LA CUCINA ITALIANA 1937

1° Set tembre 1937-XV Port iamo l'uva bionda alla Madonna Chè il povero non può comprar can- Idele! Legate l 'uv a bionda a una colonna Che la colonna f arà da coppiere! Ogni chicco è una lampada votiva, Chè in ogni chicco ci risplende il sole, E odora c&me odoran le viole. Madonna, col sudor di nostra fronte L'acino biondo abbiamo ricolmato, Arammo i campi e lavorammo al [monte Perchè il dono di Dio fosse piantato. Du e ciocche ti vogliamo regalare, Perchè il tuo bimbo s'abbia a disse- rtare, r c a x i AWA Abbiamo scelto quelle tutte d'oro: E tu dalle a Gesù per suo ristoro. Uìia delle tante canzoni dell'uva è questa del Casentino, e di molte partì dell'Umbria e della Toscana; forse non la più, bella, certo la più antica, ma se pure è ingenua e barocca, can- tata così nella notte stellata mentre} buoi affrettano il ; "o perchè sen- tono nel vento l'odore della stalla vi- cina e i campi dormono, mette cuore un vaga senso di tenerezza e un grande bisogno di preghiera. Una dopo l'altra i contadini cantano queste canzoni della vendemmia, mentre dai tini il nosto trabocca si- lenziosamente e nei campi i pampini, rimasti soli, senza più nulla da pro- teggere, si piegano lentamente, ac- cartocciandosi, svi poveri tralci tron- cati. V. li, piede agile e nudo, ed entra nel tino in un balzo affondando, con piccoli gridi, nelle uve molli. E allora il succo esce, a piccole stil- le, e par che prenda vita al contatto della carne viva-; come se un fuoco nascosto avvampasse dentro, e la cal- da spuma morde le caviglie ohe ne abbrividiscono. Impetuosamente, come invasi da un'ansia di distruggere per vedere quel gorgoglio di spuma salire più in alto, uomini e donn,e tuffano mani e braccia nude nel fremita di quel suo- co vivo e avidamente bevono, avi- damente affondano la faccia in quel- la dolcezza che profuma Varia. In alto la vendemmiatrice agita le braccia, spaurita di quell'assaltoi al tino, e le campane dell'Ave Maria tentano invano di spegnere con una pioggia di gocciole d'argento il fuoco del cielo al tramonto. Più tardi i vendemmiatoti ternano sui carri traballanti, alle loro case, e allora la canzone dsll'uva viene into- nata, a pieno coro, da gwvjnotti e fanciulle che si chiamano do un carro all'altro:

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