LA CUCINA ITALIANA 1936

30 LA CUCINA I TAL IANA 1. Febbra io 1936-XIV col la tac i ta compl ici tà delle loro pa- drone! Quando e ra di moda sc immiot tare gli inglesi, del le signore e degli uo- mini che tornavano da un v i agg io lassù, invece di dirsi quanta crudel- tà c'è nel modo con cui gli inglesi t rat tano i domest ici (li calcolano macchine, da cui non è signori le far- si nemmeno dare il buon giorno o la buonasera!) volevano imi tar l i! No graz ie a Dio la signori l i tà i tal iana ed universale è f a t ta di ben a l t ro! !! Anzi, per g ius t i f i care un « ar r i vato », un risal ito, uno pieno sol tanto di soldi e di boria, bas ta veder lo trat- tare la servi tù con f a re sprezzante! Eg i l sarà servi to perchè paga bene e perchè c 'è la gente che ha fame. .. «Ha sarà malvisto, burlato, sindaca- to nelle sue azioni, canzonato, odia- to!... ed a v rà quello che si mer i ta! Per chè le f ami g l ie veramente si- gnori li hanno del la servi tù che s ta lunghi ann i? che non se ne va, nep- pure quando ha diri tto al la pensione? Per chè le padrone ed i padroni ve- ramente educati, non r i sparmiano le osservazioni, ma le fanno a mezza voce, in modo sempre degno della loro nasc i ta e, pur restando al loro posto e nel loro rango, sono sempre cortesi... Anche se possono pagare meno degli arr icchi t i, t rovano sem- pre servi tù, sono servi ti bene e sono ama t i! Ma l ' argomento è cosi vas to che mer i ta di essere ancor più ampia- mente trat tato. E L ENA MOKOZZO D E L LA BOCCA »A»», oc io "'^YIOLU camini» i n u n u u u u jcujjj.» n u v w Lettera aperta alle Case di moda di tutta l'Italia Eg r eg ie di tte, siete nel vostro paese le emule del- le vostre consorelle creatrici di mo- de a Parigi. Voi siete per noi le ar- bitre delle eleganze, il sogno e la speranza di ogni cervelletto femmi- nile, il traguardo a cui tutte pensa- no arrivare, la meta agognata per chi già vi conosce, lo scopo raggiun? to per coloro che vi frequentano. Voi siete nella vita della donna il sole da cui la luce splende. E non avete bisogno di pubblicità perchè tutti vi conoscono e avete tanto lavoro da non aver bisogno di aumentare la vostra clientela. Però permettetemi di dirvi, egregie case di moda, che voi avete parecchi gravissimi torti, torti dei quali non vi preoccupate perchè pensate che la. vita sia sempre rosea e che vi sa- ranno sempre al mondo più clienti che sartorie. Ma veniamo al perchè della mia lettera aperta, signori miei. Oggi ci troviamo in un momento in cui avete molti precisi doveri. Pri- ma di tutto quello di non recarvi pili all'estero a spendere centinaia di mi- gliaia di lire e comperare dei mo- delli francesi. Parlare, scrivere di moda non basta, bisogna fare una campagna reale per combattere la tendenza delle nostre donne a voler- si vestire ad ogni costo con modelli stranieri. Abbiamo pittori, disegnato- ri, abbiamo delle case di Moda che si sono sempre date delle arie <i» grandi Case, ma che, anche se han- no creato dei modelli li presentavano come se fossero stati stranieri, per- chè temevano che le signore non avessero fiducia in loro. Invece è venuto il momento di fai vedere quello che sapete valere. E' Il momento d'uscire da una medio- crità di compratori e di copiatori, £ il momento di tenere per noi 1 mi- lioni che annualmente regaliamo a chi non ci è amico, l'Italia deve ri- prendere il suo posto di maestra an- che nell'Arte dell'eleganza, posto che aveva tenuto fino quasi tutto il set- tecento. Che bisogno abbiamo di por- tar via dalla Francia un vestito co- piato dal Tiziano o dal Veronese co- me vediamo nei modelli attuali t Non possiamo farceli da noif E vedrete che le signore U porte- ranno con gioia, ora che hanno la mentalità rinnovata, questi vostri ve- stiti che avranno il doppio sapore ita- liano dell'arte antica e del gusto mo- derno. Li porteranno con gioia, per- chè la smania di esotismo che ci ha fatto amare ed usare db • che veniva di fuori era sciocca, era prova di mentalità piccina, un avanzo di bar- barie, un residuo lasciato dalle do- minazioni straniere e dal periodo del- la civile schiavitù, cui l'Italia è sta- ta sottomessa per troppo tempo. Ecco dunque il mio appello a voi, sarti di tutta Italia. Dimostrate il vostro patriottisbio, tenetevi stretti attorno alla vostra bandiera, ricorda- tevi che uno dei vostri precisi do- veri è quello di dare tutta la vostra opera perchè anche da parte vostra venga dato un aiuto all'Italia, argi- nando l'uscita di questi nostri ca- pitali, che abbiamo bisogno dì tene- re per no 4. R I NA S IMONETTA SCRIOVON EL ABBEONAT Gentil Direttrice, Sono un'abbonata alla « Cucina Italia- na » e procuro di farla conoscere alle mie conoscenti lodandone il contenuto. Confesso però che l a cucina veramente lombarda è più semplice ed economica mentre è anche gustosa. Ma i gusti . on vanno disgustati. Unisco anch'io una ri- cetta di un dolce romagnolo. Falso croccante. _ Si rompe un uovo intero e lo si impasta con farina bian- ca tanta quanto basta per ottenere una pasta liscia e morbida e molto lavorata. Indi si trasforma in cannellini grossi cotne_ la punta del rljto tnignol 0 e da questi si tagliano i pezzettini. Si frig- gono nell'olio bollente tnunvenrV'i poti. tinuamente colla forchetta fin che gonfi e dorati si levano dall'olio con la schiu- S r 1 marola. Intanto in un altro tegamino ai fanno liquefare un cucchiaio di miele e circa cinque cucchiai di zucchero greggio o bianco. Appena liquefatto vi si versano le pallottoline. Presto presto si involgono nello zucchero sempre me- scolando e fin che hanno preso il colo- re del croccante. Allora a cucchiai si dispongono in giro a un piatto unto di olio o di burro e con mezzo limone, mentre si accomodano si dà un grade- vole sapore. D. Mainardi, Pavia Spett. Giornale, Ecco una ricetta per una buona torta di castagne : Sbattere cinque tuorli di uova con 200 grammi di zucchero vaini- gliato, aggiungere 300 grammi di farina di castagne, un pizzico di sale e gli al- bumi delle uova a neve. Versare il tutto ia una fortiera cosparsa di burro e pane grattugiato e mettere al forno. L'abb. Teresa Magnanimi Fabbrico (Reggio Em.). ZUPPA AU , A PAVESE Confezionate innanzi tutto ' dei crosti- ni di pane tagliandone delle belle fette dello spessore di un centimetro. Imbur- ratele da ambo le parti e ponetele al forno lasciandovele fin tanto che non abbiano preso una bella tinta dorata. Adagiate sul fondo di una casseruola detti crostini calcolandone tre per per- sona. Aggiungetevi del brodo bollente e rompetevi un uovo per ciascuna per- sona.. Coprite con altro brodo regolando la zuppa con criterio. Spolverizzate con una presina di pepe e cospargete con abbondante parmigiano grattugiato. La- sciate cucinare al fuoco per qualche m|> nuto, indi servite. S maialini è •meglio prave* mirti che combattagli e pep p r e v e n i r t i occorre f o r t i f i c a r m li corpo. Un sicuro rimedio è il composto di giicerotostati e nucleinatj di calcio e «odio, che accresce il vigore stimola le funzioni dell'organismo, lo fortifica rendendolo così agguerrita contro le insidie del male. Cura completa: 6 flaconi medi da L. 14.45 0 3 grandi da L. 27.10. In vendita nelle buone farmacie e presto la Farmacia GABBIANI Via Parinì 5 ffl.dSaZDtoianiv iaPomaei Milano

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