LA CUCINA ITALIANA 1937
1° Ottobre 1937-XV LA CUCINA ITALIANA 3 assegnato alla nostra Direttrice per la lirica «La Madre e il Figlio» Abbiamo dovuto vincere una bella battaglia: perchè la nostra Direttri- ce, che di solito è l'ideale delle di- rettrici, buona, arrendevole e acco- modante, s'era impuntata e non ne voleva sapere: ma noi abbiamo fat- to una me?za rivoluzione, e abbiamo vinto. Si tratta, come le lettrici della Cu- cina Italiana hanno subito compreso, del Pr imo Premio nel Concorso Na- zionale « Poeti del tempo di Mus- solini ». Era possibile che questo giornale non parlasse della vincitrice di quella grande gara, soltanto per- chè essa è la prof.ssa Fanny Dini, direttrice della Cucina Italiana? Ec co perchè queste righe che pub- blichiamo, a prefazione della- lirica premiata, rappresentano un atto di insubordinazione, insieme, e di or- goglio. Abbiamo fatto finta di non senti- re le proteste della nostra Direttri- ce, perchè non potevamo fare a me- no di gridare la nostra letizia per lii sua grande vittoria, e la ,-iostra fede nell 'avvenire radioso, che non può mancare al la ' giovine scrittrice Fanny Dini è nata al giornalismo nel Nuovo Giornale di Firenze. Pi- stoiese, e cioè toscanissima, aveva già fin d'allora un ingegno vivace, e uno stile colorito, che rendeva « ma- gnificamente la squisita delicatezza, dei sentimenti, e dei pensieri». Nella redazione del Nuovo, in quegli anni che precedettero la Marcia su Roma, essa fu come gl i 'altri ardente di sde- gno contro la bestialità dei partiti che minacciavano di trascinare il no- stro Paese nella viltà e nella rinun- cia, nel disordine e nella miseria: più ardente, e più audace, più fremente e più speranzosa qualsiasi donna e di molti uomini di allora. Erano gli anni del combattimenti gloriosi: del- le imboscate comuniste, delle barri- cate, del sangue. Fanny Dini, unica donna che ab- bia partecipato alla Marcia su Roma, quale inviata del Nuovo Giornale', avrebbe potuto, anche allora, metter- si in primo piano, farsi conoscere ovunque: emergere, poiché di emer- gere meritava per il suo personale coraggio, per la sincerità della sua fede fascista, per la precocità del suo ingegno di scrittrice italiana. Ma essa è uno spirito sdegnoso di popo- larità: selvatica, come 1 boschi dei monti che signoreggiano la sua Val di Brana natia. Ed è rimasta a mi- litare nell'ombra, appassionata e di- sciplinata. Al Nuovo Giornale face- va di tutto: l 'articolista e la redat- trice anonima, la letterata e la cro- nista. Una volta, il suo direttore ave- va scovato un vecchio romanzo di Dumas padre, sconosciuto a tutti: dimenticato anche in Francia, dove pure la prodigiosa produzione del fantasioso meticcio ha ancora tanta notorietà e tanta fortuna. E l 'aveva pubblicato in appendice: e la vendi- ta saliva, ogni giorno, che quel ro- manzo incontrava il favore dei let- tori. Disgraziatamente si trattava di un lavoro breve: il direttore vedeva con terrore arrivare' il momento in cui, esaurite le ultime cartelle, a- vrebbe dovuto tornare a pubblicare i soliti romanzi di amore e di intri- go. Ma Fanny Dini era lì... e il ro- manzo continuò. Senza che nessuno se ne accorgesse (il vecchio * Dumas non poteva certo protestare, dall'al- tro mondo: e forse... non se ne sa- rebbe accorto neanche lui !) i perso- naggi cari ai lettori del popolare giornale fiorentino continuarono a vìvere, ad amare, a odiare, a com- battere: e il direttore del Nuovo po- tè ricevere delle lettere — quelle let- tere con cui i lettori di • provincia sfogano, molte volte sotto il velo del- l 'anonimo, le loro passioni o rivelano i loro pensieri: — erano scritte da gente che si congratulava per il ro- manzo, « dì cui tutto era interessan- te, ma la seconda parte era anche più bella della pr ima». Dopo sei o sette anni passati al Nuòvo Giornale Fanny Dini è venu- ta al Giornale d'Italia, come redattri- ce: ma ha collaborato, qua e là, a una infinità di riviste e di giornali. Direttrice della Cucina Italiana, ha portato in questa rivista, destinata alle madri di famiglia, alle massaie, il suo ardente spirito di italiana e di fascista: di italiana « d e l tempo di Mussolini »; Le inique sanzioni l 'hanno trovata, in linea: i suoi arti- coli, e tutta la redazione con lei, so- no stati un grido di sdegno, ^ un se- guirsi di ammonimenti, di ¿onsigli, di battaglie per l 'economia domesti- ca, per l 'organizzazione della resi- stenza, nel campo umile e santo del- le famiglie. La sua vittoria nel Concorso na- zionale dei Bagni. di Lucca consacra la fede appassionata, il sentimento patriottico, e, insieme, la squisita soavità del cuore di Fanny Dini, scrittrice fascista. Bacio le tue medaglie, figliuolo, che hanno portato da tanto lontano a tua madre. Mi han detto: «Donna non piangere:, tuo figlio non può più, tornare ». Ma tu non dicesti che sempre t'avrei dovuto aspettare? Non puoi esiser morto, senza che. io t'abbia potuto baciare. Tu sai: la mia vita non era più viva che nel tuo fiato; ma indietro non ti volgesti quando te ne sei andato. Tu pure dicesti: «Non piangere, 10 sai che devo partire. Tornerò presto: tu aspettami, promettimi di non soffrire ». ... Dunque non hai potuto tenere il tuo patto e tornare t Ma io terrò la promessa: tu non mi udrai singhiozzare. Non ti farò soffrire se hai voluto morire. No, non sei morto figliuolo ; ti sento dentro il mio cuore com'eri prima di nascere: un palpito lieve, un segreto immenso sogno d'amore. E così chiuso ti porto con me, ovunque vuoi andare. Tu chiedi'a gran voce a tua madre di non lasciarti morire, di prendere il tuo posto, di non credere al tuo patire. Mi vedi: son forte, ti aspolto. Comanda: non aver paura. Sai com'è dolce alla mamma obbedirti, mia creatura. Andremo come •una volta alle adunate guerriere, ti vedrò come in sogno marciare in testa alle schiere; in testa alle Legioni dei morti e dei vivi sarai, vivrai, invisibile alfiere, nel palpito delle bandiere. Udrò squillare il tuo nome nelle note delle fanfare: non puoi esser morto, figliuolo, se ancora ti sento cantare. • Odo, giù dal profondo, levarsi uni: voce possente: hanno chiamato il tuo nome: sei tu che i-ispondi «presente!». La voce percuote il cielo come• uno squillo di tromba: sei tu che. all'appello ti levi in piedi sulla tua tomba. Hai dato a portare a tua madre 11 peso delle medaglie, per mettere un po' di sole sul nero delle gramaglie. Andiamo, ti tengo per mano; ma ora sei tu che mi guidi. Ti seguo, figliuolo Comanda alla tua mamma. Sorrìdi. FANNY DINI
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