LA CUCINA ITALIANA 1937
1° Giugno 1937-XV I/A CUCINA ITALIANA 5 Pranziamo col Tintoretto? TINTORETTO — Le nozze di Cana — (Foto Anderson) cene costituiscono uno dei gruppi più cospicui. In tutte le cene campeggia la figura, del Redentore e si esaltano molti dei suoi miracoli. Ma la rappresentazione che ci dà il pittore è piuttosto di cene casareccie, alla buona — da casa di campagna, se — per rispetto ai soggetti — non vogliamo dire, da osterie. I l primo quadro del Tintoretto fu appunto la Gena, dipinta per la Chie- sa di S. Marmola (1547), e di cene se ne contano parecchie attorno a due dei suoi più celebrati capolavori: la Gena per la Chiesa di S. Giorgio Mag- giore (1504) e le Nozze dì Cana (1581), ora alla Chiesa della Madonna della Salute. Scena inondata dall'oro del tramonto, e che (scrive un contempo- raneo) pareva — per effetto di pro- spettiva — allungare l'aula, ov'era col- locata, e raddoppiare le mense ed i conviti. E se non entrano come soggetto principale, il convitare e la tavola pronta o lì lì da apparecchiare sono in molti suoi quadri, in tutti quelli nei quali è possibile farli affiorare; elemento integratore o decorativo. Così in Cristo in casa di Marta ora nella Pinacoteca di Monaco, Intravede ne; fondo un'ampia «uoitta tìon rìc- lare di una fantesca nella Gena di San Giorgio Maggiore del 1594, come Gesù che ne L'ultima cena di San Marmola benedice di piatto dei sapo- rosi pesci, o il pomo che Eva offre ! ad Adamo nell'Adamo ed Eva dipinto tra il 1550 e il 1553. e che è gemello delle rutilanti mele, in fra le foglie verdissime, che fanno parte del fuagio che girava a.1 disotto del soffietto del- la Sala dell'Albergo nella Scuola Gran- de di S, Rocco; sono i documenti pro- batori di una attenta, continua osser- vazione ad ogni atto e fatto della mensa famigliare o dei conviti con amici, cui Mastro Jacopo partecipava in letizia di buon gusto. Ritroviamo i risultati di queste os- servaziont ne La cena di San Trovaso, nella quale mentre Cristo benedice il pane, vediamo gli apostoli recar cibi in tavola; e nel gesto col quale Gesù offre il pane spezzato ai suoi apostoli ne L'ultima cena di San Polo, nei fra- gilissimi vasi e calici vitrei così sulla finestra cinquecentesca che è ne La cena di Venere e Vulcano, come sul- la tavola della già citata Cena di San Giorgio Maggiore e sull'apparecchio della tavola per La cena di S. Ste- fano. Mutevoli aspetti, che son sempre I giocóndi, per la loro stessa natura an- VENEZ I A, maggio. Un anonimo contemporaneo ha la- sciato scritto di Jacopo Tintoretto « amò la casa, la famiglia, il cantuc- cio del focolare ». Per questo, nella innumerevole ed inesauribile serie di suoi quadri, le ^empiici. Nelle varie gare di preparazione di tavole che con sempre nuova frequen- ;a si vengano organizzando in ogni parte d'Italia, sarebbe —- mi sem- bra — originale e simpatico, chiedere alle nostre dame gentili e di buon gusto — di cimentarsi nella prepara- zione di tavole secondo le consuetudi- ni di un secolo piuttostochè dell'altro della sempre nostra gloriosa civiltà. Si renderebbe loro il gradito servi- gio di mettere in valore non solo il buon gusto personale, ma la profon- da conoscenza dei tesori della nostra arte. Il che fa parte della religio o amor di patria. AMC.HI NE2POS chezza di rami e di piatti di plettro —- allora come ancor oggi gloria e vanto di molte ricche case del con- tado veneto. Là cura dei particolari, come la preparazione delle portate di frutta da recare in tavola — fatica partico- che quando la violenza religiosa del dramma di Gesù o dei santi e delle sante che hanno vissuto sulla scia del suo martirio, e che danno una fé-, lice, completa rappresentazione, del modo di apparecchiare la tavola, di adornarla con semplicità, di arric- con piatti gustosi anche se TINTORETTO — Una particolare decorativo — (Foto Anderson)
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