LA CUCINA ITALIANA 1937

Ì2 LA CUCINA ITALIANA 1° Ottobre 1937-XV C O N S I G L I A R O S E T TA Ancora della Signora in cucina Un'abbonata di Firenze mi doman- da, con interessamento scherzoso, do- ve sono andati a finire' Rosetta ed il pupo. Sono qui tutti e due, cara amica, e sempre tanto vicini al mio cuore. So- lo apparentemente mi sono allontana- ta da loro quando ho aperto la pa- rentesi della donna cuciniera. Questa parentesi sarebbe stata bre- ve se alcune... complicazioni episto- lari non mi avessero costretta a ri- tornare sull 'argomento in essa inclu- so. Ma ci torno con una certa titu- banza. Se da un lato un vecchio elet- to Repetita iuvant mi convince del- l'utilità di portare a conforto della mia tesi nuovi dati positivi, dall'altro mi si af faccia il dubbio che qualche lettrice snobistica, avversa ai fornel- li, possa contrapporre all'antica sen- tenza di sapore scolastico .il famoso Repetita... seccant del latino macche- ronico. D'altr ìde, contro ogni possibile ca- so di contrarietà sporadica femminile sta il consenso di alcuni rappresen- tanti del sesso forte, convinti al pari di me della necessità che tutte le donne hanno d' imparare a cucinare. E il consenso di questi signori non è, mi rincresce dirlo, che l'espressio- ne di un malcontento causato dalle loro rispettive consorti, donne egre- gie, dotate di. tutte le virtù meno quella di saper far da mangiare. Un giovane batteriologo, astraen- dosi dalie tenebrose macchinazioni dei microbi, manifesta con molta fran- chezza quel malcontento che, se non erro, ha già portato o sta per portare qualche ¡yaasto al delicato ingranag- gio dell 'accordo coniugale. — Mia moglie — dice il lettore... dei mìcrobi — non ammette che un uomo di una certa intelligenza e cultura possa lasciarsi prendere dalla gola. Per lei, quando la tavola è ben mes- sa e guarnita di fiori, basta. Io, in- vece., pur essendo sensibilissimo a cer- te raffinatezze estetiche, aspiro, lo confesso, a soddisfazioni più mate- riali. E poi. non solo come uomo, ma anche come medico, non posso di-, sprezzare l'arte della cucina che ren- v de i cibi più gradevoli, più digeribili Interessante è pure la lettera di un pensionato, il signor B. C., un vedovo passato a seconde nozze con una don- na del tutto digiuna di cognizioni ga- stronomiche. Questo signore, senza essere un buongustaio, mangerebbe volentieri ogni tanto qualche pietan- zina delicata e ben fatta. Desiderio vano! La moglie gli combina un mon- te di pasticci. Ed ecco che il vedovo già consolato ritorna via via incon- solabile, al ricordo dei meriti culinari della sua prima moglie. Di quante piccole sensazioni egoi- stiche è materiato talvolta il rim- pianto! Un « Assiduo milanese », dopo avere* espresso la più entusiastica approva- ziono per le direttive della Cucina Italiana, se la prende con le donae che non riescono a mandare i mariti a tavola con la necessaria puntualità. — E' una pena — mi scrive •— tor- nare a casa e non trovare nulla di pronto, specie quando si ha poco tem- po disponibile per il desinare. Uno si trova nell'alternativa di mangiare la minestra cruda o di tirarla giù bollente, col rischio poi di arrivare al lavoro in ritardo. — Lei signora Frida — egli con- clude — dovrebbe toccare un po' an- SOCIETÀ ceramica RICRHA GION SEDE MILANO VIA BI'JU H. 1 PORCELLANE TERRAGLIE MAIOLICHE CERAMICHE ARTISTICHE MESSII: MILANO. F IRENZE. NAPOLI TORINO.GENOVA.B0L06NA ROMA.CAGLIARI SASSARI che questo tasto, nella sua rubrica... E giacché si parla di dònne in cu- cina, occupiamoci anche di questa faccenda dei ritardi che certo inte- ressa direttamente 1'« Assiduo mila- nese ». Il quale fa delle osservazioni giustissime. Non si può ammettere che una massaia sia incapace, per si- stema, di far trovar pronto il desinare ai suoi, quando essi rincasano stan- chi od £ amati, specie se l ' indugio nuoce loro per una ragione o per l'altra. Ho detto « per sistema Le ecce- zioni non meritano biasimo. Il com- pito di una massaia è tanto comples- so e così di frequente insidiato da necessità impreviste, da complicazio- ni imprevedibili che nessuno può muoi 'erle biasimo se un giorno, per caso, la ,'nestra non è ancora cotta. Deve essere anzi il primo il marito a compatirla e a confortarla se la ve- de mortificata per l ' involontaria man- canza di puntualità. Ma il sistema dei ritardi non trova scusa. L'attesa di quella benedetta mine- stra che non vuol cuòcere crea sem- pre, nelle case di chi lavora, un'atmo- sfera di nervosismo. Il marito bron- tola se pure non bestemmia in sordi- na. Uno dei figli sbocconcella il pane, un altro morsica il formaggio o cer- ca di leccare il mestolo. E la nota più acuta del sonoro di questo film poco attraente è data dalle lamentele della massaia che, per difendersi, ac- cusa gli altri di esigenza e di egoi- smo e minaccia contro di loro Dio sa quali. rappresaglie. Non sempre, si dirà, l'attesa della minestra assume proporzioni tanto ca- tastrofiche. Comunque, è sempre cau- sa di disagio e di malumore. A ta- vola, invece, si dovrebbe andare con l 'animo ben disposto. Non è a tavola che i familiari si riuniscono dopo lunghe ore eli lavoro, spesso sfibran- te? Non è tavola che, nel rifocillarsi con gli alimenti preparati da una massaia volenterósa, il padre e i figli si sentono ravvicinati l'uno agli altri dalla gioia di essere, ugualmente par- tecipi di un benessere procurato loro da una persona cara? Ciò che conta è che non sia appunto la vostra negligenza a portare nuove cause di amarezza alla vostra vita familiare, così difficile per se stessa. E poi, non è forse il vostro destino, & massaie squattrinate, quello di cor- rere, di sfibrarvi in una umile, inin- terrotta fatica, in una continua, fa- tale necessità di sacrifìcio? Con la parola « sacrificio » chiudo la parentesi della dama cuciniera, e ritorno a Rosetta, la cui immagine sta per profilarsi in una nuova luce di dolcezza agli occhi dei lettori del- la nostra Rivista e in particolare a quelli degli amici dell'A B C. FK IDA

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