LA CUCINA ITALIANA 1937
10 - LA CUCINA ITALIANA 1» Set tembre 1937-XV CONSIGLI A ROSETTA Ad un'abbonata Tridentina Dalla Sua lettera intuisco che Lei non ha dato alla conclusione del mio ultimo articolinp un'equa interpreta- zione^ Mi ascolti. Asserire che tutte le donne hanno il dover e di imparare a cucinare non significa affatto pretendere d'inchio- dare tutte le massaie accanto ai for- nelli, di costringerle, cioè, a fare della dimessa fat ica delia cucina !a principale occupazione della loro vi- ta. Tale pretesa sarebbe assurda e ridicola. Una massaia agiata ha ben ragio- ne di valersi dell'opera di una cuci- niera Ma questa cuciniera non deve vedere nella padrona un'indolente, un' inetta alla quale si possano dare ad intendere lucciole per lanterne. Deve invece considerarla come un giudice severo di cui è da temersi la vigile perspicacia. Con uno sguar- do dato alla sfuggita dalla soglia della cucina, mentre la domestica ammannisce i pasti, una padrona di casa cosciente deve saper cogliere a volo un errore, una sbadataggine, una incongruenza, uno sperpero. Non si vuole che una giovane sposa si annerisca le belle manine nel tri tare la cipolla. Si chiede che essa sia in grado di sapere se un re- cipiente è adatto, per an a data pie- tanza, se un pollo è ben j-osolato, se 11 pesce è fresco, se la verdura è pulita a dovere, ecc. Solo at traverso la propria esperienza lina massaia può farsi un reale concetto di ciò che valga la persona a cui ha af fi dato il compito di preparare gli ali- menti per la famigl ia: c o l p i to deli- catissimo e assommante responsabi- lità complesse ch e la padrona di ca- sa h a l'obbligo di dividere. Senza la più lontana intenzione di recare of- fesa alla massa ancillare ch e soven- te ci offre i più begli esempi di zelo, di devozione, di disinteressa e ancb = di sacrificio, citerò un caso degno di considerazione da parte sua, cara Signora, e anche di quelle padrona di casa che si gloriano beate loro, di non aver bisogno di ter-cre il me- stolo in mano. Un esi-mpio., Presso una distinta famiglia fio- rent ina si trovava una giovane do- mestica della quale i padroni si dice vano rontenti. L'unico appunto che S' potesse farle era di trattenersi tro,. po al mercato: d'altronde ¡a ragaz za metteva in tavola con una pun tualità encomiabile e serviva pietan ze ben cotte, anche qua che volt>» eccessivamente morbide. Dopo un certo tempo tutti i componenti la fa miglia cominciarono ad avvertire uà senso di bruciore allo stomaco che i rimedi prescritti dal medico curan- te, incapace di fare la diagnosi, non riuscivano ad attutire. E ci volle lo spirito di osservazione di un a don- netta alla quale venivano affida- te le faccende più gravose per tro- vare il bandolo delia matassa. L'a- stuta comare, insospettita dal fat ta che la domestica (l'unica immune del malessere collettivo), pur cuci- nando tante buone cose pranzasse con un cesto d' insalata e qualche pomidoro crudo, la sorvegliò, la spiò e riuscì a scoprire che quella perla di cuci- niera aggiungeva a tutte le pie- tanze un pizzico di sodina da buca- to. Questa sostanza caust ica spappo- lava la fibra degli al imenti; perciò Un ricco signore infermò grave- mente ed i medici prescrissero un regime a base di alimenti passati per staccio. L' ammalato aveva un'ottima cuoca, ma ne rifiutò i servigi. Non si iiie.va nè dì lei nè di nessun'altra .vergoña estranea. Temeva che le prescrizioni dei medici nor> dovessero essere , scru- polosamente eseguite. Perciò egli sup- plicò la moglie di preparargli lei stes- sa i cibi adatti al suo povero storna^ co matroriato. La sgnora, dolce e buo- na, si prestò volentieri all ' inconsueta bisogna. Sotto la guida della cuoca tritò, pestò, setacciò con l e belle mani use a portare gli anelli preziosi, i cibi destinati al marito, vigilando perchè nessuno li toecasse. E così, quando il poveretto chiuse gli occhi per sempre, SO.C AN.ON TONENAR FLORI ROMA - Via Terme di Diocleziano, 83 - ROMA Capitale interamente versato L. 15.000-000 TONENAR ni FAVAIBNAN e FOARMIC (eI t o l Egadi ) STABILIMENT O ni FAVAIGNAN _______________________ • P R I N C I P A L I P RODUZ I ONI T O N N O DI CORS- all'olio TARANTELLO » VENTRESCA - » TONNO EXTRA » TONNETTO » F I LETTI di Sgombro all'olio » Dentice » UOVA di Tonno (Bot targa) » OLII di Pesce FARINA di Pesce. AHENTX NELLE PRINCIPALI CITTA' un minimo di cottura era sufficien- te. Messa al la porta la colpevole, il malessere collettivo si attenuò, di- sparve. Qualcuno osservò che ad u- na padrona di casa più esperta e più attenta un caso simile, (incoscien- za? malvagi tà? menefreghismo?) non sarebbe capitato. E tale opinione non mi sembra infondata. Come vede, cara Signora, ci si può muovere dalle distanze _ iù impen- sate. per arrivare al punto dove :o mi sono soffermata nel mio ultimo articolino e torno ora a soffermar- mi, per ripetere ch e -atte le donne hanno il dovere d' imparar j a far da mangiare, anche quelle ohe pur sembrano al sicuro dai ¡.ericoio i i dover stare accanto ai fornelli. Del resto chi può garantire (nessuno è. profeta in patr ia!) che tale necessi- à non si affacci da un momento al- 'altro, magari per regioni altruisti "-he, nella vi t a di una d ama ' Un secondo esempio. portò con sè nella notte eterna l'il- lusione che i bocconcini ammannitigli dalla sua bella sposa gli avrebbero dato la forza necessar' per attendere l'ora della guarigione. E quanti altri esempi di att ivi tà femminile svolta occasionalmente in cucina a scopo al- truistico potrei citarle, cara signora! E tutti questi esempi ci portereb- bero, come sentieri convergenti allo stesso crocicchio, alla conclusione che lei sa.,, e che dal mio punto di vista ha significato di verità inconfutabile. Punto di vista dì autent ica massaia che sta in cucina molte ore del giorno e che ci starà sua vita naturai du- rante. E qui non è proprio il caso di ripetere che « nessuno è profeta », ecc. Questo volevo dirle, signora genti- le, in risposta, non già a. quanto Lei mi ha scritto nella sua lettera ma a quanto può aver ponsat in contrad- dittorio alla tesi di F R I DA
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