LA CUCINA ITALIANA 1936
10 Dicembre 1936-XV ILA CUCINA ITALIANA ST ni di taglio e d; cucito, che prende- rai prima di sposare... « Non fare alti voli, nè pensare di fare a meno della sarta. Impara a . tagliare la biancheria, le vestaglie, le vestine dei bambini, degli abiti estivi di poca importanza... non proporti di entrare nel regno difficilissimo dei vestiti da passeggio (quelli che si chiamavano i «ta i l l eur») nè dei mantelli. Per riuscirvi bene, bisogna avere una specialissima abilità e lavorarci tut- Venne anche il fabbro — un uomo abilissimo, ma ài idee retrograde, che quando tornò a casa sua, con- fidò alia moglie: — Io credo che quelle signcre ia- no pazze o ch e vogliano rubarci il mestiere!... Figurati che ho dovuto insegnare loro a montare la maniglia della finestra, a smontare ed a ri- mettere una serratura, a limare una chiave... E ' vero che sono state ge- nerose e che, oltre a pagarmi la mezza giornata, mi hanno dato que- sto giubbino pel piccalo che dovrà nascere... E quando me ne andavo io, ho visto che veniva Checco, ed ho capito ohe insegnava loro a to- gliere ed a rimettere le fettuccie delle « avvolgibili » delle finestre... Sempre strani i signori! — Strani ma buoni — rispose la moglie — Figu- rati che quelle due giovani vanno ogni mattina a fasciare le piaghe al- la povera Gertrude che sta in fondo al vicolo, che si rimboccano le ma- niche, mettono un camiciotto bianco e le scopano e le spolverano la stan- za, e la lavano tutta e le portano brodo e carne... Ce ne fosse della gente strana a questo mondo!... ELENA MOROZZO DELLA ROCCA t a la vita... Così, nel ramo tappez- zerie, accontentati di quello che già sai ; domani impareremo dal nostro maestro a ricopirre il sedile di qual- che semplice sedia e poltrona, a met- tere i cordoni che permettano ad una tendina di aprirsi e dì chiuder- si, a preparare un copriletto, ad at- taccarvi le frangie e a finirlo con un semplice nastro... e poi basta! Non vale la pena di perdere giornate in- tere ad imparare cose difficili, che poi dovremmo applicare praticamen- te due o tre volte in tutta la v i t a- Congedato anche il tappezziere Ma- tilde ha fatto venire 'n casa un fab- bro, un elettricista, uno stagnaro. Lo j stagnaro ha insegnato alle due gio-1 vani donne a manovrare la chiave inglese, a cambiare la guarnizione in cuoio dei rubinetti dell'acqua, a sturare un lavandino; l 'elettricista ha insegnato loro a cambiare il filo di una valvola, a mettere una «spina», ad unire due fili scoperti mediante un nastro isolante a montare un in- terruttore, a montaro un lampada- rio, a f ar funzionare u.i campanello. Giuspa imparava con facilità 0 bat- teva le mani, felice come una bam- bina... mentre la cognata le spiega- va che tutto è facile nella vita per chi metta in ogni lavoro buona vo- lontà, attenzione, pazienza e perse- veranza e l e dimostrava, con le ci fre alla mano, che la manutenzione di una casa costa un occhio del capo e che una signora, facendola da sè, risparmia non soltanto una buona sommetta, ma anche molte arrabbia- ture con gli operai poco puntuali e s«mpw> «bai « «OCtMt* e iì risotto alla romagnola .... Ella à tritato un poco di cipollina in un tegame puro. V'à messo il burro dal color di croco e zafferano (è di Milano!) a lungo quindi à lascialo il suo cibreo sul fuoco. Tu mi dirai * burro e cipolla f J >. Ag- [giungo che v'era ancora qualche fegatino di pollo, qualche buzzo, qualche fungo. Che buono odor veniva dal camino/ 10 già sentivo un poco di ristoro dopo il mio greco, dopo il mio latinoI Poi v'à spremuto qualche pomidoro; A' lasciato covare chiotto chiotto, in fin ch'à preso un chiaro color d'oro. Soltanto allora ella v'à dentro cotto 11 riso crudo come dici tu. Già suona mezzogiorno; ecco il risotto, romagnolesco che mi fa Mariù. G. PASCOLI o riso Salve, o riso, che il sorriso di desio dispensi intorno sti ogni viso, salve, o riso! Già. che ormai di giorno in giorno tu conquidi gusto e cuore d'ogni gente cui conviene stare in forze e mangiar bene, va a diffondere il sapore dei tuoi grani, dei tuoi chicchi bianchi e ricchi di divina vitamina che propina la salute messa in piatto, cosicché non stilla affatto dalle storte e dai lambicchi! Salve, o riso asciutto n in brodo, tu ci nutrì in vario ¡nodo fin da quando siamo a balia! Gira dunque per l'Italia, va dal Veneto all'Emilia, dalle Marche alla Toscana, dal Piemonte alla Sicilia per mostrar le mirabilia della tua minestra sana, fa' sentir fiche quando in bocca ti disciogli chiotto e ghiotto, molto cotto, ma non scotto, di piacer la lingua schiocca poi qual sonda in te s'affonda, buon risotto, col nostrano zaflerano che t'imbionda, buon risotto al salto o all'ondri- buon risotto di Milano! Se a Bologna caldi e belli si scodellano i tortelli, vedran pure qual ristoro dona il riso al pomodoro, Scendi a Napoli e dimostra che gli snelli vermicelli posson essere fratelli di quest'altra gioia nostra che non pesa sulla spesa, non fa mai la pancia obesa non dà affatto » matti effetti d'un gran piatto di spaghetti. Di Firenze i bei fagioli, schiusi gli occhi civettuoli, balzan soli dai paioli, ma il risotto non è meno vago e ameno, poi ch'è un freno pei malanni del duodenoI Salve, o riso arcifecondo, re dei cibi in largo e in tondo Porta in fondo il dolce avviso che tu nutrì e non dài pondo... Salve, o riso, paradiso d'ogni stomaco un po' Uso, d'ogni ventre gemebondo, salve, o riso, in tutto il mondo! CABLO VENEZIANI ... del marito al quale la Sua Mo- gliettina ha presentato in tavola uno di quei piatti squisiti, economici, lesti a fare che ogni Signora può imparare comperando il libro R I CETTE di PETRONI LLA (PETRONILLA della Domenica del Corriere) Questo libro costa L. 5 (più Una per posta) e potrete riceverlo a Casa Vostra chiedendolo con cartolina od inviando vaglia (L. 6) a Libreria OLIVINI, Plana Medaglie d'Oro, 3, MILANO l
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