LA CUCINA ITALIANA 1936

1. Febbraio 1936-XIV; LA CUCINA ITALIANA 13 Si ignori lità Le domestiche Seguitando a trattare l'argomento «domest iche» che tanto interessa le abbonate, mi vien fat to di ricordare come, visitando delle case in costru- zione a Roma, abbia sempre notato una deficenza... che mi f a augurare una moglie pratica ad ogni architet- to italiano, a cui egli possa rivolger- si per consiglio!... e ciò perchè anche negli appartamenti di sette, otto ca- mere utili ed altrettanti accessorii, destinati a ricche famiglie numerose c'era un'unica piccola e male espo- sta stanza per il personale... stanza in cui molto a stento entravano due lettini... Mi fu assicurato che, negli appartamenti modesti, la «stanza di servizio» è un buco, che prende aria dalla cucina, oppure un fondo di cor- ridoio, oppure un passaggio obbligato oppure — orribile a dirsi! — la cu- cina! Come si può pretendere che una ragazza si affezioni alla casa, al la- voro, ai padroni, quando ha per al- loggio un canile, quando ha la pro- spettiva d'essere mandata all'ospeda- le per una semplice influenza, quan- do non ha modo di tenersi pulita, di riporre un vestito, di chiudere una lettera? Quando non si possa alloggiare de- centemente una domestica, restano due soluzioni: o cercarne una del po- sto, che vada ogni sera a casa sua, (soluzione che molte signore stenta- no ad adottare perchè temono dei furti ., serali) oppure sacrificare un pomposo quanto superfluo salotto, de- stinarlo a guardaroba, e mettervi il comò della domestica.... Ma andiamolo a dire alle fami- glie dove c'è un avanzo di spagnoli- smo e c'è la mania di volere a tutti i costi « parere » senza «esgere». Quale deflcente mentalità femmi- nile! Noi dobbiamo prima avere lor- dine in casa, il benessere per noi e per la servitù, la comodità, la pul - zia, e poi pensare agli estranei, agli eventuali invitati! A Roma, in tutti gli appartamenti un po' possibili, c'è un gabinetto di servizio con lavabo — oltre alla stan za da bagno riservata ai padroni; — nelle vecchie case ed in provincia, tutto ciò non esiste e la domestica si deve lavare e pettinare in cuc ina- cosa ributtante! No; una famigl ia che si rispetti, quando prenderà un'appartamento, penserà alla comodità ed alla signo- rilità vera prima che a tutto il re- sto e, quindi penserà ad alloggiare decorosamente la»lomestica o le do- mestiche; la padrona di casa da- rà loro un buon letto, uno scen- diletto, un comò con chiave, la luce elettrica. Sorveglierà perchè sia steso un asciugamano bianco sul comò, che ci sia una mensolina, su cui poter tenere uno spazzolino da denti ed uno da unghie, un ritratto, un vasetto da fiori. Metterà una Ma- donna a capo del letto. Sono piccole cose, che daranno alla domestica la passione per l'ordine e per la pulizia, il desiderio di rimanere a lungo in una famiglia, di calcolare la casa co- me sua... I rapporti f ra una padrona o una padroncina di casa e la domestica dovrebbero essere di bene intesa e bene applicata fraternità. Spesso noi signore andiamo a beneficare gente lontana ed ignota, e manchiamo della più doverosa elementare carità cri- stiana verso quella o quelle che ci vivono accanto! Mai diciamo loro una parola buona, mai ci interessiamo alla loro famigl ia lontana, alle loro let- ture, al loro, vestito nuovo, (tutte noi donne siamo liete di farlo vede- re...) mai diciamo loro il nostro pia- cere di vederle ben pettinate, accu- rate... bensì siamo felici di fare loro un rimprovero, di dimostrare loro freddezza, di dimostrare che loro so- no «serve» e noi padrone!... Ricordo l'impressione penosa che provai quando, incontrando ad una seduta di beneficenza, una tale, udii ohe diceva: «La mia domestica ha, in ouesti giorni, dispiaceri di fami- g l i a i Ebbene, io sono ancor più se- vera del solito con lei... Guai se non si fà così! «Confesso che, qualche anno dopo, quando quella signora an- dò in miseria e venne da me a chie- dermi un posto per sua figlia, me lo ricordai e glielo ricordai... e sempre lo ricordo e lo' ripeto... a f in di bene! Invece, quando una domestica sta poco bene, risparmiarle dei lavori pe santi, mandarla due ore a riposare e spolverare per lei le stanze, consi- gliarla affettuosamente, interessarsi ai suoi, trovare lavoro e protezione ai suoi, è cosa veramente buona e no bile, veramente accetta a Dio, è cosa che' crea un vincolo f ra padrona e domestica, e ne faiclìterà' le relazio- ni ed il buon accordo. Invece... invece molte padrone, che si rjroclamano cristiane e dabbene, peccano di leggerezza colle loro g V vani domestici!» e non soltanto colle minorenni! Lasciano che passino il pomeriggio della domenica chissà con chi o chissà dove, le mandano a dor- mire nei semi-interrati o nelle sof- f i t te delle loro ville, accanto alla stanze dell'autista, del cameriere, del- l'attendente, le lasciano in balia di sè stesse e del primo farabutto che ne accaparri la buona fede!... E cose molto gravi e molto dolorose sareb-> bero da aggiungersi sui pericoli cha delle povere figliole corrono anche nelle famiglie cosidette « dabbene s>. A me basta richiamare le padrone al senso preciso della loro respon- sabilità, alla convenienza di tenere al loro servizio marito e moglie, fratel- lo e sorella, cuoca e cameriera, in- vece che cuoca e comeriere, o persona anziane!.... Intendiamoci: ognuno è libero delle proprie azioni, ogni pa- drona è libera di disinteressarsi del- le ragazze che sono da lei a servire, di spingerle al male ed al vizio... ma poi non pretenda d'essere onesta e di coscienza, non vada a lustrare 1 ban- chi ed a giungere le mani in appa- renza di candore! E ' anche verissimo che chi vuol fare il male lo f a anche sotto gli oc- chi della propria madre!... ma è al- tresì vero che è stretto dovere di ogni padrona di fare uscire la propria giovane domestica, i giorni di festa, con un'anziana amica dabbene (che la padrona stessa deve cercare) op- pure di mandarla in quei ritrovi cat- tolici che esistono numerosi, dove delle suore fanno passare lietamente il tempo alle ragazze senza annoiarle con troppe prediche, oppure di pro- curare loro il biglietto per un o- nesto cinematografo o filodram- matica... Ricordo sempre una se- ra; ero andata in una famigl ia il suo desiderio d'avere un mio libro) il suo desiderio d'avere un mio libro quando tornò a casa — per preparare la cena — la giovanissima domestica, una bella ragazza prosperosa. Mi ac- corsi subito che era tutta af fannata e turbata, e confesso che ebbi un cattivo pensiero... pensiero che, pur- troppo, riscontrai vero, quando, più tardi, ella venne da me per consiglio e per aiuto! El la confessò alla pa- drona d'essersi attardata in un ballo è la padrona le rispose: « Ma si! di- vertiti fino a che sei giovane e bel- la»! mostrando un'incoscienza da f ar paura... Le statistiche dicono che la più larga percentuale delle ragaz- ze che mancano a certi comandamen- ti di Dio è data dalle domestiche...

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