LA CUCINA ITALIANA 1936
1° Set tembre. 1936-XIV LA CUCINA ITALIANA 3 Faccia un etto e mezzo anche lei, signora •Non le consiglio di abolire la carne sostituendola col pesce o dii nutrirsi soltanto Ai verdure e dì frutta. Non glie lo consiglio, signora, per due ra- gioni. Primo, perchè non essendo me- dico mi manca qualsiasi autorità nè ho voglia d'andare in prigione per esercìzio abusivo di una professione che non è mia. Secondo, perchè sono gRvmii per principio carnivoro e non vorrei disdirmi. Ma perchè, scusi, Ella si è rivolta a me per cotesti suggerimenti? L a Cu c i na I t a l i ana, se non sbaglio, ha un suo medico valoroso che può met- terla sulla buona strada, o darle dei consigli che io, in coscienza, non le posso dare. Ho sentito dire una volta da un medico che a dare ascolto ai dottori c'è il caso d'ammalarsi sul serio. — Io credo — soggiungeva, premen- do con le mani sul mio fegato ch'ella farà bene a mangiare un po' meno, ma sono altrettanto convinto che fa- rebbe male ad abolire la carne com- pletamente. Mangi meno, mangi me- no carne e... fumi meno. Ma non mi diventi vegetariano di botto. -r-. Quanta ne posso mangiare ? — gli domando mentre egli contìnua le sue esplorazioni e mi fa, ora, dei segni con la matita in direzione dell'aorta. •— Un etto al giorno. Anche due. Ella è ancora un uomo in gamba. — Bollita? — dome le piace di più. L'impor- tante è. che non ne abusi. E allora, signora, visto, dai sintomi, ch'Ella si trova all'incirca nelle mìe SmLDLE«5.F05CRa 1 0 tìEL piOWRHO £ | 01 20 INHI SONO LI PUH61HTE INSUPERABILE . ANTIEMORROIDALI TONICHE 01GESTIVE Un osKiCCino di 6 pillole L . 0 . 60 1 Richiederlo olle Farmacie locali Uno scotolo di 5 0 pillole L.3.1S j crosso ogni Importarle formaciò e inviando vaglio di L . alla mmm pana Venezia s.F0sa condizioni, cerchiamo insieme il modo di « companeggiarci » la poca carne che l'uricemia ci consente, L'uricemia e l'età. Ma quest'ultima cosa riguar- da soltanto me. Se devo giudicarlo dalla filosofia, Ella è ancora sulla trentina. Cerchiamo, dicevo, di gustare sen- , za eccessive rinunzie la poca carne che ci si offre, ma senza attentare con droghe stimolanti alla nostra salute, che dobbiamo considerare un po' scossa, anche per non contraddire il medico in questo periodo di villeggia- tura. Si può variare e c i si può illudere d'avere sotto i denti un pezzo di per- nice .mangiando della semplice carne di vitella, lo non so se a lei piaccia molto la caccia, ma io, che son ghiot- to dei tordi, li sostituisco egr eg i a- ment e, in ottobre, coi primi passi, giusto con dei pezzi di vitella, che in- filo nello spiedo o faccio rosolire in un tegame di terra cotta, con molta salvia e l'odor del ginepro. A cinquantanni — parlo sempre dei miei non si è ancora vecchi, ma bisogna cominciare a moderarsi. I peccati di gola che si fanno a ven- t'anni e si possono ancora fare alla sua età, non sono più permessi alla mia. Quel dottore che mi consigliava di diffidare dei suoi • colleghi, dimenti- cando che migliaia di altri medici hanno la sua stessa integrità e... la sua stessa fiducia nella medicina, mi diceva, pei• la verità, che a moderarsi si deve cominciar prima. Stabiliva ì quaranta. « Fino ai quarantanni non solo dobbiamo nutrirci di carne, ma se n'ha da mangiare da farne scialo ». Poi no: poi bisogna cominciare a di- min\iire gradatamente. E mi dimo- strava che da quattro o cinque anni a questa parte aveva anch'egli ridotto la sua razione, giusto a un paio d'etti al giorno. Il che non gl'impediva, pre- sentandosi l'occasione, di mangiarne di più. — E' stato dunque un carnivoro an- che lei f — gli domando. — Non si spaventi: la mangiavo cruda. E si lasci servire — commenta ve- dendomi fare una smorfia — che se la prova, mette anche lei la testa nel piatto come ce la mettevo io. Va drogata. E bisogna vincere la prima sensazione di repugnanza che dà quella specie di mangime per i polli. — Non le pare che una bistecca valga di più? Bi, non lo escludo. E lei, scusi, è un artritico? — E' probabile, veda, che io non abbia il suo fondo uricemico: in ogiv modo, poiché ho anch'io trascorso la quarantina, limito ora i miei desidèri; che se dovessi ascoltarmi, senza ri- nunziare alla sua bistecca tornerei vo- lentieri a quel mangime una volta al giorno. Ma rinunziare del tutto alla cai'ne no, anche se molti miei colleghi lo consigliano. Nulla, del resto, fa ma- le quando ella mangi con misura. Questa, press'a poco, la conversa- zione col mio dottore, signora. £ L s _ s r c l ' i r - • . /• •> V — L'uomo mi è sembrato saggio. Mi ha, tranquillato: E spero, signora, di aver tranquillato anche lei. Pòche spezie, ma un po' di carne la mangi, se il pesce l'è venuto a noia. Alterni. Se continuo a mangiarla io che ho scavalcato i cinquanta da, un po' di tempo, ma, tento di rimanervi almeno i<n ispirito, si figuri se non può mangiarla lei che non ne ha an- cora trentacinque! Illa non si riduca ai cinquanta grammi: che se ne fa? Che ricetta le \ potrei dare, signora, per un pezzetto di carne da darsi al micio ? A r r i v i an- che lei all'etto e mezzo e la mangi ro- solata nell'olio o provi a rifarla con un po' di sedano. Faccia il cosidetto stufatino alla ca- salinga, che il pomodoro, crudo o cot- to, non ha mai fatto male a nessuni» e i medici, crudo, lo consigliano. Io trovo che non fa male nemrnenp cotto. E penso, signora, con la poca espe- rienza che mi son fatto ascoltando ora l'uno ora l'altro dottore, che non c'è nulla che faccia realmente male, quando non ci si strippi. Il che, una delicata signora, non fa mai. Ma ci son leccornie alle quali, non si rinunzia senza una profonda pena, anche se ci tentennano i denti. B il boccone più saporito, gira e rigira, non ce lo dà che un rocchietto di carne. Tutto dipende, dunque, dal sa- perla mangiare. « Con juicio ». GIACOMO PAVONI «pres so V O G H E R A ) MAGGIO - OTTOBRE C UER S A L S O I EO B i C H (Bagni Fanghi . Inalazioni) C UER S O L F EO R O S Consulenti: Fr. Clivio, Pi. Calamida e Fr . Mantegazza Birett. Sap.ìc. Dr. Conun. E. Divisai
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