LA CUCINA ITALIANA 1936

i 1» Ot tobre 1S36-XIV LA CUCINA ITALIANA di segni di pol trone bi zzarre, di seg- giole a pendenza ant inatura l e, nel le quali nessuno, che non fosse pr ivo di buon An s o , potrebbe ma i osar di se- dersi. P e r il colore, non saprei di rLe. Le i è una spos ina giovine e c a r a : il colore chi aro, v i vace, sembrerebbe na tura le in una c a sa benede t ta dal l ' amore. Ma se ha g i à, in casa, qua l che s t o f fa di seta, qua l che tappeto or i entale a co- lori v i vaci e a disegni moderni, into- ni le t inte in modo da poter ut i l i zzare quel lo che ha già. Io ho vi sto, in casa di ami c i, un salot to che è cos t a to po- co più di 800 l i re: le ass i curo ohe era un amore. Un divano- letto, un po stret to, a dire i l vero, ma suf f iciente in caso di bi sogno a f a r c i dormi re una persona, e ra f i anchegg i a to da due al te stele di legno, in c ima al le qual i era una l ant erna. Di f ront e, un mobi le a casset t i, sormont a to da una ugua le stele, appa r i va come un sem- pl ice porta-« bibelots », ment re in rea l tà cont eneva nel le site capaci pro- f ond i tà perf ino le scarpe del l 'ospi te di passagg i o. E r a anch ' esso sormont a to da una l ampada in c ima a una stele. In mezzo un tavol ino basso, con due rialzi dal le part i, di f o rma ret tango- lare, che si apr i vano r i ve l ando a l t ri due casset t i. E due pol troncine sem- plici, ma comode. E r a f a t to di abete di Tr ieste, il più economi co legno del mondo: quel lo con cui si f anno l e casse per il t raspor to di bot t igl ie, in- dument i, mer ci var i e. Ho anzi fonda- t i sospet ti che propr io fossero s t a ti ut i l izzat i, dov ' era possibi le, dei pezzi di cassa. Ma il tut to era l ac ca to in nero lucente, e grandi globi d'oro. Le lanterne erano di ve t ro mont a to in metal lo, t inte di rosa e oro. F a c e va un figurone. Su una parete c ' era uno sc ial le arabo, a grandi r i ghe rosse e oro. Sul tavol ino, e sul, ch i amamo lo cosi, armadi o, 4 o 5 sogge t ti s t rani, an ima l i f an t a s t i ci di ve t ro di Mura- no, un l ungo sotti le vaso di cr istal lo, rosso e oro. L e dico, un amore. Ce r co di r i cordarmi per Le i il di segno dèi mobi l i. Ed e r a (Senigal l ia) — L a s ua lette- ra mi ha, f a t to sorr idere, r i cordandomi certe pagine di « Carni », l ' umor i s ta f rancese, dedi cate appunto ag l i uccel- lini, così graz ios i, così poet ici, cosi ro- mant ici . .. a veders i. « Carni » interpre- t a il l inguagg io degli uccel l ini, gar ru- lo e armoni oso: e ci r i ve la che ment re noi ci es tas i amo a quei gor gheggi che, per un convenz ional i smo sent imental e, immag i n i amo r ivol ti ad esa l tare le be l . lezze del la na tura, l ' amore del le cose, etc., in r ea l tà g l i uccel li si ing iur i ano col termini più vo l gari contendendosi un v e rme schi foso rubato f r a l ' immon- dizia. Le i t r ova che gl i ucce l l ini che popolano il suo g i ardino pensi le sono mol to bel l ini, ma sporcano ma l edet ta- ment e! Ah imè: ogni medag l ia ha il suo rovesc io: e nqp c'è fiore soave che non abb ia le fradici nel la t er ra sozza, non c'è donna bel l i ss ima ca- pace ' di inspi rare i più g r andi poeti, che non abbia, come il bi fol co e il ca- ne, l a sua cont ropar t i ta di necess i tà fisiche, ma t er i a li e qua l che vo l ta re- pugnant i. Tu t to questo, però, non r i solve il prob l ema del icato, che Le i mi ha po- sto. Lei si è c rea t a, in somma, un ango lo graz i oso di verde, dove le è caro sos tare, con un l ibro in mano, o r i cevere del le ami che gent i l i. E g l i uccel l ini, che a mi g l i a ia nidi f icano nel fol to, la di sturbano, più che coi l oro gorghegg i, colla, loro... digest ione. E ' di f f i c i le mandar via, come lei pieto- s amen te vorrebbe, g l i ucce l l ini sen- za f a r loro il menomo ma l e. Pe r c hè ne un ga t t o, nè un f a l co, nè nessun a l t ro degli an ima li da preda, di cui gl i uccel li hanno una paura mal edet- ta, e la cui sola presenza bas terebbe a f a rne f ug g i re una legione, possono essere educati a f a r la par te del lo spavent apasseri inof fensivo. Nè credo che f ogg i a re uno spavent apas se ri di cencio, con dei ve l i f l ot t ant i, e i ssar lo sul suo r i fug i o, ben in al to, potrebbe servi re. A lungo andare, gli uccel l ini, che sono inte l l igent i ss imi (pensi che i passeri bru l i cano in tut t i gl i sqmres di Pa r i g i , dove Dio s a se il rumore, il mov imento, il puzzo del la benz ina e il per icolo sono immanent i) finireb- bero per capi re il trucco. .. P r o v i a ir- ror a re l ' edera, con una comune pom- pa da inset t icidi, con una soluzione di « t abac ch i na ». L a t r ove rà rielle r iven- di te di pr i vat i ve. Non è che io mi crei del le i l lusioni intorno al l ' orrore dei passerot ti per il t abac co: quel li son capaci di mang i a r si anche un mezzo s i garo! Ma la causa, mol to probabi le, del la predi lezione ' degli uccel l ini per i l suo chiosco verde deve essere la presenza, t ra le fogl i e, di mi r i adi di piccoli insett i, dei qua li i passeracei sono na t ur a lmente ghiot t i. L ' es t ra t to di t abacco ucc ide i parass i ti del le pian- te: s compa r sa l 'esca, pot rebbe darsi che gl i uccel l ini, che sono eminente- mente ut i l i tar i st i, ce r cas se ro un più comodo a l bergo altrove. .. Propr io non saprei sugger i r le al tro. Ho preso a t to con g ioia del la sua promes sa di manda re al la nos t ra di- ret t r i ce mo l te buone r icet te. Graz i e! E tanti sa luti cordial i. Una sposa f e l i ce di L i t t o r ia — Ca- r a sposina, doppi amente invidiabi le, e perchè « f e l i c e» — e perchè v i ve a Li t tor i a, in quel merav i g l i oso nuovo cent ro che a f f e rma, nel la immens i tà del l ' agro r i sana to dal Fas c i smo, la po- tenza c rea t r i ce de l l ' I tal ia nuova! Pr i - ma di tut to la r ingraz io per la pro- messa che c-i f a di manda r ci delle ri- cette. Le indi r izzi pure a l la nos t ra di ret tr ice, che s ap rà come va lor i zzar- le. Ed ora eccomi £ lei. Le macch ie di rugg i ne da l la b i anche r ia si l evano con una gr ande fac i l i tà, immergendo per qua l che minuto l ' ogget to macch i a- to in una soluzione al 2 % di per- mangana to di potassa. Si , risciacqua poi il capo di bi ancher i a, e lo si im- me r ge in una nuova soluzione di ac ido ci trico, al 5 %. Sono, questi due me- dicinal i, f ac i lmente acqui s tabi li in o- gni f a rma c i a, anche senza r i cet ta. Fi - na lmente si da una g r ande r i sc i ac- qua ta a l panno, in a c qua f r e s ca. Un a l t ro metodo sarebbe quel lo di pre- pa r a re una soluzione di c i r ca 80 cen- t ime t ri cubici di a c qua con 5 g r ammi di sugo di l imone e a l t r e t t anti di sa- le di acetosel la. Con ques to p r epa r a to si bagnano le mac ch ie (sol tanto le macch i e) e poi si espone l a bi anche- r i a a l vapore che esce da una pento- l a di a cqua bol lente. F i na lmen te s i l a va con a cqua ca lda e sapone. S e le s t o f fe sono di lino, o di cotone, può anche provare a pr eparar si una pol- ve re compos ta di una pa r te di ac i do ossal ico e due di c r emor di t ar t aro. Si b a g na l a s t o f f a nei punti in cui è ma c ch i a ta e ci si me t te s opra un po' del la mesco l anza dei due medi c ina l i. P o i s i l ava a grand ' acqua, quando le macch ie sono scompar se. P e r le pantofole di vel luto, eccole qual che r i ce t ta. Se son mac ch i a te di g r a s so si s f r e g ano f o r t emen te con u n panno imbevuto di ammon i a ca l iqui- da. (Se non l 'ha, ba s ta un po' d'olio, o di bur ro). Si r i s c i acqua poi l a ma c- ch ia con es senza di t rement ina, o con sugo di l imone. Se il ve l luto è un po' invecchi ato, e presenta un bru t to aspet to, si mesco l ano due cuc ch i a i a te di ammon i a ca concent ra t a, e due di a c qua tepida. SI s f r e ga v i o l ent emente il vel luto con una spazzola, pul i ta, in- t inta abbondant emente in ques ta so- luzione, in modo da f a r l a pene t rare in ogni par te. P o i si rove s c ia i l vel luto, e v i si app l i ca dal rovesc io un f e r ro caldo avvo l to in un pannol ino b i anco bagnato. Le i v e d rà tut ti i peli del vel- luto r i a l zars i, e r iprendere l ' aspet to di nuovi. I panta l oni di l ana b i anca si l avano immergendo li in una soluzione di 2 gr . di s i l i cato di potassa per ogni l i tro di a c qua occorrente. Si s t ropi cc iano lie- vemente e si r i sc i acquano ne l l ' acqua tepida, mant enut a, con success i ve ag-, g iunte di a c qua un po' più ca lda, sem- pre a l la s t essa t empe r a t ura di 30 o 35 gradi . B i s ogna ev i tare che l ' acqua s i a troppo calda. Inf ine si f anno as c i uga- re a l l ' ombra {avendo l ' avve r t enza di stender li sopra una t avo la ir. modo che man t engano la loro f orma. N I NA T O S S I ?T E A p p l i c a l e sul petìo e sulle spalle una falda di THERMOGÉNE OVATTA CHE GENERA CALORE e d e c o n g e s t i o na ì bronchi e i polmoni Trovasi in tutte ie Farmacie SOCIETÀ NAZIONALE PROOOni CHIMICI & FABHACEUTICI-HiLAND Aut. Prefelt. Milano 62609 - (934-XI II '

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