le prove di simpa- tia che ognuna di voi ha dato a que- sto nostro giornale sono così numero- se, così spontanee, che più di una vol- ta, dinanzi a queste manifestazioni, io ho avuto il rammarico di non cono- scervi tutte, personalmente, una per una, per poter accoppiare nel mio pensiero la vostra immagine gentile di donne: madri e fanciulle, alle vo- stre parole gentilissime. Questo desiderio che ogni tanto riaffiora in me è il solo che mette un'ombra, in questa chiara amicizia che ci unisce, in questo saldo vincolo di affetti che proviene t da un comune altissimo ideale e da un luminoso or- goglio: quello di essere donne, e don- ne italiane, e donne di questo tempo. Nessun tempo e nessun paese ha veduto mai qualcosa che possa para- gonarsi per fierezza, per spirito di sa- crificio, per generosa bellezza, allo spettacolo ohe in quest'anno le donne italiane hanno offerto a tutto il mondo, Combattuta la guerra, con impeto e con calcolata tenacia, guadagnata una vittoria ritenuta impossibile an- che dai più ottimisti, le donne italiane non hanno abbandonato i loro compiti, e una volta assegnate al loro posto di responsabilità, non lo hanno ab. bandonato un istante durante i lun- ghissimi mesi della battaglia, e non lo abbandonano a guerra finita. Una volta imparato, per necessità di cose, come si supplisce — con inge- gnosi ripieghi — a quello che manca: come si rinunzia anche con qual- che sacrificio •— a tutto Ciò che non costituisce il necessario indispensabi- le ; le donne italiane non se ne dimen- ticheranno, neppure quando le ragio- ni che imponevano queste rinunzie sono venute a cessare, Chi non aveva mai avuto confiden- za coi fornelli, è diventata una mas- saia perfetta; chi lo era già s'è fatta propagandista presso le altre, e tutte indistintamente hanno superato SÉ stesse nel desiderio di rendersi utili alla Patria « non indegni dei loro Cari. a c c r e bbe e s i raf f inò. L ' a r t e del con- v i t a re appa s s i onò i g r a ndi s i gnor i. P o i a c qu i s t a r ono r i n oma n za le t r a t - tor ie. G i o a c c h i no Ros s i n i, Ba l z a c , A- 1 e s s andro D um a s mus i c i s t i, s c r i t t or i, a r t i s t i f u r o no r a f f i na ti ma n g i a t o ri e c on t r i bu i r ono a d a r e d i f f us i one a l l a l e t t e r a t u ra cu l i na r i a. I l no s t ro Pe l - l eg r i no A r t u s i pubb l i cò que l la s ua «-Ar te del ma n g i ar b e n e» c he t an to g i ovò a l l a r i pu t a z i one de l la t a vo la i t a l i ana la qua le c on t i nua ad es sere g l o r i o sa c ome nel pa s s a to c ome per i l pa s s a t o. PADO le abbonate L'elogio che il Duce ha voluto pub. blicamente tributare alle donne, è U premio più ambito che ognuna di noi avesse osato sperare. » * • Superata, dunque, vittoriosamente una guerm che ha in sè gli elementi della leggenda, con le forze riunite di tutta la Nazione; eccoci ancora di- nanzi al nostro compito che non può esser concluso, ma deve invece perfe- zionare la nostra esperienza, ed esten- dersi in un'azione di propaganda prar tica che faccia di tutte noi una vera milizia; la milizia che veglia — in- sonne — a guardia della santità ¡iel- la famiglia, della sua pace e del suo benessei e. E poiché dal numero nasce la ¡orsa, nascono le feconde iniziative e si con- cretano in fatti le idee voi che siete migliaia, dovete idealmente riunirvi, sentirvi una sola indissolubile fami- glia, attorno a questo vostro giornale, che modestamente ma con ardente fe. de ha creduto nella nobiltà della mia. sione della donna, e per questo ha combattuto, e per questo continuerà la bella battaglia. Mi saranno a fianco, in quest'im- presa, preziosissime collaboratrici, tutte le amiche più care. ' Ognuna di voi, che ne abbia la pos- sibilità, mi mandi qualche ricetta di pietanze economiche e gustose: qual- cosa che sia stato sperimentato, in modo da poterlo consigliare e garanti- re alle nuove abbonate o a quelle gio- vani spose ancora inesperte dei for- nelli- Ognuna di voi può mandare quante ricette vorrà. Io le pubblicherò, mese per mese, e mi piacerebbe mettere in testa ad ogni lista di ricette il ritratto della gentile donatrice. Ne verranno fuori pagine di cucina pratica interessantissima. E sarà una nobilissima gara, dove realmente rifulgeranno le virtù della donna italiana, che formano le basi di ogni benessere famigliare e sociale. A voi, ora, la risposta a questo mio appella. FANNT DIN! Una lettera della Direttrice
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