LA CUCINA ITALIANA 1936

LA CTJCrN'A ETAMANA 1« Novembre 1936-XV Procedendo troviamo la bottega di Civitavecchia, dove sono ©sposti pre- gevolissimi lavori in ferro battuto, tessuti di canapa, utensili vari in ra- me lavorato e in alluminio. Un' intera parete è occupata dai prodotti che formano la ricchezza lo- cale: i prodotti della pesca. Aragoste magnifiche, ostriche, datteri di mare e la più balia var ietà di pesce. Nel la bottega di Santa Marinella, dove sono adunati anche i paesi del- la zona — Tol ta e Al lumiere — c'è la più grande tentazione per i buon gustai della cucina rustica: proseiut- ti e pane nero, salsicce e p.zze, ca- stagne e formaggi. Dopo questa grazia di Dio ammi- riamo i marmi sintetici @ i lavori in travertino di Tol ta. alle pareti sono appesi utensili vari di cucina in rame lavorato e profu- matissimi prosciutti. Formano la delizia di questa cu- cina alcuni mobiletti in legno e ra- me di schietta fat tura artigiana, va- ramento ammirevoli. Civitavecchia e Santa Marinella Subiaco Fiano Romano, Civitella, Ponzano, I Nazzano, Fi lacciano, Torr i ta Tiberi- na, espongono animali da cortile: co- nigli, polli e prodotti agricoli. Camerata Nuova e Yallinfreda TSd eccoci ad una nuova meravi- glia: i mobili intarsiati di Camerata D O DO aver ammirato la bella rap- persentanza in costume dei paesi di Gerano, Marano, Agosta, Affile e Jen- ne, che delizia i visitatori con balli rustici al suono di cembali e orga- netti, passiamo ad ammirare le due botteghe dove sono esposti i prodotti di Subiaco: terrecotte, rame battuto, lavori in cuoio, e, sopratutto interes- sante la filatura e. la tessitura della canapa, praticamente dimostrata da massaie rurali, davanti a un telaio rustico. I l pastore di Questo spettacolo, che si ripete poi In altre botteghe, sotto altri aspetti, ! f erma veramente l'attenzione ammi- rata del pubblico che trova in questa freschezza dì vi ta paesana un motivo di orgoglio e di conforto, per questo popolo rurale forte, sano, coraggio- so, vera potenza dell'Italia fascista. e mobili di Tivoli Val l infreda Raccol ta come un'alcova, la cucina rustica dà un senso d'intimità, che pare, entrandoci, di dover chiedere il permesso come se appartenesse ad una casa abitata, e dentro vi vives- se, raccolta e serena, una di quelle famigl ie che sono la tradizione e la fierezza del nostro popolo: con molti bimbi, e con una dolce nonna intenta a narrare favole meravigliose. La mamma e il babbo lavorano alle fac- cende dei campi, in sana letizia. C'è, presso il camino basso, perfino una culla, intarsiata con amore e mae- strìa dalla tenerezza di un padre, e lì dentro una bambola adagiata che dondola, dondola... Una cosa, per noi che viviamo in città, che sembra so- gnata. Quasi a completamento di questo ambiente, subito vicjjio si apre il re- parto di Val l infreda. Sulla porta sta un autentico pasto- re con un piccolo agnello, e dentro, seduta ad un telaio del 1600, una massaia tesse la candida tela. Al le pareti sono antiche brocche, lucerne, vasi di rame: un'armonia e un gusto che davvero fanno onore a chi ha preparato e composto questo ambiente. Cineto Romano e Anticoli comple- tano la rassegna del piano terreno: l 'una con la sua ricca esposizione di fiori e di piante, q l 'altra coi suoi

RkJQdWJsaXNoZXIy MjgyOTI=