LA CUCINA ITALIANA 1936
* LA CUCINA ITALIANA 1° Novembre 1936-XV pietanza, ma un motivo decorativo di quella accurata imbandigione. Tempo addietro un periodico italiano popolaris- simo, lanciò, dalle sue colonne, l'idea di quella tipica decorazione per la ta- vola del Pranzo di Pasqua. Ma accanto ad ogni fungo o pseudo fungo, avreb- be dovuto esser posto un mazzetto di pratoline simboleggianti, con la Prima- vera, il risveglio della natura. I pomo- dori pelati, messi sulle uova 6ode a guisa di cappelle, erano certamente crudi e senza condire. Credo che que- gli specialissimi ovoli non dovessero essere commestibili nell'intenzione di chi li preparò. Ma, dato che i commen- sali avessero al riguardo un'altra inten- zione, si sarebbero limitati a mangiare & gamDO, rinunziando alla cappella! Signora Anna Balbi Casalbordino. — A mio giudizio il procedimento è il medesimo. Una cottura preliminare bi- sogna bene che la subiscano, le sardine. E quella scottatura con l'olio, che le fa anche imbianchire, mi sembra la più adatta. Perchè le \sardine preparate cosi « sommerse nell'olio non dovrebbero conservarsi nei vasi di terraglia? Certa- mente, in scatole sterilizzate possono mantenersi anche per a r r i ed anni. Nei vasi di terra si conserveranno meno a lungo, ma sempre il tempo che occorre per "nterle consumare senza fretta in famiglia. •tu girato a chi di ragione la sua do spanda circa le macchie d'aceto sul co- priletto. Il mio compito si limita alla cucina. Eccole la ricetta di un saporito Baccàal aal l napoleatan Tagliate in pezzi quadrati di circa sei centimetri del baccalà ammollato al punto giusto, e al quale avrete tolto le lische e la pelle. Prima di tutto a- sciugate questi pezzi con un panno. E' buona regola asciugare il baccalà in qualunque modo si cuocia, fuori che lesso. Infarinate i pezzi uno alla volta poi friggeteli con olio a fuoco vivace e fateli colorire da tutt'e due le parti. Quindi accomodateli, ben distesi, in una teglia e versateci sopra una salsa cosi preparata. Fate soffriggere nell'olio, in padella, due spicchi d'aglio interi. Quando sono imbionditi, toglieteli e mettete nella padella ima buona dose di pomodoro passato, una manciata di oive nere di Gaeta disossate, una cucchiaiata di cap- peri, preferibilmente tritati. Aggiungete due dita d'acqua, pepe, pochissimo sale fine e una cucchiaiata di capperi, ma gari tritati. Fate bollire piano piano per qualche minuto la salsa che deve esse- re piuttosto sciolta ed abbondante. Poi, come si è già detto, rovesciatela sjil baccalà. Chiudete la teglia con un coperchio « mettetela! n forno a calore temoeti to. Dopo una mezz'ora, ritiratela, e, se la salsa si è addensata a sufficieni» mandate in tavola. Diversamente trat- tenete in forno per qualche altro m< nuto. Rotol di baccàal Questo baccalà richiede molto olio ed il forno. Veramente si potrebbe cuocere anche col fuoco sotto e sopra: ma in forno riesce meglio. Quanto all'olio, una volta cotto il baccalà, si può met- tere in serbo per usarlo in altra occa sione. Raschiare, senza romperla, la pelle ad un baccalà di media grandezza. Sni nare il baccalà e mozzargli la coda Metterlo sulla tavola dalla parte della pelle e poi stenderci sopra, rimanendo un po' lontano dai bordi, un ripieno cosi fatto. Inzuppare ben bene nell'acqua PERCHE ASPIRINA? .Perchè questo nome di mar- ca garantisce la genuinità e la sicura efficacia del prodotto. La costante bontà delie com- presse di Aspi r ina in tutte le malattie da raffreddamento viene ogni giorno confermata da coloro che fanno uso di questo portentoso rimedio, ritraendone i migliori benefici. Pufebl. Alufcd.MJUno N- 4SCÜ2-Í-9-IMMW una grossa midolla di pane: strizzarla e poi intriderla in una terrina con una cucchiaiata di prezzemolo tritato ed una di _ capperi, più tre o quattro acciughe spinate e fatte a pezzetti. Aggiungere un tantino d'olio e un pizzico di pepe. Sistemato il ripieno, arrotolare il bae caia su se stesso per il verso della li- sca, ossia per il lungo, legarlo stretto con lo spago e metterlo, quasi ricoperto d'olio, in una cazzarola bislunga dove il rotolo entri per l'appunto. Fate cuo- cere in forno temperato per una mez- z'ora, quindi ritiratelo dal forno, libe- ratelo dallo spago e servitelo in un vassoio dopo averci versato su qualche cucchiaiata dell'olio in cui è stato cotto. Mentre è in forno sarà bene che pei un paio di volte mettiate col cucchiaio un po' d'olio della azione sulla parte che emerge dalla medesima. Anguai l l marianat Per Oretta, amica sempre più cara. Per il solito in famiglia si fa la ma- rinata a pesci fritti avanzati a tavola o pesci di qualità inferiore, ad esempio gli zeri, appositamente fritti. Ma le an- guille marinate, ossia carpionate, che si trovano in commercio, specie verso Na- tale, non vengono fritte prima della marinata, bensì arrostite allo spiedo. Una massaia può benissimo arrostirle 'a forno; l'esito sarà ugualmente buo- no. Faccia cosi. Prenda una bella an- guilla, supponiamo di un chilogrammo. La sbuzzi accuratamente, ma non la spelli. Poi l e tagli la testa, la coda, la ¡avi ben bene e ne faccia sei o sette pezzi. Metta questi prezzi in una teglia con un po' d'olio, sale, pepe, due fo- orline d'alloro, e li faccia cuocere In forno per un'oretta. Quando sono cotti, li levi, li tenga per pochi istanti a "gocciolare sopra un panno pulito quin- di li raccolga in un tegame di terra dal fondo piatto in modo che rimangano stretti l'uno all'altro. Ora metta al fuoco due bicchieri di aceto con due foglie d'alloro due spic- chi d'aglio, sale, pepe, qualche grano di pepe, qualche chiod > di garofano p, «e crede, due foglioline di ramerino. w accia bollire tutto assieme per un mi- nuto o due e P°' rovesci la marinata iel la terrina. Cuopa il recipiente e la- sci stare l'anguilla in infusione per tre o qnottro giorni, rivoltandone i pezzi di tanto in tanto affinchè possano in corporale l'aceto da tutte 1® parti- Saluti affettuosissimi. Per Mabelda. — Ritengo che lei esa- geri nella dose del latte, e che da que- sto dipenda ilv.guaio. La frittata con l'aggiunta di latte e farina si fa comu- nemente : e sempre si rovescia. E 1« famose crèpes non dolci non sono frìt- tatine con l'aggiunta di quei due ele- menti ? A mio giudizio la proporzione è questa : cinquanta grammi di farina e un decilitro di latte ogni quattro uova. Provi ad attenersi 1 a questa dose : sono sicura che otterrà una frittata morbi- da come desidera, ma resistente abba stanza per essere rivoltata. Mi domali da se è possibile che quella della si gnora amica sua fosse cotta in forno Veramente le frittate si fanno in pa della, non escluse quelle dolli, che po si passano al folto arrotolate, inzucche rate etc.. C'è chi le fa in una teglia ma per me è una cosa che non va L'azione della padella è più rapida L'uovo fa quasi istantaneamente quella crosticina che permette di rovesciare bene la frittata, specie se la cuoca ¿3 mano svelta e sicura. Si potrebbe met- tere la teglia in forno, ma bisognereb- be che il forno fosse roventissimo af- finchè l'uovo rapprendesse repentinamen- te, sotto e sopra, lasliando la frittata morbida all'interne/ Ma io ritengo che quella di cui parla fosse fatta in pa- della. Riprovi e poi mi sappia dire qualcosa. F R I DA SPILL0LEfl5.FD5D14 J OdEL piQVRHQ Jf J i M 20 ÌHHI SONO LI PURGANTE mSUPERSBlLi. 8 k Jj gl ANT1EM0RR0IDAU TONICHE 01SEST1VE i r a f P f Un cStUcdno di 6 pi t ti L. .O.GO ¡ f§§ J M Richiederlo die Farmacia locali M B ^ j j Uno sediolo di 5 0 pillola L . 5 . 15 W jk presso ogni impcrtarifo Farmacia h. JlH o rwEando vaglia di L.C allo W FARMACIA PDNCI VEHEZiS S.F0K8 3
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