LA CUCINA ITALIANA 1937

1» Dicembre 1937-XVT XA C U CINA ITALIANA 3 Le massaie sul fronte autarchico • 1 - 1 : e«« n n n fin. Mercè il fermo intendimento del Duce, e l'adesione di tutti gli italiani, l 'autarchia nazionale, un tempo nobi- le sogno di pochi spiriti precorritori, è oggi una potente affermazione, che si realizza su basi incrollabili e sicu- re. L'Italia, duramente ammaestrata dalle sanzioni, è decisa a creare un sistema di produzione che, mettendo in opera tutti i ritrovati della scienza moderna potrà rendere possibile la sua indipendenza economica. Tutti gli organi responsabili lavorano attiva- mente portando il loro contributo in ogni settore della produzione: mini- stri e sottosegretari hanno parlato, po- chi giorni fa, illustrando i progetti compiuti e le mète da raggiungere in ogni branco economico, e sono di ieri le grandi adunate di Roma, du- rante le quali i datori di lavore e i lavoratori, dell'industria, del commer- cio e dell'agricoltura hanno affermato la loro completa partecipazione alla grande battaglia che avrà per trincee i campi, gli stabilimenti e i laboratori! * « « Il contributo della massaia italiana all 'assolvimento di questo supremo compito è chiaramente definito: ban- dire completamente dalle nostre men- sa il prodotto estero. L'appell^ è rivolto, in special modo, a coloro ohe ancora credono un carattere di distinzione accordare la preferenza alla specialità straniere. QÌiesta dete- stabile marna che un tempo poteva apparire soltanto uno snobismo di cattivo gusto, oggi assume senza me- no, l 'aspetto di un larvato boicottag- gio al lopera di instaurazione della autarchia. Perchè non dimentichiamolo, il po- polo italiano è il più sobrio del mon- do, è il popolo che consuma meno carne, meno zucchero, meno caffè, meno alcoolici di ogni altro d'Euro- pa. Questa sobrietà esemplare ci è consentita dal nostro clima benigno, dal nòstro sole: milioni di italiani vivon 0 magnificamente del classico piatto di maccheroni, del pezzetto di carne e del bicchiere di vino. Di specialità e di abitudini esoti- che la nostra gente non ne h a bi- sogno: poiché non è continuamente affamata non sente la necessità di cinque pasti giornalieri a base di roastbeef; non ha gusti complicati e non ha quindi alcuna simpatia per la béchamelle e la charlotte; ha fuo- co abbastanza perchè le siano super- flue le mostarde e la pàprica; non è tanto amante dei grassi da essere attirata dalla pàté de foie gras, ed •in quanto a bevande preferirà sem- pre il generoso vino nostrano allo scotch wìshi al gin, alVabsinthe. Il the delle flve o'clock è usanza che ci fa sorridere ed alla quale prefe- riamo sempre il modesto espresso o il cappuccino consumato rapidamente. Abbiamo, per contro tante e tali deliziosa specialità nostre, che la massaia italiana avrebbe se non da scegliere per aumentare la ricchezza e la varietà dalla mensa. Anzitutto occorrerebbe promuovere un aumen- to nel consumo delle vivande za.cca- rose: nonostante che in Italia si producano circa 3 milioni e mezzo di quintali di zucchero all'anno, il nostro popolo è uno di quelli che fa minor uso di tale prodotto. Abbia- mo la conserva di pomodoro insepa- rabile dagli spaghetti, i sottaceti di Milano, le olive fracite di Catania, i carciofini all'olio di Roma gli ortag- gi in conserva di Napoli e le mar- mellate svariatissime prodotte da o- gni regione d'Italia. Per poco che si studiasse, metten- do in quest'ordine le materie basi- lari nostre, per la nostra cucina: pa- sta, legumi, frutta, poca carne, una adeguata quantità di vino e un pò di caffè, non esisterebbe in Europa alcuna mensa varia quanto l'italiana. La nostra tradizionale sobrietà, la feracità della nostra terra, la ge- nerosità del nostro sole, possono e debbono concedere alla Nazione, nel più breve tempo possibile, la totale indipendenza alimentare. In quesito campo avrà modo di palesarsi la fervente adesione delle nostre mas- saie a quella ohe può chiamarsi la quinta guerra dell'indipendenza, guer- ra incruenta, ma forse non meno aspra e gloriosa. GIULIANI