LA CUCINA ITALIANA 1937
28 LA CUCINA ITALIANA 1° Agosto 1937-XV £ a feslaL della. miétituvaL « Amate il pane, cuore del- la casa, profumo della men sa, gioia dei focolari ». MUSSOLINI Chi passa un giorno di mietitu- ra f ra i nostri contadini, in certi Borghi dimenticati della Toscana, che hanno nomi ignoti ai più, ma tutti un sorriso di mistica poesia, come « Fonte Santa », in quel di Siena, « Roseto S. Lu i g i » , in quel di Pisa, e così via, ha l ' impressio- ne di ri trovarsi in un mondo tut- to nuovo; un mond o fat to di inge- nuità, di austerità patriarcale, di pura bellezza. > In questi angoli della nostra terra benedetta, appunto, il pr imo gi rono della mietitura è come l ' i- nizio di un rito, dal sorgere del- l 'alba, al più al to br i l lale delle stelle. Le genti dei campi vi si preparano in piena comunione di spi r i to: i capoccia, che rappresen- tano ancora il simbolo della f ami- gl ia patriarcale e impersonano il senno e la sapienza, alla prima lu- ce del l 'alba chiamano le loro gen- ti a raccol ta, e (Consegnano con ge- sto solenne la lucida falce agli uo- mini e alle donne. Ed ha inizio il cant ico della spiga : — Tagl iate alto, che la pagl ia scheggi, — raccomanda il capoc- cia. — Al la pianura il tagl io net- to, alla collina il tagl io di stri- scio. Pagl ia scheggiata marcisce a prima piova. E non disperdete la spiga, — aggiunge con la voce del l 'ammonimento antico — chè Dio dona grano bastante per il pane di tutti, e conta i chicchi di grano tna nna uuo utu auouu che vanno sprecati ». Dinanzi a noi, che veniamo dalla città tormentata, pare si a- pra una pagina della Bibbia. Il primo colpo di falce, nel campo benedetto, lo dà il capoc- cia, con solennità. Poi alza 51 fasc io delle spighe recise, e chia- ma a sè i fanciul l i, come in una parabola del Vangelo. Ad ogni maschietto e ad ogni femmina, e- gli consegna una di quelle spi- ghe, poi, con una parola scherzo- sa (egli che ride poco e meno par la) licenzia il gaio stuolo dei pi ccol i. I giorni Intanto i miet i tori si spargono per i campi, scelgono il primo fi- lare, e con gesto largo e sicuro, nel barbagl io del sole, incomin- ciano l 'opera. I bambini sanno benissimo che cosa devono f a r e: tenendo ben stretta in pugno la loro spiga, vanno in cerca di quei rudimen- tali Tabernacoli che stanno a ci- gl io di campo, e- dinanzi alla dol- ce immagine di una Madonna che guarda le fat i che degli uomini e vegl ia i raccolti, col locano quella spiga ricevuta dalle mani del non- no dritta sullo stelo, come se f o s- se un fiore. Ma prima le affidano una loro ingenua preghi era: « Di' alla Madonna che mi faccia buo- no; di' alla Madonna che mandi il falcetto anche a me ». Per comprendere questa poesia ingenua, bi sogna pensare che le Mamme ammoni scono i piccoli che non si sa bene quando un fan- ciullino è diventato un uomo ca- pace di maneggiare la sua lucida fal ce e quando a una bambina si potrà affidare il compi to di ven- dere le uova: sol tanto la Madon- na può saperlo e lo rivelerà ,per mezzo della spiga. Se al l ' indoma- ni la spiga dei fanciul li sarà an- cora intatta, ciò vorrà dire che i piccoli non sono ancora maturi pe veder compiere ì loro desideri; se invece là Madonna avrà man- dato i passerotti a beccare i gra- ni della spiga, allora i maschietti avranno la falce, e con essa il di- ri tto di restare, la sera, alla ve- gliata, e le femmine avranno li- bero ingresso nel pol laio, col di- ri tto a una certa percentuale sul- la vendita delle uova. * * * Sono costumanze cosi ingenue che f anno sorridere a leggerle qui, ma vi assicuro che a vederle an- cora vive, là, nei campi, mentre il grano cade sotto la fal ce con un guizzo gioioso, e le donne si chi- nano a raccogl ier lo, a braccia tese, Una bella mietitrice e un superbo fasc io di spighe
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