LA CUCINA ITALIANA 1937
10 LA CUCINA ITALIANA 1° Gennaio 1937-XV Tornoiam aall calz Come non ho fatto il Natale di cui santo — b(idi — la profonda signiflr aazione e la dolce poesia, non tirerò fi collo, per l'Epifania, al consueto tacchino che pur viveva con qmesta speranza. Perchè < polli in genere e i capponi o 4 tacchini in Specie, han forse questa coscienza che non vor- rei chiamar natalizia per non irri- dere alla loro sorte. Non drammatiz- zo: noto soltanto che non han sem- pre la fortuna d'esser« cucinati a dovere. Orbene, se dovessi suggerirle un pranzetto per la festività imminente, le consiglierei, signora, di abolire ' senz'altro 4 prìncipi ai quali elta ac- cenna, non esclusa la bottarga di tmiggìno per la quale non nutro molte simpatie e la stessa bottarga ài tonno che trovo più delicata ie mi piaae di più, se la maceri nell'olio con un senso appena di limone. La lingua, il prosciutto crudo o cotto, il » alarne, le uova sode con la maio- nese no, signora, le paret Le uova par Pasqua: ti portano allora corneo un altro profumo. Aspetti. Raviolit Non mi sembra. Pastasciutte t Nem- meno. Nè cappelletti al sugo o in brodo. Mi sembra che col brodo sia d'obbligo la pasta minuta. Assoluta- mente• lo almeno non ho mai capito che col brodo si possa mangiare la •pasta grossa: tanto meno, poi, ca- pirei i ravioli o i cappelletti, che devono preferirsi con un buon sugo alla fiorentina o alla bolognese, den- so da saturarsene. Direi, anzi, che il brodo, quand'è buono, s'ha da bere soltanto La pasta lo intruglia. Un brodino, dunque; un'ala di pollo con dei funghetti lacoiaioli e contorni di verdure o un pesce lesso con olio d'oliva della prima stretta, come te lo dà il frantoio, odoroso del frutto, e agro di limone, E in ¿ T X Sul pesce un bicchiere di vino To- cay nostrano che non c'è bisogno di cercar® altrove, limpido, paglierino, asciutto, o di vernaccia sarda chiara dorata amarognola: sul pollo vin nero vecchio: Chianti, d'un paio di anni almeno, o un bicchiere di quel Sangiovese che se invecchia anche lui ti fa dimenticare il bordo. N<on le sembra un pranzo da Epi- fania f Sarà che io non capisco più nè i cenoni nè i pranzi; e mi spa- venta, tra l'altro, lo zampone con le lenticchie eh'è piatto da primoga- Dopo questo nume ro s a r à s o- s p e s a la s ped i z i o- de l l a C U C I N A - I TAL I ANA a qaelle abbonate che non avranno rinnovato l'associa- zione per il 1937, inviando nitura ma non farei portare in ta- vola in onore dei Re Magi, e vedo la mensa come in urna luce di festo- sità robbiana. Qualche pietanza di meno, signora, e qualche frutto di più: fruttiere colme. Se potessi farlo sarebbe questo il mio lusso. Esteti- smo t No- Il rimprovero, comunque, non potrebbe venirmi da lei eh'è donna di squisito sentire. Intrecci ai frutti « fiori anche intorno alla ta- vola e abbellisca, si. il presepio del suo salotto da pranzo illuminando la capanna di stelle, senza preoccuparsi dei doni. 1 doni sono le luci di quei Presepe. Io non so chi Ella sia, tignami vedo, dal modo con cui mi scrive, ch'è piena di talento e di garbo ma non saprei darla un'età. Penso, que- sto si, che snella avesse 1 miei anni, si raccoglierebbe in ispirito davanti a un Bambino Gesù sul suo letto di paglia. Malinconie f Vecchiezza t Pois* Vetà non c'entra. E' invece probabile che io mi senta attaccato alle tradi- zioni e mi sovvenga, non so perchè, proprio di quei nostri artigiani che intagliavan pastori e asinelli per i nostri presepi lontani e vestivan da Re i Re Magi. Ricominciamo, ha vistot Torniamo dunque — signora — al- la vecchia tradizionale calza della nonna, lasciando da parte ogni altra costumanza straniera che noi non possiamo sentire. La calza: quella senz'altro. Ma i suoi ragazzi sarwn balilla anche loro, ha ragione. E al- lora facciamo un'altra cosa, visto che la Befana non è più, da qualche anno a questa parte, soltanto alle- grezza di bimbi ma come un alleluia questo caso, al posto di un'ala di pollo lesso, del petto o di una coscia (Ella giudicherà dal boccone ma l'uno vale l'altro) un'ala, la coscia o il petto di um pollo allo spiedo. Già: vogliamo lasciare il cappone e il tacchino t E' meglio. Abolirei la caccia. Poi una crema fredda, cruda, e molte frutta per la molta gioia dei suoi occhi », un po- «Ma», ** * * * spirito. alla nostra Amministrazione, presso il Giornale d'Ita- l i a , Corso, Roma, Pai. Sclarea della Patria, per quello che la no- stra umanità e il nostro orgoglio of- fre nella ricorrenza ai fanciulli del nostro domani in una gara superba: facciamo un pacco d'indumenti per chi non ne ha. * »
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