LA CUCINA ITALIANA 1937
LA CUCINA I TAL I ANA 1' Maggio 1937-XVMttM cantando, e che forse non avrebbe riveduto indi più. Avrebbero voluto averla un mo- mento vicina quella loro cara vec' chietta, tranquillizzarla, dirle che no, non doveva trepidare, non do- veva essere inquieta: essi sarebbe- alla sua vecchietta al suo arrivo a Na/poli. Dice la motivazione della sua To r na II babbo dal suo l u p e t t o . . . ro certamente tornati, con wna bella medaglia sul petto, e più for- ti di prima, per continuare la vita vicini al suo cuore. Ed ecco che i nostri ragazzi \son qui. Son tornati veramente più forti e più saldi, fatti nomini dal sacrificio sofferto. Più a^sai del loro dovere essi hanno compiuto laggiù, e perciò nessun giorno sarà per loro più dolce di questo ohe segnerà il loro trionfo. Quasi tutti son tornati. Com- movente sopra tutti l'incontro con la madre di uno dei nostri legio- nari più valorosi: la medaglia d'o- ro caporale Gramigna: un redivi- vo. La fotografia che qui pubbli- chiamo, lo presenta abbracciato Caporale Gramigna Pietro, di LUgo di Romagna: « Sotto violen- to fuoco di nuclei ribelli, che ave- vano attaccato nostre squadre al lavoro, anziché ripiegare coi com- pagni, accorreva verso l'automez- zo a lui in consegna per ricupe- rarlo. Ripetutamente colpito, con superbo sprezzo del pericolo, si ap- postava per rispondere al fuoco. Allontanatisi i nemici, sebbene no- ve volte ferito, invece di porsi vn salvo, tornava al volante dell'au- tocarro. Spentosi il motore perchè le gambe ferite non gli consenti- vano |la gmsta manovra, in un su- premo sforzo di volontà scendeva a terra ed avviava a mano il mo- tore, conducendo l'automezzo al posto militare più vicino. Giunto dissanguato ed in fine di vita di- ceva al medico: Muoio contento di aver fatto il mio dovere; solo mi dispiace di non aver potuto ri- prendere il |mio fucile. All'ospedale continuava, malgrado le ferite gra- vi e dolorose, a mcmtenere conte- gno fiero e coraggioso ». Forse neppure sua madre ave- va sognato di riaverlo fra le sue braccia così. Qua/ndo lo salutò al- l'imbarco, certo non sognava lo splendore ài tanta gloria sul petto di suo figlio, ed ara le sue numi tremano un poco mentre cercano ancora di sostenere la sua creatu- ra, di essergli ancora di appoggio, anche se quel fanciullo è diventa- to un eroe. egli scriveva a casa lettere che in- citavano al coraggio e alla resi- stenza: piene di entusiasmo e di fiducia, come un piccolo veterano. Anche lui sarà, il piccolo eroe, nel' le file dei reduci, fiero della sua medaglia d'argento. , * * » C'era, alla guerra, anche un bimbo di dodici anni : Enzo Fusco, che certo più d'ogni altro dovet- te sentire la mancanza della mam- ma. Ma nessuno lo ha mai veduto intenerire. Fiero del compito che con tanta passione si era assunto, . . . e t on t a a Agl io a l padre Così in tutte le case dove un fi- glio è tornato: la madre ha un po' di soggezione per questo suo gran- de ragazzo che ha compiuto pro- digi, ed egli una tenerezza quasi paterna per la sua vecchietta fat- ta più bianca dalla sofferenza e dall'attesa. Dove il figlio non ritornò, c'è la madre, ancora in piedi, a por- tarne con fierezza, il lutto e la gloria. Tutti sono presenti oggi al rito grandioso, che evoca gli spiriti de- gli eroi. Si celebra il Natale del- l',Impero fascista eh:; « riappare dopo venti secoli sui colli fatali di Roma ». F A N N Y D I NI
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