LA CUCINA ITALIANA 1937

1« Dicembre 1937-XVT LA CUCINA ITALIANA 15 Contiorn anediottic espunit gastronomici . i ni Lo strano precettore dì igiene alimentare di Ninon Nir.on de Lancio* fu celebrata per il suo spirito e per la sua bellezza. Ma se si ammetteva che avesse po- tuto formare l 'uno sulla coltura de- gli uomini dotti e brillanti con i quali fu in grande dimestichezza; non si era disposti a riconoscere che po- tesse conservar l'altra, fresca e nalterata fino ad una età così tar- da, senza il concorso di misteriose forze. E le amiche e le nemiche sus- surravano di un certo P a t t ° stretto col diavolo... Si credeva certo, ancora, al tetmpo di Ninon, ai patti di sangue, alle ne- gromanzie, alle fontane di giovinez- za, ai filtri. E Francesco Borri, pre- correndo Cagliostro e Mesmev,, dava una, base scientifica al suo elisir di lung'a vita servendosi di un infuso di china che ha, come si sa, qualità tossiche e depurative. Se Ninon conoscesse il «Di scorso della vita sobr i a» del patrizio ve- neto Luigi Cornaro, rapidamente dif- fuso in tutta l 'Europa in diligenti traduzioni, non sappiamo. Certo è che la famosa cortigiana trovò il meraviglioso filtro della eterna gio- vinezza e della bellezza vittoriosa sul tempo in un modo di vita regolata e sobria. E chi la fece perseguire in esso non fu un medico, ne un igie- nista, ma un cane. Si: un cane! Ninon possedeva un piccolo, vivacissimo cane, di pelo ful- vo, che aveva il nome di Raton. In- separabile, durante il pasto della pa drona esso trovava poSt 0 accanto a lei sopra una seggiola. Raton era come assorto in se, finché venivano serviti la minestra, il lesso e l'arro- sto; ma incominciava a guaire, a dimenarsi e a ringhiare appena Ni- non mostrava di voler gustare intin- goli o salse piccanti. E se poi il cameriere avanzava il caffè o i li- quori Raton sembreva in preda ad epilettico furore. Per acquetarlo era necessario che Ninon rimandasse in- dietro questi servizi, tanto in odir a Raton, e si accontentasse di chiu- dere il pranzo con un bicchiere di acqua. Che d'altronde nella vita sobria e nella sana cucina risegga uno dei segreti della lunga vita è utnana. ac- quisizione dì vecchia data. Ammoni- va la famosa Scuola Salernitana: I pkyer à six, d'iner à six, ' souper à iix, cotiche à dix font jl vi'vre l 'homme dix fois ' dix! Napoleone a tavola Sobrio, m a disordinato nel mangia- re, fu Napoleone. Scrivo il Masse« nel suo interessante libro sulla vita privata dell 'Imperatore: « Il menu era limitato e non per- metteva... voli pindarici a Ducan, cuoco di Corte. Nel 1810 il pranzo era così composto: Una minestra, tre piatti, due contorni, due dessert, caf- fè e una bottiglia di chamibertin. Più tardi la lista fu ridotta a due antipa- sti, a due minestre, un arrosto, f or- maggio, frutta, dolce e caffè. Ex magra coena stomacho fit maxima poema; _ ut sin nox laevis sii tibi coema brevìs. E apprezzabili precetti dietetici e di lavoro e di vita troviamo in un antico proverbio francese; QUEOLL CEH LE SIGENOR DEBBOON SAEPER La posateria più bella del mondo, la più fine, la più moderna, la più pratica, quella che dà subito il tòno alla tavola, e caratterizza là padro- na di casa come signora elegante, accurata, di buon gusto, è soltanto la posateria Originale Wel lner: e so- prattutto la Argentata E. S., che co- stituisce l'ultimo ritrovato della tec- nica moderna. La posateria Argentata E. 8. è di aspetto uguale all'argento, ma non ne è un' imitazione: è formata di una ossatura di alpacca Originale Elefan- te. ricoperta da Un alto strato ester- nò dì ptiro argento al 1000 per mille, applicato con uno speciale procedi- mento elettrogalvanico; è più resi- stente delle normali posate di argen- to à 800 per mille, perchè l'interno di alpàfcfca dà alle posate la durata eterna; non perde mai la argenta- tura, chtvnelle pàrti soggette a mag- giore attrito è di spessore triplicato: non è porosa, e quindi è perfettamen- te igienica, lavabile con acqua e sa- pone. Chi dunque desidera posate robu- ste, che non si corrodano, non si de- formino; chi vuole posate pratiche, di facile pulizia; chi ha a cuore l'igie- ne, e teme, a ragione, le facili incro- stazioni delle posate porose, mentre l 'argento ha notoriamente un altissi- mo potere battericida; chi ha a noia quell'insopportabile sapore di metal- lo che la massima parte delle leghe dà alle posate ordinarie: chi ama le cose belle, eleganti, convenienti, scel- ga le posate Wellner, e soprattutto quelle argentate E. S. nel più ricco assortimento di tipi classici o mo- derni, riprodotti da esemplari celebri o creati da artisti di grido La posateria Originale Wellner è fabbricata dalla S. À. Valsodo di Fi- renze, ed è ih vendita nei migliori negozi d'Italia. Per quanto si servisse di tutto Na- poleone non mangiava però' tutto. Disordinato passava dal contorno al- l'antica,Sito per giungere all'arrosto:; non seguiva l o. regole dell'etichetta:, mangiava affrettatamente, ingoiava degli enormi bocconi e non esitava a fare a meno delle posate. Il piat- to preferito oltre ai maccheroni ita- liani coh parmigiano al fritto e al dolce, era il pollo che gustava in tutti i modi; all'italiana, alla Tar- tara, alla Provenzale, in fricassè, sal- tato in padella, allo spiedo. Era ghiot- to di timballi di pasta alia milane- se e di budini. Odiava le carni san- guinanti e andava sempre alla ri- cerca della parte più -cotta. Quando un piatto era di suo gusto mangiava più del consueto ; m a se la digestio- ne era poi laboriosa rimproverava il maggiordomo: « v o i mi fate mangia- re troppo. Ed io non voglio perchè mi f a male. Esigo che non mi siano serviti più di due piatt i». Un pranzo di magro nel 1242 Fra Sallmbene, avendo partecipato nel 1248 ad uh pranz 0 di magro o f - ferto da. Luigi IX, il Santo ad un ristretto gruppo di ospiti — i suoi tre fratelli, il Cardinale legato del Papa e l 'Arc ivescovo di Ronen — ci ha lasciato un resoconto che merita di essere conosciuto dai fedeli della « Cucina Italiana » perchè si son ri- cordati alcuni piatti che, dopo sette- cento anni, varrebbe la pena di ri- mettere in voga. «Ci furono prima servite delle ciliege e del pane bian- chissimo insieme con dell'eccellente vino. Scond 0 il costume francese si spronavano a bere in particolar mo- do gli astemi. Furono poi servite delle fave f re- sche cotte nel latte; pesce e gambe- ri; un pasticcio di anguilla; riso al latte spolverato di Cannella, anguil- le arrosto e frutta ». Non si può dire che il pranzo di magro fosse proprio magro. Ma gli stomachi erano validi e gioconde le mense. Pensate che dama e cavalie- re mangiavano nello stesso piatto e bevevano nello stesso bicchiere. « Boi- re dans le même hanap, manger dans a mense écuelle rien n'était plus pittoresque, on faisait assant de po- litesse, c'était à qui . laisserait les meilleny morceaux à son » parson- ni er »: scrive L. Gautier nel suo li- bro della « Cavalleria ». Con la paro- la « entremets » oggi indichiamo dei piatti piccanti 0 zuccherati. Ma l'ori- ginario significato è ben diverso,chè con questa parola s' indicavano i di- ventimenti offerti ai convitati fra un servizio e l'altro: entre clenx mets. Di qui i giuochi dei menestrelli. RAFFAELQ BÏORDI

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