LA CUCINA ITALIANA 1937
1° Maggio 1937-XV LA CUCINA ITALIANA 21 ELOGIO EU E' maggio. Abboccano infatti i pri- mi dentici sulle spiagge del suo Tir- reno. Son saturi di flora marina. Sila mi aveva domandato come s'han da mangiare. Ecco: ella voleva sapere, per esser precisi, due cose: come si lessano e come si devon condire. Non bisogna commettere l'errore di farli a pesati: van cotti interi. Anche per l'occhio. Ma questo eUa lo sa. Quanto ai con- dimento, signora, è questione di gusti. Si tratti di dentice, d'ombrina, di spigola o di un umile sardina, il pe- sce lesso va condito con sale, pepe, una stilla di limone e olio della pri- ma stretta. Aggiungo che il pesce lesso deve es- sere portato in tavola quasi freddo: caldo che fumi, non prende l'olio eh'è l'elemento nel quale deve annegare. Escludo come principio le. salse per la ragione che ho detto prima. Mi ri- ferisco ai pesci più fini e più delicati. Perchè, signora, vuole ella soffocare in una salsa d'aglio e prezzemolo, o m una salsa d'acciughe, il sapore di un buon dentice primaticcio, che pro- prio in questo mese di risveglio pri- maverile ha una sua particolare fra- granza t E' un errore che non può e non deve commettere sopratutto lei, che per essere nata sul mare Sconosce quanto me l'arte con cui i nostri pe- scatori sanno insaporire un cacciucco, ammannire una sborita d'acciughe o friggere una triglia che non getteran- no mai in una padella d'olio se il suo peso superi l'etto e mezzo. C'è allora un'altra morte piti lenta: quella della gratella, di cui, nelle città almeno, si va perdendo l'uso. Manca ormai, in quasi tutte le case, il tradizionale fornello. Ora, a un pescatore di cotesto suo ridente paese non verrà mai in men- te, signora, se una buona giornata di pesca gli conceda il lusso di portare a casa un denticiotto per sè, di con- dirlo con una salsa. Per una ragione: perchè nottante il condimento elemen- tari al quale accennavo Manzi, ti dà il pesce in quello che io chiamerei il suo stato di grazia o <la sua castità. Sai voluto aggiungere al sapore del dentice un, altro sapore? Entriamo al- lora in Un altro campo. Siamo, vorrei dire, fuor della sanità del palato. Se per gustare un dentice o un altro pe- sce qualunque, che non sia un volgo- rissimo cefalo plebeo carico di fango, su cui ti consiglio di gettare tutte le salse che credi, hai bisogno che il fortore di un'agliata stuzzichi il tuo appetito, vuol dire che ti sei ro- vinato lo stomaco. - . . ! . ; . In questo caso tutte le salse son buone: direi, anzi, che più sono forti e piti t'aiutano a mangiare. - Ma se. il palato è sano, se di un pesce fresco, pescato allora, Carico di mare, puoi cogliere, indugiando nel masticare, i sapori e i profumi che han gamme infinite, devi mangiarlo nel modo piti semplice. Sono rimasto un primitivo f Sarà così. g. pav. LA GOMMAPIUMA P I R E L L I è una l eggera massa di purissima gomma ottenuta di- ret tamente dal lattice, elastica, soffice, indeformabi le, completamente porosa, costituita, da innumerevoli cellu- le di gomma, ognuna delle quali agi sce come mol la se- parata, pronta e sicura. L a comodi tà dei cuscini di GOMMAPIUMA P I R E L LI è dovuta al fat to che l 'elasticità è uni formemente distribui- t a per tut ta la massa, ed il cuscino cede così dolcissi- mamente sotto il peso della persona pur sostenendola in modo f ermo ed uni forme. X cuscini di GOMMAPIUMA P I R E L LI non si af fossano, non temono forature, non perdono mai la forma e sono prat icamente indistruttibili. Nessuna imbot t i tura di sedile risulta cosi soffice, elastica, Diposante come la GOMMAPIUMA. La. GOMMAPIUMA non alberga germi ed insetti, noft" accumula polvere. Ogni formaz ione di calore è el iminata, j
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